Economia mondiale tra guerre, inflazione e Cina: un anno sulle montagne russe
Secondo il FMI l’economia del pianeta è ormai “incline agli shock”, tra pandemia, inflazione e aumento dei tassi di interesse
Economia mondiale ormai "incline agli shock" secondo il FMI
“Incline agli shock” così, senza mezzi termini, il Fondo monetario internazionale (FMI) ha definito l’economia globale. Effettivamente da qualche anno ne stiamo vedendo di tutti i colori: dalla pandemia che ha messo il mondo in ginocchio, agli stop delle catene di distribuzione che hanno innescato la spirale inflazionistica combattuta a suon di aumenti dei tassi, alla guerra in Ucraina, a quella in Israele e per finire con la new entry del Mar Rosso. Mar Rosso che vede schierati Usa e Gb contro i terroristi yemeniti Houthi. Insomma un’economia fluida che naviga in un mare tempestoso.
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Le previsioni per l’anno 2024 sono complessivamente di crescita ma a macchia di leopardo, con gli Stati Uniti e la Cina a fare da locomotive e l’Europa a fare da ultimo vagone, in estrema debolezza. Certo che sui tassi Fed e Bce non hanno ancora detto del tutto la parola stop ma , tutti gli analisti, sono concordi nel ritenere che ulteriori aumenti non potrebbero essere più sopportati soprattutto dalle economie di paesi altamente indebitati. Un’altra spada di Damocle è rappresentata dalla bolla del mercato immobiliare cinese pronta ad esplodere con grande fragore.
Economia mondiale, le guerre rischio umanitario ed economico
Certo è che le guerre sono un altro rischio non solo umanitario, ma economico per il pianeta. Guerra significa anche aumenti delle materie prime e interruzioni dei flussi commerciali. Secondo il Fondo monetario internazionale, un aumento del 10% del prezzo del petrolio greggio riduce il prodotto interno lordo mondiale di circa lo 0,2% e aumenta l’inflazione tra i due e i quattro decimi. Per adesso è solo una preoccupazione che rimane appesa sopra le teste. Nel nuovo attuale scenario vale la pena ricordare che il 12% del commercio mondiale passa attraverso il Mar Rosso. Gli attacchi dei terroristi, se non fermati, potrebbero costringere le compagnie di navigazione a prendere la rotta verso il Capo di Buona Speranza con aumento di giorni di navigazione considerevole (oltre 10). Maggiori costi che si ribalterebbero sulle merci e sul consumatore finale. Riguardo all’inflazione molti osservatori sono concordi nel ritenere che continuerà a scendere verso l’obiettivo finale del 2%.
I prezzi dell’energia stanno scendendo come pure quelli dei prodotti alimentari. Anche se entrambi non sono immuni da attività speculative che nulla hanno a che fare con gli eventi. In questo mare agitato la Cina rappresenta sempre un potenziale tsunami. Il gigante asiatico è sempre il motore della crescita mondiale ma è innegabile che stia rallentando. Inoltre sono molte le preoccupazioni che derivano dal suo settore immobiliare , con in testa i due big Evergrande o Country Garden. Senza dimenticare il primo crollo di una banca cinese, inimmaginabile solo un paio di anni fa, quello della banca Zhongzhi con un buco di 33 miliardi di euro. Certo è che il tasso di crescita dell’economia cinese è al 5% e non più a due cifre e questo potrebbe rappresentare un altro rischio per gli anni a venire. E poi, per non far mancare nulla , il 2024 avrà un numero di elezioni record. Un altro elemento di possibili rischi.