L'Europa si riarma, un'occasione per l'Italia di posizionarsi come protagonista
La crescente spesa per la difesa e il consolidamento dell’industria militare europea potrebbero portare a nuove alleanze strategiche e fusioni tra gruppi industriali del settore, con l’Italia che punta a posizionarsi tra i protagonisti di questo processo
L'Europa si riarma: un'occasione per l'Italia, su più fronti
Negli ultimi anni, l’industria della difesa italiana ha registrato una crescita significativa, trainata da tensioni geopolitiche e dall’aumento degli investimenti nel settore militare. La guerra in Ucraina ha accelerato questo processo, portando l’Europa a rivedere le proprie strategie di sicurezza e a puntare su una maggiore indipendenza industriale e operativa. L’Italia, con aziende leader come Leonardo e Fincantieri, si conferma un attore chiave nel panorama europeo, contribuendo per il 14% all’industria della difesa continentale e per il 4% a quella mondiale. Il settore è fortemente orientato all’export, con il 68% delle vendite destinate all’estero, e investe il 6% del fatturato in ricerca e sviluppo, rafforzando la competitività del comparto.
Il Paese è coinvolto in programmi strategici di rilievo come l’F-35 Lightning II, con 115 velivoli previsti per l’Aeronautica e la Marina, il Global Combat Air Programme (GCAP), sviluppato con Regno Unito e Giappone, e l’acquisto di nuovi sistemi terrestri, tra cui 133 carri Leopard 2A8 e 21 lanciarazzi HIMARS. Sul fronte navale, la Marina Militare ha avviato il rinnovamento della flotta con i Pattugliatori Polivalenti d’Altura e la portaelicotteri Trieste, capace di operare con caccia F-35B. Questi investimenti rientrano in un piano di modernizzazione delle Forze Armate che mira a garantire maggiore efficienza operativa e interoperabilità con gli alleati.
Parallelamente, la crisi ucraina ha spinto l’Unione Europea a rafforzare il proprio ruolo strategico, riducendo la dipendenza dalle forniture statunitensi e promuovendo un’autosufficienza industriale nella difesa. Il progetto ReArm Europe, del valore di 800 miliardi di euro, rappresenta una svolta in questa direzione, con l’obiettivo di potenziare le capacità militari del continente attraverso un incremento coordinato della spesa per la difesa, prestiti comunitari per 150 miliardi, utilizzo di fondi UE per investimenti militari e appalti congiunti per ridurre i costi e potenziare la base industriale europea. Questo piano risponde alla necessità di garantire forniture strategiche autonome, evitando i ritardi e le criticità emerse nel supporto all’Ucraina, e consentendo all’Europa di affrontare scenari futuri con maggiore reattività.
L’Italia sostiene questa iniziativa e ha proposto un nuovo modello di finanziamento basato sul cofinanziamento pubblico-privato, attraverso il rafforzamento di InvestEU e la creazione di un fondo di garanzia europeo da 16,7 miliardi di euro, con l’obiettivo di attrarre fino a 200 miliardi di capitali privati nei prossimi anni. Sul piano interno, il governo punta sulla clausola di salvaguardia UE per escludere le spese militari dal calcolo del deficit pubblico, garantendo la sostenibilità del bilancio senza sacrificare servizi essenziali.
Nel 2023, il bilancio della difesa italiana è stato di 28 miliardi di euro, pari all’1,5% del PIL, con un obiettivo di crescita graduale fino al 2% entro il 2028. Sebbene superiore al passato, questa quota resta inferiore a quella di paesi come Francia (2,0%), Germania (2,1%) e Regno Unito (2,2%), mentre la media NATO è al 1,9%. Oltre agli investimenti, il contributo italiano alla sicurezza internazionale è significativo: circa 7.000 militari sono impegnati in missioni all’estero, dall’Europa orientale all’Africa, e l’Italia partecipa alle operazioni NATO di air policing e alle flotte navali permanenti dell’Alleanza. Nel contesto UE, il Paese è tra i principali promotori della Cooperazione Strutturata Permanente (PESCO), con 14 progetti guidati e 37 partecipazioni attive, tra cui lo sviluppo del drone EuroMALE e il sistema missilistico SAMP/T con la Francia.
La crescente spesa per la difesa e il consolidamento dell’industria militare europea potrebbero portare a nuove alleanze strategiche e fusioni tra gruppi industriali del settore, con l’Italia che punta a posizionarsi tra i protagonisti di questo processo. L’integrazione delle capacità europee e un maggiore bilanciamento degli oneri con gli Stati Uniti saranno elementi chiave per il futuro della sicurezza europea. L’Italia dovrà bilanciare le esigenze di difesa con la sostenibilità economica, mantenendo il proprio ruolo centrale nella costruzione della sicurezza del continente e nella cooperazione transatlantica.