Esclusivo/ Passera ad Affari: "Il governo sbaglia sul tetto al contante"
Il banchiere in una lunga intervista racconta la sua esperienza a 360°: "Rimango al timone di Illimity almeno fino al 2025. E non ci saranno tsunami di Npl"
Passera ad Affari: "Non mi aspetto tsunami per gli Npl"
“Questa recessione si può ancora evitare se si agirà con determinazione, restando uniti a livello europeo”. Corrado Passera, amministratore delegato di illimity e in passato Ceo di Intesa Sanpaolo e di Poste oltre che ministro dello Sviluppo Economico e delle Infrastrutture durante il governo Monti, racconta in esclusiva ad Affaritaliani.it che 2023 dobbiamo attenderci, sia per quanto concerne il panorama nazionale, sia per quello che concerne le imprese. Partendo dall’assunto che il sistema bancario è solido, che il 2008 (e il 2011) sono lontanissimi e che quindi la nuova ondata di credito deteriorato, se ci sarà, potrà essere affrontato con relativa serenità. Ma senza dimenticare la situazione politica attuale, con un governo “che gode di una maggioranza ampia e larga” ma che su alcune partite, come nel caso del tetto al contante o del ponte sullo Stretto di Messina, ha sollevato diverse critiche.
Passera, venti scuri si addensano sull’Italia e l’Europa e fanno pensare che una recessione sarà inevitabile: lei che ne pensa?
Penso che la recessione possa essere evitata. L’Italia chiuderà il 2022 con economia ed esportazioni in crescita grazie alla dinamicità delle nostre aziende, che stanno mostrando grande resilienza. Dovremo però mantenere la barra dritta sugli investimenti pubblici e privati e creare quindi le precondizioni per l’aumento della produttività. Il Pnrr, se usato in maniera saggia, può rappresentare un motore di crescita e l’Europa, se mantiene quell’unità mostrata durante il Covid, può garantire un supporto decisivo. Oltretutto molti indicatori dell’inflazione hanno cambiato verso negli Stati Uniti e credo che analoga dinamica si vedrà in Europa.
Ci sono molti “se” nella sua risposta…
Con il Covid abbiamo avuto la dimostrazione che l’Europa sa operare anche in maniera coordinata per evitare recessioni e mi auguro che nei prossimi anni vedremo investimenti pubblici e strumenti federali, come gli eurobond, anche a supporto della crescita. A livello nazionale dovremo da un lato gestire il crescente disagio sociale attraverso attente politiche di welfare e, dall’altro, sostenere la crescita economica, investendo in produttività e premiando fiscalmente le imprese virtuose che investono, si capitalizzano, assumono e si aggregano.
Ecco, a proposito delle aziende: soffriranno molto? Vi aspettate uno tsunami di Npl?
Oggi i crediti in “osservazione” nei bilanci bancari, ovvero i cosiddetti “Stage 2”, sono pari a circa 300 miliardi e dobbiamo aspettarci che una parte di questi si trasformino in utp e in parte in Npl. Ci sarà quindi sicuramente un incremento dei crediti deteriorati, ma non mi aspetto uno tsunami e il sistema è comunque pronto a gestire la situazione: la forza patrimoniale delle banche è oggi ampiamente in grado di assorbire questo incremento e negli anni si sono affermati diversi operatori specializzati nella gestione dei crediti più complicati. Se sapremo gestire questi utp in tempo utile mettendoci la professionalità adeguata, in molti casi potranno tornare a essere performing. Qui giocano un ruolo importante operatori come illimity.
Come è cambiato il mondo bancario?
Le banche italiane hanno fatto un lavoro enorme. C’erano 1.000 istituti di credito e oggi sono meno di 100. Era un sistema chiuso e oggi è apertissimo alla competizione anche di soggetti non bancari, soprattutto in servizi di pagamento o del credito standardizzato. Oggi la sfida di tutto il sistema bancario, non solo di quello italiano, si gioca sul piano dell’innovazione.
Che trend vi attendete?
Ci sarà chi saprà innovare e chi invece rimarrà indietro. Nasceranno anche degli “animali” del tutto nuovi come illimity, specializzati e con modelli di business tecnologici, creati senza alcun tipo di legacy. Queste banche avranno bisogno di competenze diverse rispetto al passato: oggi il 70% dei nostri dipendenti non ha mai lavorato in banca.
