Ex Ilva, nuovo rinvio al 28 dicembre. Un miliardo divide i soci, è scontro

Le nuove risorse per almeno 320 milioni serviranno a dare continuità all’azienda e ad acquistare gli impianti dai commissari

di Redazione Economia
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(foto Ipa)
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Ex Ilva, nuovo rinvio al 28 dicembre. La situazione finanziaria dell'ex Ilva è ormai critica

Si avvicina il periodo natalizio, e nel contesto dell'ex Ilva, la situazione rimane immutata. Ieri i soci si sono riuniti per un'assemblea breve, che è stata aperta e chiusa rapidamente, fissando tra sei giorni il prossimo consiglio di amministrazione. Il clima attorno a questo dossier si deteriora sempre di più, secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore. La fiducia reciproca tra le parti coinvolte è ormai inesistente.

Lunedì scorso, il vertice di governo a Palazzo Chigi ha constatato, ancora una volta, l'assenza di un accordo (come riportato da Il Sole-24 Ore del 19 dicembre). Nei giorni successivi, si è cercato disperatamente di riallineare la situazione. Giovedì si è svolto un consiglio di amministrazione a cui non hanno partecipato i rappresentanti di Invitalia. Tuttavia, già qualche giorno prima era accaduta la stessa cosa con gli assenti di ArcelorMittal. La situazione finanziaria dell'ex Ilva è ormai critica.

Con un certo ottimismo, Acciaierie d'Italia ha emesso una nota spiegando che "è stato convocato un consiglio di amministrazione per il prossimo 28 dicembre, con l'obiettivo di formulare un nuovo testo di delibera da proporre all'assemblea degli azionisti a sostegno del fabbisogno finanziario della società". Tuttavia, il problema sarà la formulazione di tale testo. Il socio privato, pur manifestando un certo ottimismo, ha sottolineato che sarebbe disposto a considerare un primo minimo aumento di capitale, nonostante abbia precedentemente dichiarato di non voler investire nuovi capitali, rimandando a un futuro momento l'ipotesi di un ulteriore aumento di capitale in occasione dell'acquisizione degli impianti.

Il nodo cruciale è che, alla fine, non è stato raggiunto un accordo concreto, chiaro e coerente su quanto ciascuna parte dovrà effettivamente investire. In particolare, il governo e Invitalia insistono sulla necessità di un pacchetto finanziario complessivo "a vista". Non solo i 320 milioni di euro di fabbisogno immediato, che da soli non sarebbero sufficienti per garantire la continuità aziendale. Il fabbisogno richiesto dal consiglio di amministrazione ammonta a 1,320 miliardi, compreso il miliardo di euro di nuovo capitale che dovrebbe essere utilizzato per acquisire gli stabilimenti, oggi inclusi nel perimetro di Ilva in amministrazione straordinaria. Questa condizione è essenziale per rendere completamente bancabile l'azienda, che attualmente non ha alcun bene da utilizzare come garanzia per ottenere nuove linee di credito.

Una disponibilità finanziaria fino a 1 miliardo di euro, sotto forma di finanziamento convertibile in nuovo aumento di capitale, è formalmente inclusa nel Decreto Aiuti Bis del 2022. Tuttavia, il governo intende attivare tale finanziamento solo se ArcelorMittal si impegnerà a contribuire proporzionalmente. Quindi, le trattative sono ancora in corso e si protrarranno fino all'ultimo minuto, con la possibilità di utilizzare l'ultimo Consiglio dei ministri dell'anno, convocato proprio il 28 dicembre, per formalizzare un eventuale Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (Dpcm) che autorizzi l'uso delle risorse di Invitalia. Come mossa estrema, il governo sta considerando la possibilità di far salire Invitalia al 60% delle quote, convertendo in aumento di capitale il finanziamento di 680 milioni previsto dal Decreto Legge 2/2023.

Questa mossa dovrebbe essere combinata con l'attivazione contemporanea della procedura negoziale di crisi, un meccanismo extragiudiziale che, attraverso la nomina di un esperto, mira a raggiungere un accordo tra l'azienda e i creditori. Tuttavia, la questione delle eventuali misure protettive è cruciale, in quanto limiterebbero le azioni dei creditori contro l'imprenditore e impedirebbero la dichiarazione di fallimento o insolvenza fino al termine delle trattative. La decisione sulle misure protettive spetterà al tribunale, e in caso di esito negativo, si potrebbe procedere con la nomina di un commissario e il ritorno a un film già visto, con la possibile partecipazione di investitori del settore, come Arvedi.