"M&A? Traino del mercato italiano. L'Europa ha bisogno di campioni per competere con Usa e Cina"
Un anno da record per il mercato M&A italiano: 1.421 deal per un valore di 76 miliardi. Le prospettive per il 2025: parla Max Fiani, Partner KPMG e curatore del Rapporto M&A
Orcel punta tutto sulle M&A, l'analisi di KPMG: "Occorre lavorare insieme alla creazione di campioni europei"
Orcel non lascia spazio alle interpretazioni: entro il 2025, UniCredit sarà più grande del 50%. Non è una visione, ma un piano preciso del numero di Unicredit che si alimenterà a colpi di fusioni e acquisizioni. E i numeri sono dalla sua parte. Il 2024 è stato l’anno dei record per il mercato M&A italiano: 1.421 deal conclusi per un valore complessivo di 76 miliardi di euro, metà provenienti da capitali esteri. Tra questi spicca il colpo di Kkr su Tim con i suoi 14 miliardi.
Insomma le parole di Orcel, unite all’affare Tim preannunciano un 2025 d’oro per il mondo delle grandi operazioni finanziarie, con opportunità pronte per chi sa coglierle, lo sottolinea anche Max Fiani, Partner KPMG e curatore del Rapporto M&A in un'intervista con Affaritaliani.it.
Qual è stato il principale driver dietro il raddoppio del valore delle operazioni M&A in Italia nel 2024? Il calo dell’inflazione e i tagli ai tassi di interesse sono stati decisivi o ci sono altri fattori in gioco?
Il 2024 si conferma essere l’anno dei record per il mercato M&A in Italia in termini di numero di operazioni chiuse, con l’aumento del 100% nel controvalore totale dei deal chiusi nel corso del 2024 rispetto al 2023. Nello specifico: 1.421 operazioni portate a termine, per un valore complessivo di oltre 76 miliardi di euro. Nonostante vi sia ancora incertezza a livello geopolitico, l’anno appena concluso è stato influenzato positivamente dall’andamento macroeconomico internazionale e dalla stabilità del fronte politico a livello domestico. Seppur in modo non omogeneo, il 2024 ha fatto registrare una crescita economica accompagnata da un calo dell’inflazione generalizzato. Questi due fattori hanno giocato un ruolo decisivo permettendo alle Banche Centrali di attuare un cambio di politica monetaria, che ha portato l’auspicato avvio del percorso di riduzione nei tassi di interesse, tuttora in atto.
Ciò ha contribuito alla fiducia degli operatori economici e degli investitori, in particolare i più attivi sul mercato M&A, quali i fondi di Private Equity, grazie anche ad un costo del denaro più basso e alla liquidità a disposizione per la finalizzazione di grandi deal. Senz’altro l’incremento nel valore complessivo delle operazioni M&A va ricercato nelle operazioni superiori al miliardo di euro che quest’anno sono state ben 17, un numero particolarmente significativo per il mercato italiano. La principale è stata l’acquisizione da parte di Optics BidCo, Società controllata dal Fondo americano KKR, dell’infrastrutture di rete fissa di Tim, NetCo. Molto attivi sono stati anche gli operatori industriali all’interno dei cosiddetti settori regolati: Telco, Banche e Assicurazioni e Energia.
L’acquisizione di NetCo da parte di KKR rappresenta un punto di svolta per il settore delle telecomunicazioni in Italia. Quali implicazioni avrà per il mercato italiano nel lungo termine?
È sicuramente una operazione spartiacque che avrà implicazioni di medio periodo e potrà avere un impatto non solo in Italia ma anche sugli assetti del settore in Europa. L’operazione consente a TIM di adottare un nuovo modello aziendale che permetterà al Gruppo di competere in maniera più efficace sul mercato Consumer ed Enterprise in Italia, grazie a un maggior focus sulle componenti industriali e commerciali ed una struttura finanziaria più flessibile. I settori delle Telecomunicazione e dei Media tradizionali negli ultimi vent’anni sono stati coinvolti in una rivoluzione, anche tecnologica, e sono di conseguenza alla ricerca di nuovi assetti societari ed organizzativi che possano garantire il loro successo industriale e commerciale, in un contesto competitivo che è completamento mutato ed ancora in forte evoluzione, e che ha visto l’ingresso dirompente di nuovi player, una trasformazione completa dei modelli di business e un regolatore che spesso ha capito in ritardo i profondi mutamenti in corso.
