Ferrari, verso il ritorno di Todt: la mossa per sfidare Mercedes e Red Bull

Rumor. Il Cavallino ha bisogno di una figura che ridia peso politico e il grande ritorno del manager francese farebbe al caso di Ferrari

di Marco Scotti
Economia
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Ferrari, Jean Todt pronto a tornare come super consulente? Il rumor che infiamma il Cavallino

Quattordici titoli mondiali complessivi tra costruttori e piloti. È l’uomo che ha trasformato la Ferrari da un comprimario nel mondo della Formula 1 alla “casa” di Michael Schumacher pentacampione consecutivo. Parliamo ovviamente di Jean Todt il quale il 17 dicembre cesserà il suo ruolo di presidente della Fia. E sarà libero di godersi la pensione a 76 anni da compiere?

Non è quello che ha riportato il Corriere della Sera, secondo cui il manager francese potrebbe tornare alla Ferrari con un ruolo di super consulente. Non lo farebbe certo per soldi, dal momento che l’affanno di arrivare alla fine del mese non fa parte di certo delle preoccupazioni dell’ex team principal del Cavallino. Semmai, darebbe finalmente alla Rossa quel peso politico che è andato progressivamente perduto. Basti pensare ai mondiali che si sono succeduti negli anni e agli esiti catastrofici che sono stati inanellati dopo che Kimi Raikkonen nel 2007 venne incoronato all’ultima gara.

Un pizzico di storia. Todt arriva a Maranello nel 1993. La Ferrari non vince un mondiale piloti da 14 anni (l’ultimo, nel 1979, con il sudafricano Jody Scheckter), ha trionfato in quello costruttori del 1982 e del 1983 ma ha anche vissuto la tragedia della morte di Gilles Villeneuve nel 1982. Ci sono state annate al limite del comico, come il 1989 in cui Gerhard Berger arrivò al traguardo solo tre volte.

Troppi anni senza allori. Per questo Luca Cordero di Montezemolo chiama Jean Todt – che aveva vinto l’anno prima la 24 Ore di Le Mans – a Maranello. I risultati, lentamente, arrivano. Nel 1996 viene ingaggiato il bicampione del mondo Michael Schumacher. Il quale inizia un’inversione di tendenza che diventa sostanziale nel 1999 con il campionato costruttori e, dall’anno successivo, con quel dominio che porterà il tedesco sul tetto del mondo per cinque stagioni consecutive. Schumacher poi lascia, ma a Todt riesce ancora il colpo di coda di vincere nel 2007 con Raikkonen il mondiale piloti e costruttori.

Poi Todt lascia il timone a Stefano Domenicali, che riesce ancora a bissare il titolo costruttori nel 2008. Poi più nulla. L’attuale presidente direttore della Formula Uno ottiene tre terzi posti, un secondo e un quarto nelle stagioni tra il 2009 e il 2013 prima di passare alla Lamborghini. Quello che sta succedendo è che la Ferrari, dopo anni di dominio, ha progressivamente perso potere. Prima, con la grottesca vicenda della Bar Honda con il “buco” che dava un enorme vantaggio competitivo. Poi con lo strapotere Red Bull, infine con l’introduzione dell’era della power unit in cui la Mercedes la fa da padrone (e si ripeterà anche domenica?).

Marco Mattiacci, Maurizio Arrivabene e Mattia Binotto non riescono nell’intento di riportare la Rossa dove merita, ottenendo al massimo dei piazzamenti alle spalle della Mercedes. Sergio Marchionne, che per poco tempo è stato presidente della Ferrari, aveva mostrato come un nome così rispettato nel mondo automotive potesse servire a ridurre il gap tra Ferrari e Mercedes. Tant’è che fino alla sua morte Sebastian Vettel era stato al comando della classifica piloti proprio davanti a Lewis Hamilton. Chiuderà a oltre 70 punti.

Marchionne era talmente rispettato (o forse temuto) che la power unit della Ferrari era la più potente, tanto da far sorgere qualche dubbio. Ma finché è stato lui presidente della scuderia nessun provvedimento è stato preso. Morto lui, le squadre si sono rivoltate. La riprova dello scarso peso politico di Ferrari arriva quando nel 2019 i motori della Rossa vengono messi sotto accusa. Risultato: accordo segreto con la Fia ma l’anno dopo la macchina è un disastro, con una potenza erogata inferiore di 50-60 cavalli. E c’è chi ricorda come Enzo Ferrari, quando subiva un torto, listava la macchina di blu e andava a correre negli Usa. Mentre la storia del motore è stata liquidata come un errore di Maranello.

Se Niki Lauda da super consulente di Mercedes ha fatto le fortune della casa di Stoccarda, di fatto facendo “digerire” alle altre scuderie un nuovo regolamento che era tutto a vantaggio della casa delle tre punte, la speranza è che Jean Todt possa ora fare lo stesso. L’anno prossimo ci saranno nuovi regolamenti in un’ottica anche di riduzione dei costi, che dovrebbero cambiare le carte in tavola. Verrà modificata la scocca, il diametro degli pneumatici e perfino il powertrain. Tutti aspetti che dovranno essere interpretati trovando il giusto bilanciamento tra rispetto delle regole e “scorciatoie”.

E il peso di Todt potrebbe aiutare la Ferrari a realizzare soluzioni al limite del regolamento (o anche un passettino oltre) senza che le altre squadre riescano a fare pressioni in seno alla federazione. Il Cavallino investe circa 400 milioni all’anno nel reparto corse. Rimane sempre il brand più affascinante del comparto e uno tra i più attraenti a livello globale. Ma manca, drammaticamente, di peso politico. Quello che serve per tornare al top è una figura riconosciuta e di spessore come Jean Todt. Basterà?