Dazn al lavoro su sistema tracciamento per la pubblicità con l'aiuto di Google

Parla Andrea Cerasoli, VP Media Southern Europe Dazn Group

di Marco Scotti
Lapresse
Economia
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Acque agitate attorno al calcio in Italia. Dopo più di un mese dall’inizio del campionato si continua a guardare con sospetto Dazn, il player che ha rilevato per i prossimi tre anni l’intero pacchetto delle partite. E lo si fa per diversi motivi: prima di tutto perché la piattaforma ha avuto qualche problema di troppo nelle scorse settimane (ma è in realtà un problema che ha riguardato anche Amazon con la Champions League). Il che significa, tra l’altro, che è forse l’intera infrastruttura di rete che non sta andando benissimo e che le colpe degli Ott sono residuali.

Il secondo ordine di problemi sorge dalla rilevazione dell’audience, che non è un numero fornito a meri fini statistici, ma un indicatore prezioso quando si deve andare a discutere di pubblicità. Un articolo del Fatto Quotidiano ha sancito che la differenza tra il modello di rilevazione tradizionale, cioè Auditel, e quello di Dazn porta a numeri “gonfiati” per circa 8 milioni di spettatori complessivi nelle prime sette giornate del campionato.

"Non abbiamo nulla da nascondere – spiega ad Affaritaliani.it Andrea Cerasoli, VP Media Southern Europe Dazn Group – ma forse non siamo ancora riusciti a farci capire. Il nostro è un metodo trasparente, tant’è che stiamo lavorando alla realizzazione di un Advserver, insieme a Google, per consentire alle terze parti di inserire link di tracciamento, in modo da consentire agli inserzionisti di sapere chi sta guardando e che cosa. Il nostro auspicio è sempre stato quello di trovare una strada comune con Auditel e la Lega".

È notizia di poco fa che la prossima settimana si terrà un tavolo tra gli esponenti della Serie A e Dazn per discutere della rilevazione dell’audience. Per capire dove sta la discrasia tra i dati delle tv tradizionali e degli Ott bisogna sapere che il modello di raccolta delle informazioni è differente. Dazn si serve prima di tutto di Conviva, che è un tool che utilizzano quasi tutti gli Ott nel mondo e che consente di conteggiare in tempo reale lo streaming.

"Questi dati – chiosa Cerasoli – vengono poi portati in un database gestito da Nielsen che li cataloga, li mette in ordine e li arricchisce con il dato di “coviewing” e il profilo socio-demografico fornito da Auditel: in questo modo si può sapere con precisione quante persone e che tipo di famiglia sta assistendo alla partita". 

Il dato di Dazn è di tipo censuario, mentre quello di Auditel fa fede su un campione statistico di 15mila famiglie che sono rappresentative del tessuto sociale italiano. Di più: secondo Dazn lo strumento di rilevazione tradizionale è antiquato anche perché non tiene conto delle seconde case, che sono però il 17% del complessivo delle case in Italia. Comunque, conclude Cerasoli, l’intenzione è "quella di trovare una metrica comune di rilevazione. Fin da quando siamo arrivati in Italia abbiamo chiesto ad Auditel di certificare la parte più semplice, cioè quella che passava dai canali del bouquet Sky. Ora vogliamo fare un passo in più".

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Chi sta subendo, di riflesso, il rapporto ancora un po’ travagliato tra Dazn e il sistema dei media è anche Tim. Che ha investito 800 milioni nei prossimi tre anni e che osserva da lontano l’evolversi della situazione. Questa mattina il quotidiano francese Le Figaro scriveva delle difficoltà di Dazn e del tentativo di Tim di “ovviare” a questi problemi ampliando il bouquet dell’offerta di canali in streaming sulla piattaforma Tim Vision allo stesso prezzo del solo calcio.

Fonti accreditate riferiscono ad Affari che, per il momento, la strategia sta funzionando: intanto, perché fino a pochi mesi fa oltre confine Tim Vision era totalmente sconosciuta mentre oggi occupa le pagine dei giornali. E poi perché l’obiettivo di Tim non è certo quello di diventare un broadcaster del calcio, ma di digitalizzare le case degli italiani, tornando al core business dell’Ultra broadband. 

Anche perché, come viene riferito, la fibra è un utility come l’acqua e la gente sta iniziando a capirlo un po’ di più anche grazie alla trasmissione del calcio. Quello che si dà ormai per scontato è che il satellite verrà definitivamente soppiantato dalla tv, tanto che perfino la Rai, con Raiplay, ha capito l’importanza dell’Ott. 

Infine, rimanendo sempre in orbita Tim, Affaritaliani.it può anticipare che il prossimo piano industriale, che sarà presentato tra febbraio e marzo, vedrà notizie positive per quanto riguarda la riduzione del debito, vero e proprio mantra per Luigi Gubitosi da quando è arrivato al timone dell’ex-Sip.