Dea Scuola verso Mondadori, con Porro al via la mission ricavi per Segrate
Scacco a Zanichelli. Il nuovo Ceo apre la gestione con l'operazione DeA Scuola che mira a riportare i ricavi (744 mln nel 2020) ai livelli del 2017 (1,268 mld)
IPA
Ora che è arrivata la conferma ufficiale da parte dei diretti interessati si può effettivamente dire che Mondadori è pronta a rilevare le attività di De Agostini Scuola, quarto player in Italia nell’editoria scolastica con una quota di mercato intorno al 10,7% e un fatturato che si attesta a 75,7 milioni. Come riporta Il Sole 24 Ore, dei 450 milioni ottenuti come linee di credito dalle banche dal gruppo guidato da Marina Berlusconi e dall’amministratore delegato Antonio Porro, oltre la metà doveva essere destinata alla crescita per linee esterne.
Erano due anni, poi, che a Segrate si diceva che le acquisizioni avrebbero interessato soprattutto due settori: l’editoria scolastica e il digitale. Ed ecco che ora arriva la conferma. Rilevando Dea Scuola, Mondadori diventerebbe di gran lunga il primo player nel settore. Al 10,7% dell’azienda novarese si aggiungerebbe il 22,1% del gruppo (con un fatturato di 164,8 milioni, figlio di Rizzoli Education e Mondadori Education che si sommerebbero agli oltre 75 di Dea Scuola).
Il risultato, dunque, sarebbe di distanziare di oltre 10 punti percentuali il principale competitor, cioè Zanichelli. Una mossa che avrebbe come unico ostacolo l’Agcm, l’Authority che si era già espressa chiedendo rapporti più limpidi tra le case editrici e distributori nel settore scolastico.
Mondadori, d’altronde, sta continuando nella meticolosa riorganizzazione del gruppo. Impresa non sempre facile. Perché se il libro non ha subito particolari rallentamenti, e anzi è cresciuto grazie anche al lockdown, il settore periodici ha vissuto e continua a vivere momenti complicati. Il raffronto tra il periodo gennaio-aprile 2020 e 2021 è impietoso: il crollo complessivo (fonte Nielsen) degli investimenti pubblicitari è del 19,1%.
La cessione di alcuni prodotti editoriali, soprattutto alle società che fanno capo a Maurizio Belpietro, ha permesso di eliminare quei “rami” che non portavano più i frutti di un tempo. La società ha più volte dichiarato di volersi concentrare sui segmenti “core”, in particolare i libri dove Mondadori detiene una quota di mercato superiore al 24,8%.
Ma c’è da migliorare ancora per quanto concerne i bilanci. L’esercizio 2019 aveva riportato agli azionisti una cedola che mancava da otto anni e che aveva fatto ben sperare per il futuro. Poi il Covid-19 ha ovviamente cambiato i piani.
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Naturale però pensare di ampliare il perimetro di azione perché i ricavi sono passati dai 1,268 miliardi del 2017 (977 nel 2018) ai 744 del 2020. Positivo, però, il taglio dell’indebitamento che lo scorso anno è passato a 14,8 milioni contro gli oltre 55 dell’esercizio precedente.
Per capire meglio se l’M&A avrà nuovi capitoli bisognerà attendere la conclusione della vicenda con Dea Scuola e soprattutto l’ammontare complessivo dell’accordo. Il “tesoretto” da oltre 200 milioni destinato alle acquisizioni è pronto per essere impiegato. Ma, in tempo di vacche magre, bisogna trovare l’obiettivo giusto. Intanto, dopo la conferma da parte del gruppo di Segrate delle trattative per acquistare DeA Scuola, il titolo Mondadori ha fatto un balzo del 5,1% a 1,69 euro.