La cessione della rete TIM ha catalizzato il mercato M&A in Italia: quali settori e operazioni, oltre a quello delle telecomunicazioni, stanno beneficiando di questa nuova ondata di attività?
Oltre alle Telco, i settori dominanti sono Banche e servizi finanziari ed Energia. Il settore Energy & Utilities ha registrato 120 operazioni per un controvalore pari a 18,9 miliardi di euro (+197% rispetto al 2023). Interessante notare come nel corso del 2024 ci siano state diverse transazioni che hanno avuto per oggetto asset di generazione green, come parchi eolici e parchi fotovoltaici, a conferma della strategia di crescita nel settore delle rinnovabili, legati ad obiettivi di transizione energetica. Anche il settore Financial Services è stato particolarmente attivo con operazioni di grandi dimensioni. Nonostante un numero inferiore di deal, il controvalore registrato è pari a 13,9 miliardi di euro (un aumento del 150% rispetto al 2023).
L'86% circa del controvalore del mercato M&A italiano proviene da operazioni cross-border. Come possono le imprese italiane attrarre ancora di più investitori esteri mantenendo al contempo il controllo strategico?
Le operazioni cross border hanno guidato il mercato M&A in termini di controvalore, con oltre 64 miliardi di euro. Sempre più il mercato M&A italiano è contraddistinto da operazioni transfrontaliere, in entrambe le direzioni, e sempre più lo strumento dell’M&A contraddistingue i percorsi di internazionalizzazione delle imprese, spesso con l’ausilio del Private Equity.
Tutto ciò conferma una tendenza ben definita e in crescita: da un lato il forte interesse degli investitori esteri per il Made in Italy e dall’altro il coraggio imprenditoriale che contraddistingue le nostre imprese famigliari, che le guida nell’affermarsi sui principali mercati esteri al fine di creare dei player di caratura internazionale. Per attrarre ancora di più gli investitori esteri le imprese italiane dovrebbero sfruttare lo strumento della crescita per linee esterne al fine di creare dei poli industriali, nei settori di eccellenza del Made in Italy, andando a realizzare un gruppo di dimensioni medio/grandi in grado di competere efficacemente a livello europeo e non solo. Tale strategia può essere intrapresa sia tramite il sostegno del Private Capital sia attraverso percorsi di aggregazioni con altre società industriali leader nel settore o complementari.
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Quali rischi intravede per il mercato M&A italiano nel 2025, considerando il contesto geopolitico e le possibili fluttuazioni nelle politiche monetarie globali?
Il 2025 si preannuncia molto positivo grazie ad una pipeline di operazioni importante, alle aspettative di ulteriori riduzioni nel costo del denaro e per imminente attesa di una risoluzione del conflitto in Medio Oriente e auspicabilmente anche in Ucraina. Le principali incertezze rimangono legate ad alcuni settori industriali e manufatturieri dove il calo delle produzioni perdura da diversi mesi. Questo, per altro, potrebbe portare ad ulteriori consolidamenti di settore, alla ricerca di sinergie e a maggiori investimenti in tecnologia. I principali rischi sono legati al cambiamento delle condizioni esistenti, economiche e politiche, in particolare sul fronte del commercio internazionale fra grandi blocchi economici, America, Cina, Russia ed Europa, e a quelle che saranno le politiche tariffarie imposte dalla nuova amministrazione americana che a brevissimo si insedierà.
C’è però da dire che a questi mutamenti repentini e alla difficoltà nel fare previsioni gli operatori industriali sono ormai abituati; il mercato, d’altro canto, ha sviluppato una definita resilienza e alle incertezze spesso gli operatori hanno risposto anche attraverso operazioni di M&A trasformative.
Che effetti avrà l’operazione UniCredit-Commerzbank sul settore bancario europeo e sul ruolo dell’Italia nel mercato finanziario?
Il settore dei Financial Services ha la necessità di creare dei campioni europei che possano competere ad ‘armi pari’ con i grandi player americani e cinesi del settore. Operazioni M&A cross-border fra grandi aziende europee, a condizioni di mercato, sono sempre auspicabili per garantire profili competitivi adeguati in un panorama di settori già globali e dove le aziende non europee, oggi, hanno un chiaro vantaggio competitivo, spesso legato alle dimensioni e ad un contesto regolatorio diverso e più favorevole. Occorre lavorare insieme alla creazione di campioni europei, che possano raccogliere le sfide competitive che ci troviamo davanti, in contesti che richiedono sempre maggiori investimenti e capacità di reazione e di adozione di nuovi strumenti in tempi sempre più rapidi.