Ex-Ilva, il governo pronto a ricapitalizzare. Arcelor vuole altri 100 mln

L'accordo del 2020 prevede che entro maggio 2024 il socio pubblico possa salire al 60%, diluendo ArcelorMittal al 40%

di Redazione Economia
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Adolfo Urso, Giancarlo Giorgetti e Lucia Morselli
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Ex-Ilva, il governo pronto a ricapitalizzare

Il governo si sta attivando per superare l'impasse che ha bloccato l'Ilva per diversi mesi, causato dall'indisponibilità dell'azionista di maggioranza, ArcelorMittal (62%), a versare ulteriori fondi per ricapitalizzare la società siderurgica. Dopo il mancato accordo durante l'assemblea di Acciaieria d'Italia holding due giorni fa, ieri a mezzogiorno è stato convocato un vertice presieduto dalla premier Giorgia Meloni, con la partecipazione di tutti i ministri coinvolti: Giancarlo Giorgetti, Adolfo Urso e Raffaele Fitto. Durante questo incontro di circa un'ora, la situazione economico-finanziaria dell'azienda siderurgica è stata esaminata, sottolineando l'estrema gravità della situazione, che potrebbe portare al fallimento dello stabilimento di Taranto con gravi conseguenze sociali per i suoi 10.000 dipendenti diretti e altrettanti delle aziende collegate. Lo scrive Il Messaggero. 

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I ministri avrebbero presentato soluzioni divergenti, con alcuni sostenitori della nazionalizzazione immediata e altri più cauti. Di conseguenza, è stato affidato al ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, il compito di affrontare la questione, dopo i suoi incontri precedenti con Ondra Otradovec, top manager del gruppo indiano, con cui ha firmato un Memorandum of Understanding (MoU) controverso prevedendo un plafond di 4,2 miliardi per il rilancio. Fitto dovrebbe cercare una soluzione con l'interlocutore, incluso l'anticipazione dell'aumento della quota di Invitalia al 38%, ma questo richiederà un percorso complesso tra normative legali e accordi di co-investimento, da completare entro una settimana.

Il consiglio di Acciaierie holding aveva inizialmente convocato i soci per il 23 novembre, ma la riunione è stata prorogata fino al 28 novembre per deliberare un sostegno finanziario fino a 1,5 miliardi. Di questa somma, 1 miliardo sarebbe necessario per l'acquisto degli impianti, mentre il resto sarebbe destinato a integrare risorse pubbliche (2,2 miliardi) e finanziamenti bancari per il rilancio e la decarbonizzazione. Durante l'assemblea, il rappresentante di Arcelor ha annunciato di non voler investire ulteriori fondi, portando alla richiesta di una nuova riunione degli azionisti il 6 dicembre. Tuttavia, la somma da versare non è stata specificata. La necessità di 100 milioni come deposito cauzionale per l'acquisto del gas è urgente, come dichiarato dal presidente Franco Bernabè durante un'audizione parlamentare.

Con un appuntamento così imminente, la questione delle risorse fresche e del controllo potrebbe raggiungere un punto critico. Se ArcelorMittal si rifiuta di investire ulteriori fondi, sembra che Invitalia debba prendere in mano la situazione per assumere la maggioranza. Tuttavia, l'agenzia pubblica dovrà ottenere l'approvazione del governo e navigare attraverso un complesso labirinto di procedure. Se ottenuta l'approvazione, l'acquisizione del controllo non garantirebbe automaticamente la nomina di un nuovo CEO, poiché l'accordo del 2020 prevede che entro maggio 2024 il socio pubblico possa salire al 60%, diluendo ArcelorMittal al 40%. Questo scenario è basato sui 680 milioni che facevano parte del miliardo stanziato dal governo Draghi nell'agosto 2022, con 320 milioni ancora disponibili, secondo le dichiarazioni dell'amministratore delegato Lucia Morselli. Questo potrebbe indicare la riluttanza di ArcelorMittal a investire ulteriormente senza mantenere la quota di maggioranza. Gli sviluppi di queste settimane sembrano riproporre una situazione simile a un anno fa, quando ArcelorMittal lanciò un allarme liquidità, e il governo intervenne con il decreto che autorizzò l'uso dei 680 milioni.