Evergrande, il dramma dei milioni di piccoli investitori e fornitori

Il fallimento del Gruppo scatenerebbe la guerra sociale in Cina

di Daniele Rosa
Economia
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Evergrande, il secondo gruppo immobiliare della Cina, è vicinissimo al collasso. Potrebbe non riuscire a pagare i suoi attuali 254 miliardi di euro di debiti, circa un quarto del PIL spagnolo, tanto per fare un esempio. Il settore immobiliare cinese, secondo gli analisti finanziari, vale quasi il 30% di tutto il suo Prodotto Interno Lordo.

E’ chiaro che un tracollo di queste dimensioni significherebbe non solo la scomparsa di milioni di posti di lavoro, ma una catastrofe economica molto simile a quella della Lehman Brothers. Anche perchè non sarebbe irrilevante l’effetto contagio che toccherebbe banche e investitori cinesi, principali creditori di Evergrande. Solo a questi due comparti la società è esposta per quasi 40 miliardi di dollari. Nell’attesa di sapere come il Governo cinese realmente porterà fuori dal disastro “il Grande Rinoceronte Bianco”(come è chiamata la società) o come la stessa riuscirà a “venirne fuori” ci sono milioni di persone sprofondate n un mare di preoccupazioni: i lavoratori da una parte e gli investitori, soprattutto piccoli, dall’altra.

Nella prima parte ci sono  200.000 dipendenti diretti e circa 4 milioni di posti di lavoro indiretti che ruotano attorno alla società fondata nel 1996 da Xu Jiayin, valutato da Forbes il decimo miliardario cinese. E dall’altra centinaia di migliaia di acquirenti che hanno comperato case in costruzioni dalla società più indebitata al mondo non sanno se avranno casa o i soldi versati indietro.

La crisi di liquidità potrebbe avere un effetto domino economico non solo sull’economia cinese  ma sull’economia mondiale. Senza contare i problemi interni che potrebbero toccare la stabilità sociale interna, un aspetto che preoccupa maggiormente le autorità cinesi.   

Da settimane ormai, infatti, con l'aumento delle notizie preoccupanti , ci sono manifestazioni di clienti e fornitori fuori dall’headquarter della società a Shenzhen, che chiedono indietro i loro soldi. Molti di questi avevano anche investito in azioni della società, azioni che ora hanno perso l’84% del valore.

La società è di fatto ormai fallita ma si attendono le decisioni del Governo cinese che, secondo molti osservatori, ha due strade: la prima dare una lezione per far  capire che tanti debiti e tanti errori prima o poi si pagano, la seconda è di evitare il crollo del settore immobiliare che rappresenta più di un quinto del PIL del paese e accumula oltre il 70% della ricchezza urbana cinese.

Anche per questo ultimo aspetto si pensa che questo alla fine, le autorità cercheranno di evitare una crisi economica pesantissima ed anche una crisi sociale dei proporzioni epocali.

La priorità sarà quindi quella di garantire che in una debacle di Evergrande, i più protetti siano i piccoli investitori e gli acquirenti di case. Ed in secondo luogo evidenziare che non ci sarà alcun crollo dei prezzi degli immobili a causa della sfiducia del pubblico che vorrà investire nel mattone.

Il governo sta suggerendo ai governi locali di organizzare gruppi di esperti per analizzare i conti immobiliari nei rispettivi territori, trattare con società immobiliari locali per rilevare i progetti di Evergrande e istituire squadre di forze dell'ordine per monitorare "incidenti di massa" e malcontento pubblico.

Ma il limbo di milioni di risparmiatori, clienti, investitori, fornitori che hanno messo i loro soldi sulla schiena del “Grande Rinoceronte Bianco” per diverso tempo ancora non sapranno se li potranno rivedere.