Fuga di capitali da Londra a Wall Street: la nuova bolla finanziaria in Europa?

L'inside: cosa potrebbe nascondersi dietro l'emorragia di fondi verso l'estero

di Chiara Morelli
Le banconote false
Economia

Fuga di Capitali, da Londra a Wall street un'emorragia di capitali che potrebbero profilare una nuova bolla finanziaria in Europa

Negli ultimi mesi non è passato inosservato il fatto che da tempo, Wall Street stia drenando ingenti quantità di capitali dalla borsa londinese, ovvero il London Stock Exchange. Per questo diversi analisti e osservatori, scrutando questo deflusso – quantificato dal Financial Times in termini di circa 280 miliardi di sterline, le cui società si sono spostate a Wall Street – hanno iniziato a chiedersi: è forse in arrivo una nuova bolla finanziaria? E che tipo di squilibri potrebbe comportare questa fuga di capitali dall’Europa agli Usa nel prossimo futuro? 

Un’interessante analisi e una possibile risposta a questi quesiti è stata fornita dal presidente di Rockfeller International, Ruchir Sharma, proprio sulle pagine del Financial Times. L’analisi di Sharma - come riportato da InsideOver - evidenzia come, da una parte “la corsa di Wall Street è ad oggi trainata dalla sovra-performance di poche aziende, a partire dai colossi della tecnologia, e addirittura un singolo big come Nvidia sta diventando coi suoi risultati un punto di riferimento chiaro”, e come però, dall’altra, “molte aziende si trovano in condizioni di profitti sovradimensionati che nel medio periodo tendono a decrescere”, rimarcando quindi come “questo potrebbe lasciar nudo il re della finanza internazionale”.

Un altro dato importante da prendere in considerazione è poi il fatto che la crescita economica degli Stati Uniti, sia legata e dipendente dal “debito pubblico”, per cui Ruchir Sharma ha osservato che “ci vogliono quasi 2 dollari di nuovo debito pubblico per generare un ulteriore dollaro di crescita del PIL degli Stati Uniti, un aumento del 50 percento rispetto a soli cinque anni fa. Se qualsiasi altro paese spendesse in questo modo, gli investitori scapperebbero, ma per ora a Washington pensano che l’America possa farla franca con qualsiasi cosa, in quanto principale economia mondiale ed emittente della valuta di riserva”. Ma può allora questo squilibrio, minacciare la stabilità finanziare nel medio lungo termine?

La verità è che in futuro, la mancanza anche di un solo fattore chiave, potrebbe causare danni non indifferenti, poiché, se gli investimenti correnti nel settore dell’intelligenza artificiale non dovessero produrre i risultati attesi, molte scommesse del venture capital americano potrebbero fallire. Inoltre, alcune istituzioni finanziarie avvertono che le aziende Usa potrebbero essere eccessivamente sopravvalutate. Un altro rischio è poi quello della speculazione sulle criptovalute, che potrebbe generare instabilità nei mercati. Dunque, seguendo le riflessioni di Charles Kindleberger, l'euforia come traino della crescita potrebbe anche cedere il passo a un inatteso tracollo. Per questo negli anni a venire, la finanza statunitense avrà bisogno di individuare nuovi settori di espansione e crescita.

Il governo federale potrebbe agire stimolando l'economia attraverso investimenti nel settore della Difesa, ma, d’altra parte, questo potrebbe comportare rilevanti implicazioni geopolitiche, in un contesto internazionale già caratterizzato da tensioni, sia in Medio Oriente, che in Europa, sul fronte russo-ucraino. In definitiva, il rischio di una nuova fase d’instabilità del capitalismo finanziario appare sempre più concreto: un’incertezza che, del resto, è specchio dei tempi.

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