Ex-Ilva, si ferma anche l'altoforno 2: futuro sempre più nero per l'acciaieria

Spunta una lettera del 20 novembre scorso del Ministro per gli Affari Europei, Raffaele Fitto, a Ondra Otradovec, rappresentante del gruppo Arcelor-Mittal

di Redazione Economia
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Raffaele Fitto, Lucia Morselli e Bernardo Mattarella
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Ex-Ilva a rischio chiusura

"Nel confermare pienamente che la nostra interlocuzione risponde tuttora alle determinazioni del governo connesse al rilancio dello stabilimennto ex riva di Taranto..., sono a chiedere la trasmissione del piano strategico 2024-2030 presentato dal cda di Acciaierie d'Italia holding (Adih) il 16 novembre scorso...". Questa è la comunicazione del 20 novembre scorso del Ministro per gli Affari Europei, Raffaele Fitto, a Ondra Otradovec, rappresentante del gruppo franco-indiano ArcelorMittal, secondo quanto riportato da Repubblica.

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L'11 settembre scorso Fitto e Mittal avevano firmato un accordo preliminare (MoU) sugli investimenti futuri a Taranto. Una lettera successiva da parte di Bernardo Mattarella, CEO di Invitalia, ha sollevato dubbi sulla validità dell'accordo, sottolineando la mancata coinvolgimento preventivo del Consiglio di Amministrazione di Adih e di Invitalia, secondo quanto riportato dal quotidiano. Fitto non ha informato Invitalia e il Mef, i diretti titolari della partecipazione nell'ex Ilva, mentre Mittal non ha avvisato il suo socio e il Consiglio di Amministrazione. Questa mancanza di comunicazione ha creato tensioni, ma Fitto ha ribadito il suo ruolo centrale nella questione con una lettera del 20 novembre, supportato anche dai ministri Giorgetti e Urso in Parlamento. Tuttavia, le tensioni persistono a causa di divergenze nella gestione di Adih. Un'assemblea del 23 novembre ha portato a un nulla di fatto sui finanziamenti per il rilancio dell'azienda. Invitalia propone di versare i fondi come finanziamento soci, mentre Mittal preferisce trattare un miglior prezzo per gli impianti senza impegnarsi subito sulla cifra di 1 miliardo di euro. L'assemblea è terminata con lo stato di crisi e la convocazione di un nuovo incontro il 16 dicembre.

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La situazione si complica ulteriormente a Taranto, con la decisione di fermare l'altoforno 2, uno dei due impianti ancora attivi, a causa di problemi di manutenzione. I rappresentanti dei lavoratori hanno segnalato una rapida deteriorazione delle condizioni nello stabilimento e accusano la gestione irresponsabile dell'azienda. L'assemblea degli azionisti del 6 dicembre sarà cruciale, ma le incertezze sulla gestione e sul futuro dello stabilimento persistono, creando preoccupazioni tra i sindacati e i lavoratori.