Decreto delocalizzazione: multe, blacklist e obblighi informativi. La bozza

Il pacchetto di misure su cui stanno lavorando il viceministro dello Sviluppo economico Alessandra Todde e il ministro del Lavoro Andrea Orlando

Economia
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Arriva la stretta del governo Draghi contro i furbetti delle delocalizzazioni: il ministro del Lavoro Andrea Orlando e la viceministra dello Sviluppo economico Alessandra Todde sono al lavoro su un decreto che prevede un nuovo percorso obbligato per le imprese che decidono di chiudere o delocalizzare e, in caso di mancato rispetto, multe (2% del fatturato dell'ultimo esercizio) e inserimento in una blacklist (che vieta per 3 anni l'accesso a finanziamenti o incentivi pubblici). La bozza, composta di cinque articoli di cui Affaritaliani.it ha preso visione, stabilisce obblighi di informazione preventiva e impegna l'impresa a presentare un piano di mitigazione delle ricadute occupazionali ed economiche connesse alla chiusura.


Il viceministro dello Sviluppo economico Alessandra Todde

Secondo il decreto, per “scoraggiare comportamenti speculativi” di chi usufruisce di agevolazioni e contributi pubblici e, una volta terminati, decide di spostare la propria attività anche se non in crisi, arrivano salate sanzioni. Chi ha ricevuto contributi pubblici nazionali nei 3/5 anni precedenti e infrange i punti del nuovo decreto, riceverà una sanzione pari al 2% del fatturato dell'ultimo anno di attività.

L’importo della multa sarà destinato a un Fondo dedicato alla reindustrializzazione, per supportare iniziative trasformazionali del business e politiche di sviluppo, oltre alla formazione per la ricollocazione del personale.

Inoltre, l'azienda che chiude in assenza delle condizioni previste dal decreto, poi, viene inserita in una “black list” nella quale, insieme ai soggetti che fanno parte dello stesso gruppo industriale o legati da un rapporto di direzione e coordinamento e/o controllo, per 3 anni non potrà accedere a finanziamenti o strumenti di incentivi pubblici nazionali o attingere agli ammortizzatori sociali.



Il ministro del Lavoro Andrea Orlando

Ma non è tutto. Il decreto farà scendere in campo anche il "diritto di allerta", ossia il diritto dei lavoratori di conoscere per tempo le decisioni di chiusura aziendale, e il diritto delle istituzioni competenti di intervenire per supportare e mitigare le conseguenze. Il provvedimento, dunque, introduce un percorso obbligato per le aziende che decidono di chiudere il proprio sito: in particolare, l'impresa è tenuta a comunicare con almeno 6 mesi di preavviso il progetto di chiusura alle istituzioni, indicando le ragioni, le persone interessate e i tempi previsti. Comunicazione, questa, che va fatta prima dell'eventuale avvio della procedura di licenziamento collettivo.

Il provvedimento introdurrà un nuovo percorso obbligato per chi decide di chiudere, con impegni precisi anche sul fronte della salvaguardia occupazionale e della reindustrializzazione. "Chi non è in crisi e vuole tagliare, può farlo. Ma dovrà seguire un percorso ordinato, che coinvolga le parti sociali e favorisca l'arrivo di nuovi imprenditori", sintetizza la viceministra Todde, che chiarisce: "Il nostro obiettivo non è colpire le ristrutturazioni tout court. Non vogliamo colpevolizzare chi fa “turn around” perché deve passare a modelli produttivi diversi, non abbiamo di certo in testa imprese che vivano di sussidi. L’obbiettivo è essere competitivi, ma atteggiamenti puramente speculativi non sono più accettabili".

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Ad essere coinvolte saranno le aziende con un numero di addetti "superiore o uguale”, si legge nella bozza, “a cinquanta/centocinquanta”, ma il numero definitivo potrebbe essere intorno a 100. Infine, come si legge nella bozza del Decreto, entro un mese dalla comunicazione, l'azienda deve procedere alla nomina di un “advisor” che sarà il mediatore con gli interlocutori istituzionali e che, entro 3 mesi dalla comunicazione formale di chiusura volontaria, procederà alla stesura del Piano per mitigare le ricadute occupazionali ed economiche, con azioni per la salvaguardia dei livelli occupazionali e un percorso di reindustrializzazione per individuare per almeno 3 mesi un potenziale acquirente.

Il Governo punta a portare in discussione il decreto al primo Consiglio dei ministri tra fine agosto e inizio settembre, in modo da agire in fretta e poterlo applicare anche ai casi emblematici più recenti, come Gkn e Gianetti Ruote.