Tassi, Powell (Fed) allontana il taglio. Trump già minaccia di cacciarlo

Da una parte Joe Biden lo sostiene, dall’altra Donald Trump lo vuole “cacciare”

di Daniele Rosa
Jerome Powell
Economia

Fed, Powell "grida" la sua indipendenza da  democratici e repubblicani

Siamo in una fase storica dove la parola “indipendenza” sembra essere sempre più usata da qualsiasi realtà, sia essa politica, istituzionale o governativa. Dalla magistratura, dalla stampa, dalle organizzazioni internazionali, dagli stessi presidenti di Stato. Sembravano essere escluse da questa sottolineatura le grandi realtà finanziarie, in particolare le Banche Centrali come Fed e Bce. Ed invece il numero uno della Fed, Jerome Powell , è stato costretto a lanciare un deciso monito, sottolineando l’ovvio, a riguardo dell’indipendenza della sua istituzione. In particolare nel caso della Fed la strategia sulla discesa dei tassi è presto diventata uno strumento politico usato da democratici e repubblicani in vista delle prossime elezioni. Invitato dalla prestigiosa Stanford University Powell ha voluto sottolineare che le sue decisioni in merito ai tassi non faranno mai parte di un calcolo politico.

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Fed, l'indipendenza favorisce risultati migliori per tutti i cittadini

Chiare le parole del Presidente “Nel caso della Federal Reserve, l’indipendenza è essenziale per la nostra capacità di servire i cittadini. La storia dimostra che le banche centrali indipendenti producono risultati economici migliori”. Per questo il Congresso americano ha sempre lasciato ampi margini decisionali alla banca centrale nel decidere la politica monetaria più adeguata al momento. E alla vigilia di una campagna elettorale che si preannuncia “politicamente sanguinosa” Powell ha voluto sottolineare che “Gli uomini della Federal Reserve hanno mandati lunghi che non sono sincronizzati con i cicli elettorali. Le nostre decisioni non possono essere revocate da altri livelli di governo, se non attraverso mezzi legislativi. Questa indipendenza ci consente e ci costringe a prendere le nostre decisioni di politica monetaria senza tenere conto delle questioni politiche a breve termine”. Un messaggio chiaro ai due schieramenti che si stanno già agitando.

Fed, i dem a favore di Powell, i rep molto meno

Da una parte i dem ( ad eccezione di un Biden più rispettoso) vorrebbero un rapido calo dei tassi. Dall’altra i repubblicani, in mano a Donald Trump, accusano di Powell di volere una rielezione del Presidente attuale. E lo stesso Trump senza mezze misure a proposito di Powell ha detto che “Penso che farà qualcosa per aiutare probabilmente i democratici, se abbassa i tassi di interesse, ma se torno alla Casa Bianca, non credo che il suo mandato sarà rinnovato". Il presidente della Fed, nominato da Trump e riconfermato da Biden , ha ulteriormente rilevato che “l’indipendenza è una concessione eccezionale che bisogna meritare giorno dopo giorno. Il nostro lavoro è pieno di competenza tecnica e obiettività, trasparenza e responsabilità”. Il numero uno della Fed ha tenuto a ribadire che l’obiettivo dell’inflazione al 2% non è ancora stato raggiunto e quindi ci si deve muovere con attenzione e con i dati “a vista”. “Per quanto riguarda l’inflazione, è ancora troppo presto per dire se questi dati  rappresentino qualcosa di più di un semplice rimbalzo”. Le previsioni più gettonate, indipendentemente dalle pressioni politiche, indicano che i tassi di interesse potrebbero scendere di 0,75 punti entro la fine dell'anno dall'attuale massimo di 23 anni del 5,25%-5,5% per raggiungere il 4,625%. Anche se, al momento, nessuno scommette un dollaro sui tre possibili tagli attesi invece dal mercato. Il mondo economico attende, in particolare anche la Bce che segue più o meno a ruota le decisioni americane.

 

 

 

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