Fisco, il concordato preventivo non funziona. Chi evade ha già capito tutto
Il nuovo strumento per convincere gli autonomi a pagare viene snobbato. I "furbetti" sanno che non subiranno conseguenze
Fisco, il rischio che il concordato preventivo non funzioni è concreto. Ecco il perché
Il governo Meloni ha lanciato l'iniziativa del Fisco amico, un nuovo metodo per premiare chi paga regolarmente le tasse e recuperare i crediti di chi invece evade, concentrandosi quindi su meno aziende su cui fare accertamenti. Ma questo concordato preventivo - in base a quanto riporta Il Fatto Quotidiano - sembra già avere qualche problema. L'ultima relazione sul rendiconto generale dello Stato, pubblicata qualche giorno fa dalla Corte dei Conti, spiega numeri alla mano perché la lotta al nero continua ad avere le armi spuntate. E chi può, lavoratori autonomi e piccole imprese, - sostiene Il Fatto - ha tutta la convenienza a evadere, con la ragionevole certezza di non subire conseguenze.
Leggi anche: Tempo agli sgoccioli per pagare l'Irpef. Fisco, ecco tutte le scadenze
Nove professionisti su dieci - secondo un sondaggio de Il Sole 24 Ore - hanno fatto sapere che al momento i loro clienti non sono interessati alla misura lanciata dal viceministro dell'Economia Maurizio Leo. Pessime notizie per il governo Meloni, a caccia di gettito per finanziare la prossima manovra. Servono 18 miliardi solo per prorogare le misure in scadenza e dal concordato se ne attendevano 1,8, prima che l’ampliamento dei paletti di accesso convincesse ad azzerare per prudenza gli incassi previsti. Ma le risposte alla survey, che prefigurano un flop non diverso da quello registrato nel 2003 dal concordato tremontiano, sono tutt’altro che stupefacenti se lette insieme ai dati messi in fila dalla magistratura contabile.
Da due settimane - prosegue Il Fatto - i 2,7 milioni di contribuenti soggetti agli indici di affidabilità fiscale (Isa) hanno a disposizione il software con cui calcolare il reddito da dichiarare per poter firmare l’accordo con l’Agenzia delle Entrate. Le simulazioni producono cifre indigeste per chi fa parte della platea degli "inaffidabili". Risultato: gli autonomi con punteggi sotto la sufficienza sarebbero tenuti a dichiarare – e pagarci le relative imposte – decine di migliaia di euro in più rispetto ai redditi attuali. Perché dovrebbero? Il fisco offre in cambio l’esclusione da alcune tipologie di accertamenti (non tutte), insieme a piccoli benefici già concessi a chi ha pagelle fiscali da 8. Troppo poco per accettare il salasso.