Ex Ilva, le famiglie del quartiere Tamburi costrette a restituire i 5 mila euro ricevuti dai Riva come risarcimento

La magistratura ha accolto il ricorso dell'avvocato Pasanisi, difensore di Nicola Riva, ex proprietario dell'Ilva, e ha disposto la restituzione dei fondi tramite un decreto ingiuntivo

di redazione economia
Ex Ilva Taranto
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Ex Ilva, la giustizia annulla il risarcimento: le famiglie di Tamburi restituiscono i 5.000 euro promessi dai Riva

Le famiglie del quartiere Tamburi di Taranto che avevano ricevuto un risarcimento provvisionale di 5.000 euro a testa per i danni causati dalle devastanti emissioni dell’ex Ilva, ora dovranno restituire ogni centesimo. La decisione arriva come un colpo secco dalla magistratura, che ha accolto il ricorso dell’avvocato Bernardino Pasanisi, difensore di Nicola Riva, ex padrone della fabbrica, e ha ordinato la restituzione dei fondi attraverso un decreto ingiuntivo. 

Nel dettaglio la decisione è la conseguenza diretta dell’annullamento della sentenza da parte della Corte d’assise d’appello di Taranto, che ha trasferito il procedimento penale “Ambiente svenduto” a Potenza. Il motivo? La presenza di due magistrati onorari tra le parti civili, un conflitto di interessi che ha reso nullo l’intero processo. Come riportato dal Corriere della Sera, con l’annullamento della sentenza, sono state annullate anche le provvisionali, e ora le 31 famiglie, che avevano creduto di poter finalmente risarcire i danni ricevuti, si vedono costrette a restituire l’intero importo.

Il Codacons, che a maggio aveva distribuito quegli stessi assegni da 5.000 euro alle famiglie, ha reagito con forza, promettendo battaglia fino all’ultima istanza. L’associazione, che si era costituita parte civile, ha sottolineato con durezza come il gruppo Riva, con un fatturato di 4,32 miliardi di euro nel 2021, stia ora cercando di recuperare quella somma tramite decreti ingiuntivi. L’obiettivo del Codacons è chiaro: spingere la Cassazione a rivedere la decisione, ribaltando la sentenza e annullando i decreti ingiuntivi, restituendo alle famiglie danneggiate quanto avevano legittimamente ricevuto come anticipo di risarcimento.

"Riva, che ha fatto una fortuna grazie all’Ilva, ora ha il coraggio di chiedere la restituzione di questi soldi", commenta il Codacons. "Un comportamento che rimanda agli anni di gestione sconsiderata e criminale della fabbrica, che ha consapevolmente inquinato l’ambiente e messo a rischio la salute di migliaia di persone pur di arricchirsi ulteriormente". Le accuse che pendono su Nicola e Fabio Riva per la gestione disastrosa dell’Ilva sono gravi e l’ombra di un’altra condanna pende ancora su di loro. Ma, con i decreti ingiuntivi in atto, il Codacons accusa la famiglia Riva di aggravare ulteriormente il danno, aggiungendo la beffa alla tragedia.

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Le famiglie del quartiere Tamburi, già provate da decenni di sofferenza e danni per l'inquinamento, si trovano ora a dover combattere una battaglia legale che potrebbe allungarsi ulteriormente. I risarcimenti, che avevano offerto almeno un piccolo sollievo, ora appaiono sempre più lontani, mentre la giustizia sembra procedere a rilento. La speranza è che la Cassazione faccia giustizia, ponendo fine a una saga di ingiustizie che dura da troppo tempo. 

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