La Fed taglia di 50 punti, ma il dollaro non si indebolisce

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di Redazione
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Jerome Powell presidente della Federal Reserve
Economia

La valuta di maggiore spicco è stata tuttavia la sterlina, ancora una volta sostenuta da una banca centrale che ha usato dei toni hawkish e che ha lasciato i tassi invariati e al livello più alto tra i paesi del G10

 

La scorsa settimana, la Federal Reserve ha deciso di sorprendere i mercati e di procedere a un doppio taglio. I mercati azionari sono rimbalzati, ma il dollaro non ha perso terreno. Il fatto che le comunicazioni della Fed siano state meno dovish di quanto la decisione potesse far pensare, suggerisce che la banca centrale non è ancora particolarmente preoccupata per lo stato dell'economia statunitense. Le valute peggiori della settimana sono state quelle rifugio, come pure lo yen giapponese, penalizzato dopo un'altra riunione dovish della Banca del Giappone. La valuta di maggiore spicco è stata tuttavia la sterlina, ancora una volta sostenuta da una banca centrale che ha usato dei toni hawkish e che ha lasciato i tassi invariati e al livello più alto tra i paesi del G10.

 

Con la fine delle riunioni delle principali banche centrali, ci avviamo verso una settimana più tranquilla. Il principale elemento da tenere in considerazione per i trader saranno gli indicatori PMI sull'attività delle imprese per il mese di settembre, pubblicati lunedì nella maggior parte delle principali aree economiche. I numeri dell'Eurozona usciti poco fa sembrano confermare il peggioramento della produzione industriale. Presteremo inoltre molta attenzione al dato sull'inflazione PCE negli Stati Uniti, in uscita venerdì.

 

GBP

La scorsa settimana la Banca d'Inghilterra ha mantenuto i tassi al livello più alto di tutti i paesi del G10, ad eccezione della Nuova Zelanda. Il voto è stato quasi unanime, 8 a 1, e la retorica è stata più aggressiva di quanto ci aspettassimo, suggerendo che il MPC sta prestando molta attenzione all'inflazione dei servizi, ancora elevata. Riteniamo che la sterlina rimarrà ben supportata da tassi relativamente elevati e una crescita economica soddisfacente. Attendiamo i dati PMI di questa settimana per confermare quest'ultimo aspetto.

 

EUR

Le probabilità che la BCE faccia seguire al taglio di settembre un altro taglio in ottobre sembrano essere basse e riteniamo che la persistenza dell'inflazione implichi d'ora in poi un unico taglio per trimestre. Come suggerisce il report di Draghi sulla competitività europea, la stagnazione dell'Eurozona non sembra essere legata ai tassi di interesse. I PMI usciti poco fa, sotto le attese, hanno confermato un’economia in difficoltà, in particolare sul settore industriale.

 

USD

L'impatto sul dollaro del taglio di 50 punti base della Federal Reserve è stato attenuato da un messaggio meno dovish della Fed, in particolare il “dots plot”. La Fed prevede di abbassare i tassi d'ora in poi con maggiore cautela e la sua stima del livello neutrale dei tassi negli Stati Uniti è ancora superiore a quella che i mercati stanno valutando. I dati economici continuano a seguire un andamento pari o leggermente superiore alle aspettative, coerente con una crescita solida nell'ordine del 2-3%, e gli indicatori ad alta frequenza del mercato del lavoro, come le richieste di disoccupazione, non mostrano una tendenza al rialzo dei licenziamenti. Prevediamo che i dati sull'inflazione PCE confermino il modesto rimbalzo delle pressioni inflazionistiche segnalato nel precedente dato sull'IPC e riteniamo che il dollaro USA possa stabilizzarsi vicino ai livelli attuali dopo un'estate difficile.