Fed e Bce? Un mondo a parte. L'Eurozona taglia ancora, gli Usa frenano nella corsa ai tassi
Tra la BCE e la Fed c'è una significativa divergenza di politica monetaria. Quali sono le ragioni di questo divario e le conseguenze per la coppia EUR/USD? Il commento di Michele Sansone, country manager di iBanFirst Italia
Fed e Bce, politiche opposte
Per anni gli investitori e le banche centrali hanno creduto che il tasso d'interesse neutrale fosse intorno al 2-2,5% su entrambe le sponde dell'Atlantico. Ora è sempre più chiaro che il tasso neutrale nell'Atlantico è vicino al 3,5-4%, mentre rimane intorno al 2% nell'Eurozona. In altre parole, il ciclo di riduzione dei tassi negli Stati Uniti è vicino alla fine, mentre nell'Eurozona siamo solo a metà strada.
Questa divergenza tra le due banche centrali è nota agli investitori. All'inizio di quest'anno abbiamo assistito a una rotazione dei fondi monetari europei verso i mercati monetari statunitensi, alla ricerca di rendimenti più elevati nel lungo periodo. Questi flussi di capitale, che confluiscono nel mercato obbligazionario statunitense, sono uno dei fattori che contribuiscono a un aumento strutturale del dollaro.
L'appetito degli investitori stranieri per le azioni statunitensi è un altro fattore che determina la forza del biglietto verde. In parte legato all'effetto Trump, il mercato azionario statunitense ha registrato una forte ripresa. Negli ultimi tre mesi, gli investitori stranieri hanno acquistato un totale di 76,5 miliardi di dollari in azioni statunitensi, un record. C'è un vero e proprio appetito per gli asset denominati in dollari, anche se nelle ultime sedute sono emerse preoccupazioni sulla forza dei titoli tecnologici statunitensi o sull'effetto reale delle misure protezionistiche dell'amministrazione Trump.
Quali possono essere le conseguenze per la coppia EUR/USD? A meno che non ci sia uno straordinario cambio di rotta, pensiamo sia difficile che la coppia possa andare oltre 1,06 nel breve termine. Sicuramente nelle ultime settimane si sono verificati acquisti strumentali sui titoli europei per via dei loro prezzi scontati. Questo ha temporaneamente sostenuto l'euro, ma non è da confondersi con un percorso a lungo termine per l'Europa. L'inflazione è bassa, segno di una domanda debole. Non ci sono grandi misure di stimolo in vista.
Soprattutto, la speranza che un potenziale cessate il fuoco nella guerra tra Ucraina e Russia possa migliorare il quadro europeo sembra irreale. Tutto fa pensare a una valuta europea debole, soprattutto se si considerano i tagli dei tassi della BCE, che stanno allontanando i capitali alla ricerca di rendimenti sicuri sul mercato obbligazionario statunitense, dove il tasso atteso sarà sicuramente vicino al 3,5% quest'anno.
+country manager di iBanFirst Italia.