Ex-Ilva, ecco le cifre reali dell’affare. E chi comprerà la più grande acciaieria d’Europa
Gruppo Marcegaglia, Metinvest, U.S. Steel e Arvedi si giocano il posto per prendersi l'ex Ilva. Ma per ridare slancio allo stabilimento servirebbe ben più di un miliardo e mezzo
Ex Ilva, costi dell'affare e i gruppi in campo: tutti i dettagli
Cernobbio- Chi comprerà l’ex-Ilva? In molti se lo domandano ora che l’altro grande stabilimento italiano, quello di Piombino, sembra ormai definitivamente avviato verso il tandem Metinvest-Jsw. Ma la vicenda di Taranto è assai più complessa e, per certi versi, cronicizzata.
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Dei due altiforni attualmente in funzione, solo uno sta svolgendo appieno la sua funzione, l’altro è, per così dire, a mezzo servizio. Ma i soldi per comprare le materie prime non ci sono e l’azienda, in amministrazione straordinaria, non è bancabile e vive quindi una lotta quotidiana per la sopravvivenza. Dunque, il ministro Adolfo Urso dalla kermesse di Affaritaliani.it, La Piazza, ha spiegato che ci sono diversi gruppi interessati.
Attenzione però perché il lessico è fondamentale. Si parla al momento di manifestazioni di interesse, cioè appunto di una prima forma di “approccio” in cui non si parla di cifre e di strategie ma sostanzialmente si afferma di volersi sedere attorno a un tavolo. Oltre al ministro e ai commissari, al momento ci sono almeno quattro soggetti interessati. Il Gruppo Marcegaglia, che ha in Ilva il principale fornitore e che, per interesse e per amor patrio non potrà tirarsi indietro; ci sono gli ucraini di Metinvest che un’occhiata vorranno darla; ci sono gli americani di U.S. Steel, che al momento sembrerebbe in vantaggio; e l’italiana Arvedi. Non dovrebbe sedere invece Jindal, che è lontano parente di Mittal e verrebbe visto con sospetto a Taranto e dintorni.
Negli scorsi giorni sono circolate alcune cifre: si è parlato di 1,5 miliardi ma voci bene informate riferiscono che serva ben di più per ridare slancio allo stabilimento tarantino. Senza contare che c’è più di un sospetto - ma nessuna conferma, beninteso - che durante la gestione ArcelorMittal non si sia fatto molto, per usare un eufemismo, per la tutela dell’ambiente e del territorio. Tradotto: ulteriori opere di bonifica.
C’è di più. Nel documento con cui si annuncia la vendita è scritto chiaramente che verrà scelta l’offerta più interessante per la totalità dell’ex-Ilva. Ma se non dovesse arrivare si potrebbe eventualmente procedere a uno spacchettamento, in modalità ancora tutte da definire. Secondo quanto può riferire Affaritaliani, dunque, il termine del 20 settembre per le manifestazioni d’interesse dovrebbe essere rispettato da (almeno) quattro player. La più grande acciaieria d’Europa rimane l’oggetto del desiderio di molti, ma è indubbio che servano ulteriori garanzie per tutti coloro che decideranno di sedersi al tavolo delle trattative, prima di presentare un’offerta. C’è il tema delle bonifiche, ad esempio, ma anche quello della responsabilità legale. E c’è da scommettere che su questo si dovrà discutere in maniera molto approfondita.
Ex Ilva: Marcegaglia, ‘manifestazione interesse? Probabilmente sì’
“Ilva è importante e quindi con molta attenzione, perché bisognerà capire bene gli scenari e le condizioni, stiamo guardando e valuteremo se fare una manifestazione di interesse e probabilmente sì. Il processo è ancora molto lungo”. Lo ha detto Emma Marcegaglia, presidente e ad di Marcegaglia Holding a margine della 50ma edizione del Forum di Ambrosetti a Cernobbio a chi le chiedeva di un possibile interesse per l’ex Ilva. “Noi siamo grandi trasformatori di acciaio, siamo da sempre i primi clienti di Ilva”, ha aggiunto Marcegaglia. Quanto alle tempistiche, “sono quelle dettate dal governo - ha osservato l’imprenditrice - e cioè di presentare una manifestazione di interesse entro il 20 settembre per poi fare un’eventuale offerta vincolante entro fine novembre”.