Dazi al 25% anche per l'Australia. La furia di Albanese con Trump: "Atto non amichevole"
Il primo ministro australiano parla di "autolesionismo" da parte degli Stati Uniti
Furia dell'Australia per i dazi al 25% imposti dagli Stati Uniti di Trump
Donald Trump continua la sua guerra commerciale, tra annunci e passi indietro improvvisi. Il presidente degli Stati Uniti aveva deciso di raddoppiare i dazi sull'alluminio e l'acciaio canadesi in risposta alla decisione del governatore dell'Ontario che minacciava di togliere l'energia elettrica al Minnesota e ad altri stati americani. Ma dopo i colloqui che si sono tenuti a Washington con funzionari di Ottawa c'è stato il dietrofront. Lo ha reso noto il consigliere della Casa Bianca, Peter Navarro. Ciò significa che le importazioni di entrambi i metalli dal Canada, come quelle da altri partner commerciali, saranno soggette a una tassa doganale del 25 percento a partire da mezzanotte, come previsto in un primo tempo e non più del 50% come minacciato da Trump.
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Ma tra gli alleati colpiti dai dazi imposti da Trump c'è anche l'Australia. "Questo non è un atto amichevole": così il primo ministro australiano Anthony Albanese ha definito i dazi di Washington su acciaio e alluminio al 25%. Sono misure "del tutto ingiustificate", ha aggiunto Albanese, che non è riuscito a ottenere un'esenzione dell'ultimo minuto. Albanese era convinto, dopo una telefonata avuta con Donald Trump a febbraio, che l'Australia sarebbe rimasta immune dai dazi. "È chiaro - ha detto oggi, deluso - che non si tratta di un passo positivo nella nostra relazioni. I dazi e le crescenti tensioni commerciali sono una forma di autolesionismo economico e causano una crescita più lenta e un'inflazione più alta".
Ma Trump continua anche con le sue battaglie interne negli Stati Uniti per ridurre i costi della macchina dello Stato e l'ultima mazzata arriva al ministero dell'Istruzione, il Dipartimento incaricato ha annunciato di aver deciso di mettere metà del suo personale in congedo amministrativo, misura che entrerà in vigore il 21 marzo. Il ministro dell'Istruzione Linda McMahon ha affermato in una nota che i congedi programmati riflettono l'impegno del suo Governo verso l'efficienza e la responsabilità e per garantire che le risorse siano destinate "a coloro che contano di più: studenti, genitori e insegnanti".