Europa, corsa agli armamenti: Borse ai massimi. Ma i colossi americani restano al palo, ecco perché
Mentre l'Europa vola, gli Usa di Trump rimangono al palo. Ecco perché
L’Europa si arma e vola in Borsa, ma lo stesso non vale per i giganti Usa
Scatto delle borse europee vicine ai massimi storici trainate dai titoli della difesa dopo le prospettive di aumento delle spese militari nell'Ue. In rialzo tutte le società legate al settore in tutti i paesi europei. A Piazza Affari strappano Leonardo +11,44%, Fincantieri +6,98%, Avio +7,22%, Iveco +5,99%.
A infiammare i listini le probabili conseguenze del meeting Trump-Zelensky di venerdì scorso dove Trump ha detto che potrebbe esserci la riduzione o cancellazione degli aiuti militari degli Usa all'Ucraina. Ma nel meeting straordinario di domenica dei Paesi europei più altri Paesi Nato è stato rinnovato l'appoggio all'Ucraina ed è stata elaborata la proposta di una tregua di un mese per condividere una possibile soluzione diplomatica insieme agli Usa.
Il risultato secondo gli analisti di Equita è "un probabile disimpegno da parte degli Usa che aumenta la necessità da parte dei Paesi Ue di incrementare la spesa militare e rende ancora più necessarie e probabili aggregazioni industriali a livello europeo per creare dei campioni in grado di competere a livello globale".
Inoltre, nel vertice straordinario di giovedì, la presidente della Commissione Europea Von de Leyen proporrà la possibilità di utilizzare i fondi inutilizzati del Recovery Plan per la Difesa comune per circa 93 miliardi per accelerare in questa direzione. E nel summit di giugno dei Paesi Nato la spesa militare sul Pil potrebbe essere elevata al 3,5%.
Equita ha sottolineato che, "in base alle nostre stime questo implica un +8% annuo delle spese militari (ipotizzando che venga spalmata in 6 anni), superiore a quanto ipotizzato nel nostro studio settoriale del 2,5-3% (che prevedeva una crescita annua del 3-5% della spesa)".
Il risultato in Borsa è stata una crescita di tutti i titoli legati oltre che al settore della difesa anche a quello aerospaziale con la società norvegese Kongsberg Gruppen è salita dell'11,6% ricevendo anche un upgrade di Sparebank. Le francesi Thales e Dassault Aviation hanno guadagnato rispettivamente l'11 e il 13,8%. La tedesca Rheinmetall, produttrice di armi da fuoco, è salita del 10,9% vicino ai massimi storici, Bae Systems del 13,8%. Bene anche Rolls-Royce che fa motori per aerei e che guadagna il 5,9%.
Per Jp Morgan, che ha aumentato i target price del settore del 25%, si percepisce che la prospettiva che l'Europa prenda il futuro nelle sue mani senza troppi aiuti da parte degli Usa è più che reale e quindi la spesa militare è destinata ad aumentare. Non si tratta dunque di un rally ma di una nuova fase di crescita del settore europeo legato agli armamenti.
Stati Uniti in affanno
È un boomerang, almeno in Borsa, la politica di contenimento della spesa militare del presidente Trump. Il risultato, certamente non confortante per gli investitori Usa è che a Wall Street i titoli delle aziende del settore difesa e aerospaziale sono rimasti al palo, come pure gli indici con Dow e Nasdaq in rosso, pur essendo le società più grandi del mondo.
Come ad esempio Raytheon Technologies che è tra le prime 100 aziende al mondo per capitalizzazione in Borsa, producendo e sviluppando prodotti ad elevata innovazione tecnologica nell’ambito di aerospazio e difesa, tra cui cybersecurity e droni; Honeywell, multinazionale del North Carolina che produce componenti per il settore aeronautico e automobilistico per il controllo e l’automazione; e Lockheed Martin, società di ingegneria aerospaziale e difesa. Performance sottili anche per altri giganti Usa del settore come Huntington Ingalls, la più grande azienda di costruzioni navali degli Stati Uniti che, in tre mesi, ha perso il 5% di valore in Borsa.
All'incertezza che i tagli sul budget della difesa (si parla dell'8% all'anno per i prossimi 5 anni) hanno provocato non è sfuggita Northrop Grumman che si focalizza su difesa aerospaziale e difesa e General Dynamics che opera nelle forniture militari. Tra i titoli colpiti anche una delle stelle del Nasdaq, Palantir. La società di Ai infatti vede il 40% dei suoi ricavi legati a contratti con il governo degli Stati Uniti anche se le sue soluzioni, secondo gli analisti, servono proprio a migliorare l'efficienza della spesa.