Datome, la blockchain privata che aiuta le aziende con i processi critici
Parla con affaritaliani.it Gian Luca Petrelli, ceo di Mangrovia, software house lanciata da Angelomario Moratti tramite il suo veicolo Seven
Datome, la blockchain per gestire i processi critici
Le criptovalute stanno alla blockchain come la proverbiale “punta” sta all’iceberg: si tratta di una parte, per di più piccola, che impiega una tecnologia che in termine tecnico si potrebbe definire “multipurpose”, cioè con molteplici ambiti di applicazione. Il binomio blockchain-criptovalute è balzato agli onori della cronaca a partire dal 2017-2018, quando il valore del Bitcoin iniziò a correre rapidamente, ma, come detto, la “catena di blocchi” è molto più di una mera tecnologia per monete virtuali.
Forte di questa convinzione, Angelomario Moratti, tramite il suo veicolo Seven, decise nel 2018 di finanziare la nascita di Mangrovia Blockchain Solutions, software house che ha raggruppato alcune iniziative allora in corso tra Torino, Milano e Roma. “Mangrovia, sin dalla sua nascita, è stata un laboratorio di ricerca che ha sperimentato praticamente tutte le possibili applicazioni delle tecnologie blockchain”, racconta ad Affaritaliani.it Gian Luca Petrelli, Group Ceo di Mangrovia Blockchain Solutions. “Questo ci ha permesso di accumulare competenze preziose e di confezionare per i nostri clienti soluzioni molto sofisticate. Il livello raggiunto è stato riconosciuto dalla prestigiosa società di consulenza Gartner che ha posizionato Mangrovia tra gli otto player migliori al mondo”.
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“Con il mio arrivo un anno fa”, prosegue Petrelli, “si è deciso di affiancare ai tradizionali sviluppi ad-hoc, tipici di una software house, anche un prodotto standardizzato da fornire in modalità Platform As A Service (ovvero on demand, ndr). È così che è recentemente nato Datome (crasi tra Data e Genome). Si tratta di un servizio B2B che permette alle aziende clienti di avere una propria blockchain privata da usare per gestire i processi critici o tracciare la propria filiera tramite un database attendibile consultabile dagli stakeholder esterni”.
Un esempio di utilizzo sono quei processi per cui un’autorità esterna potrebbe un giorno bussare alla porta per chiedere se siano stati correttamente eseguiti. In tali casi, l’azienda potrebbe trovarsi in difficoltà a dimostrare di aver fatto tutto correttamente. Con Datome può invece produrre delle certificazioni notarizzate dalla tecnologia blockchain.
Un altro ambito di applicazione riguarda il cosiddetto Digital Product Passport (o DPP). Si tratta di una normativa in fase di approvazione a livello europeo che imporrà a molti prodotti finiti di avere un QR Code che porti a una pagina web con il tracciamento della filiera e le informazioni circa l’impatto ambientale. Sebbene sia una normativa non ancora divenuta obbligatoria, molte aziende stanno iniziando ad organizzarsi in tal senso. Datome, in tale contesto, è una soluzione che permette di ottenere un DPP in maniera agevole e flessibile.
“I primi settori che saranno obbligati ad avere un DPP - aggiunge il ceo di Mangrovia - sono il tessile, le batterie e l’edilizia. Sul tessile in particolare vediamo grande fermento. In alcuni casi da sola o, in altri casi, in partnership con produttori di hardware, Mangrovia sta introducendo Datome presso alcuni dei principali brand della moda di lusso”.
Non basta: Datome è infatti un database intelligente che stabilisce se gli altri applicativi aziendali abbiano il permesso o meno di apportare modifiche ai dati in base alle regole impostate. Questo risulta utile in ambienti informativi complessi dove la cosiddetta business logic è scritta in luoghi diversi. Si tratta dunque di un database intelligente che ha un’ulteriore peculiarità: trattandosi di uno strumento low-code, è semplice da impostare e utilizzare. “Io stesso - confessa Petrelli - pur senza essere un informatico, riesco a usarlo in maniera intuitiva! È anche per questa ragione che abbiamo scelto di offrirlo senza limiti relativamente al numero di utenti e di processi che si possono gestire. L’intento è che più persone all’interno dell’azienda lo possano utilizzare”.
“La licenza più piccola ha un costo di 20.000 euro annui con utenti illimitati. È un prezzo decisamente più basso di quello di molti altri servizi enterprise – aggiunge Petrelli – ma certo si tratta di un investimento che può essere oneroso per le imprese di dimensioni più contenute. In ogni caso, chiunque può andare sul sito e provare gratuitamente per 30 giorni il servizio”.
Al momento si stanno rivolgendo a Datome diverse aziende della filiera della moda di lusso, ma sono in corso interlocuzioni con imprese che lavorano nei settori automotive, oil&gas, alimentare e farmaceutico. Da business plan era stato pensato di raggiungere i 65 clienti con una licenza base entro la fine dell’anno, ma il ticket medio è decisamente più alto di quanto inizialmente preventivato. Al momento nel Gruppo Mangrovia lavorano circa 30 persone, di cui la metà sono sviluppatori. Un team di dimensioni adeguate alle attuali esigenze ma che è pronto a espandersi se il volume degli ordini dovesse continuare a crescere.
“Quello che mi piace – conclude Petrelli – è la libertà che offriamo alle aziende: diamo loro il prodotto e le aiutiamo a configurarlo ma poi le mettiamo nelle condizioni di diventare indipendenti qualora volessero rendere più sofisticata la loro gestione dei processi. In questa stessa ottica stiamo preparando un servizio ulteriore che permetterà alle aziende di crearsi i propri token. Ma questo è argomento per una successiva intervista!”.