Dl Superbonus, ok del Senato. Abi, Patuelli: "Banche? Impatto incalcolabile"
"Siamo rimasti sorpresi rispetto a una norma imprevista e imprevedibile che ha anche un effetto retroattivo", ha dichiarato il presidente dell'Abi
Superbonus, ok del senato: palla alla Camera. Abi, Patuelli: "Sorpresi da una norma imprevedibile"
"Spalma-detrazioni" per le spese del superbonus sostenute nel 2024 da ripartire in dieci anni. Stop, dal 2025, alla facoltà per le banche di compensare con i debiti previdenziali le rate legate ai crediti di imposta. Taglio del bonus ristrutturazioni e nuovi fondi perduti per 135 milioni per terremotati e terzo settore. Controlli dei Comuni estesi a tutte le agevolazioni. Ruota su questi punti l'emendamento del governo al decreto superbonus, per il quale il governo ha chiesto e ottenuto il voto di fiducia, passando ora alla Camera.
Un provvedimento, questo, che non ha trovato il favore dell'Abi e del suo presidente Antonio Patuelli, il quale, durante un incontro a Torino per la premiazione di eccellenza nel settore bancario, ha dichiarato: "Le banche sono state il primo acquirente di questi crediti e quindi siamo rimasti sorpresi rispetto a una norma imprevista e imprevedibile che ha anche un effetto retroattivo perché dice che quelli già comprati dal primo gennaio non possono detrarli dalle spese previdenziali e assicurative".
L'impatto sulle banche? "Il calcolo non è fattibile perché non è una norma piana ma piena di combinati disposti che abbiamo cercato come Abi con le banche di analizzare, abbiamo fatto delle valutazioni ma i combinato disposti sono sabbie mobili", ha osservato Patuelli.
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"La fiducia sul decreto Superbonus - ha detto il presidente dell'Abi - è stata votata, il provvedimento per le istituzioni non è un problema. Il problema che abbiamo noi è che siamo soggetti a regole internazionali, europee e nazionali e siamo vigilati da autorità europee e nazionali. Non siamo operatori commerciali che possono fare quello che vogliono. Quando fu approvato il Superbonus, circa 4 anni fa, dall'inizio ci fu pressione, a volte anche pesante, sul mondo bancario perché comprassimo sempre di più questi crediti. Il problema delle banche è che dal primo gennaio non potranno compensare i crediti fiscali che hanno acquistato a fronte di una voce certa, quella delle spese previdenziali per i dipendenti, mentre gli utili dipendono da vari fattori e il culmine dei tassi è già stato superato, da novembre sono in calo ed è ormai scontato che a giugno la Bce comincerà ridurli".