Evergrande, Pechino avverte i governi locali di prepararsi al default

L'amministrazione centrale prepara le reti locali per gestire effetti finanziari e sociali del fallimento. I grandi soci vendono. Le banche: "Rischio gestibile"

di Andrea Deugeni
Economia
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Pechino si prepara a sacrificare l'iperindebitato operatore immobliliare Evergrande sull'altare dell'efficienza del mercato, preparando però una serie di ciambelle di salvataggio per cercare di contenere gli effetti sistemici del default sulla finanza locale, sull'economia reale e sulla popolazione (in attesa di abitazioni commissionate al colosso fondato da  Xu Jiayin e non ancora costruite) che aveva già sborsato gli anticipi in prevendita.


 

Mentre i mercati azionari hanno creduto (+17,62% il titolo Evergrande a fine seduta a Hong Kong, dopo un balzo a +32% al suono della campanella) alla nota della società su cui gravano passività per 305 miliardi di dollari (il 2% del prodotto interno lordo cinese), con cui è stato riferito a sorpesa di aver "risolto" per via negoziale il nodo del pagamento della cedola da 35,9 milioni di dollari su un bond domestico in yuan in scadenza odierna, il governo centrale ha invitato le amministrazioni locali a prepararsi a una possibile caduta del secondo gruppo cinese del real estate con sede a Shenzhen e che dà lavoro a 200 mila dipendenti. 

Secondo quanto ha riportato il Wall Street Journal, alcuni funzionari hanno riferito che è stato ordinato loro di "prepararsi a una possibile tempesta", affermando che le agenzie governative a livello locale e le imprese statali sono state incaricate di intervenire, rilevando le commesse edilizie incompiute per bloccare il contagio lungo la filiera, solo all'ultimo minuto, nel caso in cui Evergrande non fosse riuscita a gestire le proprie operazioni in modo disciplinato.


 

Anche attraverso il ricorso a team di commercialisti ed esperti legali per esaminare le finanze relative alle operazioni di Evergrande nelle rispettive regioni, ai governi locali è stato chiesto di prevenire i disordini sociali e mitigare l'effetto a catena innescato da un crollo in stile Lehman Brothers sugli acquirenti di case e sull'economia in generale, ad esempio limitando i tagli di posti di lavoro nelle imprese fornitrici, uno scenario che si è fatto sempre più vivido a mano a mano che la situazione di Evergrande peggiorava.

Lo sviluppatore, che ha aperti al momento circa 1.300 cantieri in più di 280 città in tutta la Cina, deve ingenti somme di denaro ai fornitori di materiali da costruzione e agli appaltatori che stavano costruendo i suoi complessi di appartamenti, decidendo di pagare alcuni di loro con appartamenti non finiti quando era a corto di contanti.

Il calo delle vendite nel mercato immobiliare, i piani di cessione dei beni in ritardo e il controllo anti-bolla del settore del real estate da parte di Pechino hanno tutti contribuito alla crisi di liquidità di Evergrande, che nonostante le rassicurazioni fornite agli investitori nelle ultime 24 ore, non ha dato nessuna indicazione concreta su come intende far fronte ad altri interessi per 83,5 milioni dovuti sempre oggi per un altro bond, ma offshore del valore di due liliardi di dollari, e di cui non c'è stata alcuna traccia nelle comunicazioni aziendali.

Entrambi i titoli andrebbero in default se Evergrande non riuscisse a saldare gli interessi entro 30 giorni dal termine. In più, nel corso delle prossime settimane dovrà dare esecuzione a una serie di altri pagamenti di obbligazioni, fra cui 47,5 milioni di dollari di interessi su un bond, sempre in dollari, immediatamente in scadenza la prossima settimana.

Oltre ai downgrade del rating a livello junk arrivati da S&P e dalle altre agenzie sulle obbligazioni nelle ultime settimane, un altro segnale della criticità della situazione è arrivato stamane dal passo indietro di uno dei maggiori azionisti di Evergrande nonchè socio d'affari di Xu JiayinChinese Estates, la società di investimenti immobiliari di proprietà del magnate di Hong Kong Joseph Lau ha infatti comunicato che cercherà di vendere alcune o tutte le sue 751,1 milioni di azioni Evergrande entro i prossimi 12 mesi. Comunicazione che è arrivata dopo che il miliardario si è già liberato di  uno  0,82% del capitale. Chinese Estates detiene attualmente una partecipazione del 5,66%, mentre, secondo FactSet, la moglie di Lau detiene separatamente un'altra quota dell'1,48%.

Oltre al governo centrale e alle immissionioni di liquidità della People's Bank of China sull'interbancario per disinnescare i rischi di credit crunch, anche le banche cinesi (in tutto sono venti quelle esposte) sono intervenute cercando di calmare il nervosismo sul mercato. Secondo quanto ha riportato infatti il magazine Caixin, le principali banche esposte al gigantesco debito del gruppo hanno risposto alle paure degli investitori sulle conseguenze derivanti dall'eventuale insolvenza del gruppo e sul rischio di contagio al sistema finanziario.

China Zheshang Bank, uno dei principali creditori di Evergrande con 3,8 miliardi di yuan di prestiti (587 milioni di dollari) ha definito "controllabile" il rischio perchè c'è sufficiente "collaterale" per coprire i debiti, secondo quanto riportato da un sito web gestito dalla Borsa di Shanghai: sulla stessa linea sono state le dichiarazioni di altri istituti bancari esposti alla crisi di liquidità del gigante dell'immobiliare cinese, tra cui vengono citati China Minsheng Banking, China Everbright Bank e Industrial Bank. 

Finora, tra i maggiori creditori, ha precisato Caixin, la sola Zheshang Bank ha rivelato esattamente la propria esposizione al debito del gruppo fondato da Xu Jiayin. Un altro grande gruppo bancario ritenuto tra i principali creditori di Evergrande, China Citic Bank, non ha invece rilasciato dichiarazioni.

@andreadeugeni