Ex-Ilva, doppio tavolo tecnico per ripartire. Sindacati: "Situazione grave"

Palombella (Uilm): "Vogliamo sapere come si dovrà procedere per arrestare una situazione che è molto drammatica"

di Redazione Economia
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Ex-Ilva, doppio tavolo tecnico per ripartire. Sindacati: "Situazione grave"

Doppio tavolo tecnico oggi a Roma per la ripartenza delle attività nell'ex IIva di Taranto. II governo ha convocato nella sala verde di palazzo Chigi per le 19 i sindacati di categoria e alle 20 le associazioni dell'indotto. La situazione nella fabbrica, dopo la dichiarazione dello stato di insolvenza di Acciaierie d'Italia e delle sue controllate e l'avvio dell'amministrazione straordinaria, al netto della ripresa di corrette relazioni tra le parti, è rimasta invariata. Da gennaio l'altoforno 4 viaggia a marcia ridotta e gli altri due sono in fase di preriscaldo da agosto e da gennaio, quindi di fatto inattivi. Non è chiaro come e se potranno ripartire. A questo si aggiunga che gli impianti a freddo e la laminazione sono fermi. Tirate le somme, quest'anno la grande fabbrica dell'acciaio di Taranto, considerata strategica dal Governo, rischia di chiudere la produzione con meno di un milione tonnellate, a fronte delle 3 previste dal precedente piano industriale. A questo si aggiunga la devastante situazione dell'indotto ex IIva che vanta crediti con la vecchia proprietà per circa 120 milioni di euro. 

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Proprio per fare fronte comune rispetto ad una emergenza che, nonostante il recente decreto, non sembra cessare, le imprese dell'indotto stesso hanno deciso di compattare le file e fare fronte comune per la certificazione dei crediti. Aigi, Confindustria, Confapi, Casartigiani, Cna, Confartigianato, Fai hanno sottoscritto un documento programmatico per la risoluzione della vertenza relativa alla crisi Acciaierie d'Italia e ai connessi crediti sospesi. "Auspichiamo - si legge nel documento stesso -, che la certificazione dei crediti delle aziende dell'indotto possa avere tempi celeri: sia per far fronte alle esigenze della platea dei creditori sia, conseguentemente, per trasferire loro garanzie di liquidità che possano consentire a queste imprese di tornare al lavoro nello stabilimento e determinarne così una ripartenza effettiva dopo questa lunga fase di evidente rallentamento. Per questo confidiamo nell'egregio lavoro in corso d'opera da parte dei Commissari. Abbiamo davanti a noi un'evidenza già accolta con favore: la delibera di Sace di due linee di factoring, una delle quali destinate all'indotto, che consentirà al gruppo assicurativo di acquistare i crediti in pro soluto che i fornitori vantano nei confronti di Acciaierie d'Italia. Ed è sicuramente una modalità che ci consente di guardare al futuro più imminente - prosegue il documento -, con una certezza in più. Pur comprendendo le difficoltà tecnico-amministrative del caso, occorre definire quanto prima modalità, tempistiche, metodo e platea di riferimento con riguardo agli strumenti che il gruppo Sace intendere mettere a disposizione per agevolare il ristoro dei crediti pregressi".

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Entro la seconda metà di aprile dovrebbe arrivare una anticipazione del prestito ponte di 320 milioni di euro - una goccia nell'oceano di risorse necessarie - che servirà a far fronte alla crisi di liquidità e alle esigenze più immediate. Attraverso un piano industriale credibile bisognerà convincere l'Unione europea che non si configura come aiuto di Stato e che potrà essere restituito nei tempi previsti. I commissari di Acciaierie d'Italia e dell'ex IIva dovranno confrontarsi sul prolungamento del contratto d'affitto in scadenza a maggio 2024 e sul piano industriale per poi formulare le condizioni di procedura pubblica. Una matassa, insomma, il cui bandolo non è semplice da trovare.

"Dall'incontro di oggi al ministero - spiega Rocco Palombella, segretario generale della Uilm -, noi ci aspettiamo di sapere come intendono procedere per poter rimettere in moto tutta la complessa macchina. Non c'è più tempo. Anche se il clima dei rapporti tra sindacati e azienda è migliorato, i problemi restano: la cassa integrazione, le verifiche mancate sugli impianti, la sicurezza, le manutenzioni, la mancanza di materie prime, l'indotto senza ristoro dei crediti vantati. Oggi noi vogliamo sapere come si dovrà procedere per arrestare una situazione che è molto drammatica. Come si farà per sbloccare le risorse necessarie e per far ripartire impianti ormai fermi o quasi da mesi. Ma soprattutto vogliamo sapere quanto manca alla presentazione del piano industriale. II tempo è scaduto, abbiamo atteso anche troppo. II rischio è che l'attesa sia stata vana" conclude Palombella.

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