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Veniamo proprio a Illimity: un bilancio di questi primi quattro anni e un overview sui mesi a venire
Si è completata la costruzione di illimity. Quattro anni fa eravamo poco più che una presentazione in Power Point, oggi siamo una banca con un bilancio di oltre 5 miliardi di attivi e quasi 900 “illimiters”. Abbiamo un ritorno sul capitale del 10% e un portafoglio crediti molto solido con un npe ratio al 0,7%, elevata patrimonializzazione ( core tier 1 al 18%) e liquidità. Sono risultati di cui siamo orgogliosi e dopo la fase più significativa di investimento ora siamo pronti ad entrare in una fase di scalabilità del modello di business. In sintesi, i ricavi cresceranno significativamente più dei costi. Quello che non cambierà è il nostro focus: siamo e resteremo una banca specializzata sulle pmi. Affianchiamo le aziende che hanno progetti di crescita e quelle che hanno avuto delle difficoltà ma hanno idee e volontà per rilanciarsi e continueremo ad aumentare i servizi a loro dedicati. Per rispondere alle specifiche esigenze delle imprese più piccole, abbiamo recentemente lanciato b-ilty, piattaforma bancaria digitale unica nel suo genere, che puntiamo a far crescere nel nuovo anno.
Che altro?
Ci siamo accorti che alcune nostre attività potevano creare ulteriore valore: è il caso di Quimmo, proptech nata dall’evoluzione del nostro portale leader nella commercializzazione dei beni a garanzia dei crediti, che puntiamo a far crescere anche nel mercato immobiliare libero. Abbiamo realizzato un investimento su Hype, la fintech retail più grande d’Italia con 1,7 milioni di clienti che possediamo in joint venture con il Gruppo Sella al 50%. Basti pensare che da sola ha più utenti operativi dei quattro concorrenti che la seguono messi insieme. Siamo pronti ad accelerarne l’ulteriore sviluppo e all’inizio di gennaio arriverà un nuovo Amministratore Delegato con tutte le caratteristiche per interpretare al meglio la nuova fase. Illimity è quindi pronta per la nuova fase di crescita che affronteremo forti dei risultati dell’anno in corso che ci aspettiamo di chiudere con almeno 75 milioni di utile, nonostante 20 milioni di perdite legate alle nuove iniziative tecnologiche appena avviate.
Eppure la Borsa vi ha penalizzato: avevate una capitalizzazione superiore al miliardo, ora siete poco sotto i 700 milioni e a cavallo dell’estate siete stati particolarmente penalizzati. Come si spiega questa dinamica?
Certamente ha influito l’andamento delle borse che hanno registrato il peggiore anno dagli anni 70, ma l’andamento ha sorpreso molto anche noi, con una caduta del titolo così distaccata dalla nostra effettiva performance. Può aver inciso il non raggiungimento dell’obiettivo dei 14 euro sfiorato prima dell’invasione russa dell’Ucraina e l’uscita di un manager di peso, come Francesco Mele, oggi Amministratore Delegato di CDP Equity. Inoltre, avevamo avuto i primi due trimestri in linea con il budget, ma con un utile di “soli” 30 milioni e forse qualcuno ha pensato che non saremmo arrivati agli 80 promessi a fine anno, come invece abbiamo appena ribadito che sostanzialmente faremo.
A proposito di nomi: quando era a capo di Intesa Sanpaolo ha lavorato con moltissimi manager che sono poi diventati amministratori delegati di altre banche, da Giuseppe Castagna a Victor Massiah fino allo stesso Carlo Messina. Come affronta uscite di peso?
Vedere negli anni così tanti miei collaboratori in posizioni di vertice di grandi organizzazioni è la mia più grande soddisfazione personale. Se si attirano e valorizzano persone ad alto potenziale, quando “volano” ancora più in alto hai la conferma che è stato fatto un buon lavoro per la crescita della squadra. Altrettanta soddisfazione ci viene dall’ aver sempre trovato all’interno le sostituzioni migliori: nel caso di Mele è stato naturale nominare CFO Silvia Benzi, già responsabile della pianificazione strategica e dell’ investor relations. Bravissima.
Lei rimane l’unico insostituibile, insomma..
Io ho preso un impegno preciso nei confronti del mercato e degli azionisti, cioè di rimanere al timone di illimity almeno fino al completamento del piano di impresa al 2025.
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Torniamo alle valutazioni delle aziende: come si spiega il calo vertiginoso delle capitalizzazioni di mercato di alcuni (ormai ex) colossi come Stripe o Klarna?
Avevano una valutazione inspiegabile. I mercati mostrano degli “swing” a volte davvero pazzeschi e certe volte valutano le aziende solo sulla potenziale crescita. Invece il valore forte si crea quando ci sono aziende che diventano grandi ma che dimostrano in tempi brevi anche di avere solide fondamenta economiche. Torniamo ai buoni criteri di valutazione: si deve premiare chi innova ma che dimostra anche la sostenibilità del modello di business. Credo che nel nostro settore ci siano pochi casi di neobanche che hanno saputo coniugare forte crescita e di ottimi risultati economici come sta facendo illimity.
