Ex Ilva, ancora nulla di fatto: previsto nuovo incontro a Roma il 09/01

Dopo l'ennesimo rinvio, la richiesta che arriva dall’Ugl Metalmeccanici è chiara: "L'ex Ilva deve tornare pubblica, non ci sono alternative. Niente più rinvii"

di Redazione Economia
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Ex Ilva, governo attendista: atteso il confronto con  Arcelor Mittal prima della decisione finale

Ancora un rinvio sul fronte dell'Ex Ilva di Taranto, su cui resta pendente la decisione del governo dopo il vertice del 29 dicembre. Si prevede infatti un nuovo incontro coi sindacati il 9 gennaio; il confronto si terrà dunque dopo il vertice tra governo, Invitalia e Arcelor Mittal previsto per l'8 gennaio, che per l'esecutivo dovrebbe essere “dirimente”.Dal governo dunque non sarebbe arrivato nessun aggiornamento tecnico sulla strada da prendere per risolvere la crisi finanziaria dell'ex gruppo Ilva. A Fim, Fiom, Uilm, Uglm e Usb , infatti, l'esecutivo avrebbe spiegato di essere appunto in attesa del vertice con ArcelorMittal. 

Sul tavolo del contendere con il socio indiano di Acciaierie d'Italia sempre il nodo relativo alla ricapitalizzazione pro quota della società per garantirne la sopravvivenza ed il rilancio industriale che per Mittal dovrebbe essere circoscritta a 320 milioni, mentre per lo Stato, socio di minoranza, non dovrebbe essere inferiore ai 1,320 miliardi.

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Ex Ilva, Ugl: "8/01 è il limite ultimo per risposta Arcelor Mittal"

I sindacati non ci stanno e pongono un ultimatum: il confronto di gennaio sarò l'ultima occasione per elaborare una decisione. “L’8 gennaio è il limite ultimo per una risposta di ArcelorMittal al Governo sul futuro dell’ex Ilva: dopo si prenderanno le decisioni conseguenti”. È quanto dichiara il segretario nazionale dell’Ugl Metalmeccanici, Antonio Spera, al termine dell’incontro a palazzo Chigi.
"A questo punto chiediamo una soluzione veloce per non mettere a rischio territori, lavoratori e filiere collegati ad Acciaierie d’Italia. D’altronde il 31 maggio scade il contratto di affitto degli impianti ex Ilva con i commissari straordinari. Se entro quella data Acciaierie d’Italia non comprerà gli impianti, questi rientreranno nella disponibilità dei commissari. E tutto tornerà drammaticamente al punto di partenza”, spiega Spera.

“Il tavolo di confronto era in agenda dopo il rinvio, l'ennesimo, della scorsa volta. L'ultimo incontro si era tenuto il 20 dicembre. L’assemblea dei soci si è chiusa ieri pomeriggio con il rifiuto di ArcelorMittal a finanziare la società, che è in una condizione catatonica, secondo la quota che gli spetta come azionista di controllo: ancora due mesi di Via Crucis con una liquidità ridotta ai minimi termini, tutti quanti, inclusa ArcelorMittal, che ha chiesto la nuova assemblea, si rendono ormai conto della gravità della situazione, con una ex Ilva che rischia di trasformarsi rapidamente da impresa in via di decozione a impresa decotta".

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"La richiesta che arriva dall’Ugl Metalmeccanici - prosegue il sindacalista - a questo punto è chiara: l'ex Ilva deve tornare pubblica, non ci sono alternative. Nessuno nasconde lo spettro del tracollo produttivo e del disastro occupazionale per la più grande azienda che gestisce l'acciaio, vitale anche per le altre filiere produttive. Sullo sfondo – aggiunge Spera - servono 300 milioni di euro sull'unghia, come si suol dire, per rilanciare subito la produzione e pagare la fornitura di gas. Non possono esserci più rinvii né dilazioni di tempo. La nostra richiesta è chiara: nazionalizzare l'ex Ilva.