Il rapporto tra banche e fintech, finora in ottica di competizione e solo in rari casi di coopetizione, cambierà nei prossimi anni?
Diciamo che cambierà la dinamica: credo vinceranno le banche che sapranno integrare le fintech e la loro filosofia, mentre cadranno le fintech che concentreranno tutto su un solo prodotto, perché significa che inevitabilmente potranno competere solo sul prezzo e rischieranno di non riuscire a difendere la redditività. La crescita è una cosa buona solo se abbinata a un modello economico sostenibile. Ci sarà quindi un grande repulisti nel mondo fintech, ma anche una differente performance tra le banche che sapranno innovare e quelle che invece investiranno su modelli organizzativi o tecnologici tradizionali
Quali potrebbero essere le nuove tendenze?
Il limite è solo nella fantasia, mi aspetto banche o fintech sempre più specializzate, mi aspetto un grande utilizzo da parte delle banche tradizionali di nuove tecnologie e di nuove competenze: siamo solo all’inizio.
Si aspetta qualcosa dall’Europa in materia normativa?
Mi aspetterei che l’apertura forzata delle banche in ottica Psd2 sia richiesta anche alle Big Tech: dare tutti i dati a uno di questi soggetti e non ricevere niente in cambio non mi pare rappresenti un vantaggio per il sistema.
Criptovalute: dopo il tracollo di Ftx e il calo vertiginoso della valutazione dei bitcoin siamo di fronte alla fine di un’epoca?
Sono da sempre molto critico sulle criptovalute, ma occorre fare chiarezza su un mondo molto articolato e non perdere le opportunità che da questo mondo possono venire. Ci sono le piattaforme blockchain che sono uno strumento potenzialmente utile, soprattutto se vengono rese meno energivore e più trasparenti, altrimenti favoriscono transazioni anonime. Diverso il discorso per i bitcoin e altri criptoasset, molto volatili e manipolabili: serve informare correttamente i risparmiatori dei rischi che comporta investire in questi cosiddetti asset virtuali. Sono molto critico sulle cosiddette stablecoin non normate dalle banche centrali e non realmente convertibili perché nessuno stato può permettersi di cedere a operatori privati il controllo sulla propria politica monetaria. Sono invece estremamente favorevole alle valute digitali regolate dalle banche centrali, come l’euro digitale su cui dovremmo peraltro accelerare se vogliamo che la nostra moneta resti competitiva con quella delle altre potenze mondiali come Cina e Usa, già molto avanti su questo fronte.
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Lei è stato anche Ministro delle Infrastrutture: che cosa pensa del Ponte sullo Stretto?
Lo bloccai quando ero ministro perché c’erano altre priorità più urgenti e talmente pochi soldi che era impensabile concentrare le poche risorse disponibile su quell’opera. Continuo a pensarla allo stesso modo.
Ha qualche rimpianto della sua carriera di governo?
Il rincrescimento che, successivamente, non siano state fatte in tempo le cose decise. Che ci fosse un eccesso di concentrazione sul fronte energetico nelle mani della Russia era evidente. Mi rifiutai di realizzare il South Stream e ci concentrammo sulla realizzazione della Tap che potrebbe portarci fino a 20 miliardi di metri cubi di gas all’anno rispetto ai 10 di oggi. Inoltre, aumentai la capacità di estrazione in Italia da 8 a 14 miliardi di metri cubi. Purtroppo, negli anni successivi questo livello non solo non è aumentato, ma è addirittura sceso da 8 a 4. Avevamo avviato le pratiche per la realizzazione dei rigassificatori a Porto Empedocle e Gioia Tauro. Abbiamo liberalizzato gli stoccaggi e messo tanti incentivi per premiare gli interventi di risparmio energetico: tutti interventi che ci avrebbero potuto portare in pochi anni ad affrancarci dalla Russia.
Ultima domanda: innalzamento al tetto del contante e del Pos. Che cosa ne pensa?
Credo che sia un errore in termini valoriali. Si tratta di un passo indietro nella lotta all’economia sommersa. Nessuno può venirmi a dire che ci siano molte persone “normali” che hanno in tasca 5.000 euro e hanno bisogno di spenderli in contanti. Lo straniero che eventualmente può avere tanti contanti per esigenze contingenti può essere aiutato con il passaporto o con altre modalità, per il resto nessuno può in buona fede dire che è necessario o utile per il sistema Italia portare a 5.000 euro il tetto ai pagamenti cash. Occorre una seria riflessione sul Paese che vogliamo costruire: vogliamo che gli imprenditori si facciano concorrenza ad armi pari e che gli evasori paghino le tasse oppure vogliamo continuare a solleticare quelle frange che non si comportano in maniera adeguata?