Galateri, dagli Agnelli a Mediobanca.In pensione l'uomo che parlava ai salotti

75 anni, è uno di quei manager che hanno accompagnato una parte consistente del capitalismo italiano: da Ifil e Fiat a Mediobanca e da Tim a Generali

di Marco Scotti
Gabriele Galateri
Laprese
Economia
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Nel corso della sua carriera, la progressiva presenza nei salotti buoni della finanza 

“Ho fatto i conti e quasi con stupore verso me stesso ho realizzato che sono ben 11 anni che rivesto la carica di presidente di Generali. Si aggiungono oltre sette anni di vicepresidenza. Questa lunga esperienza mi porta a condividere pienamente il desiderio di rinnovamento del Consiglio che credo sia in definitiva la base della valutazione della mancanza di indipendenza da Codice di Autodisciplina, come fatto preclusivo alla mia permanenza nella carica di presidente. Uscirò quindi dal Consiglio in piena serenità e unità d'intenti ringraziando i colleghi che hanno speso generose parole nei miei confronti e tutti i dipendenti del Gruppo per lo straordinario e appassionato lavoro svolto in questi anni”. 

È questa la comunicazione che Gabriele Galateri di Genola, presidente uscente di Generali, ha letto all’inizio della discussione in consiglio di amministrazione. Il punto all’ordine del giorno era la definizione della short list di nomi che verranno presentati come lista del consiglio in previsione dell’appuntamento di aprile per il rinnovo delle cariche.

Galateri, 75 anni compiuti da un mese, è uno di quei manager che hanno accompagnato una parte consistente del capitalismo italiano. Dopo un Mba alla Columbia University, è stato anche direttore finanziario del gigante Saint Gobain. Nel 1977, poco più che trentenne, viene chiamato alla Fiat di Cesare Romiti come responsabile del settore finanza estera. Nella galassia degli Agnelli ci rimane senza soluzione di continuità fino al 2003. È stato amministratore delegato di Ifil, la “cassaforte” di famiglia, dal 1986 al 2002. Poi, nel gennaio di quell’anno diventa co-amministratore delegato di Fiat insieme a Paolo Fresco. Un unicum nella storia dell’azienda automobilistica che naufraga dopo meno di un anno. 

L’11 dicembre del 2002, infatti, annuncia l’addio alla poltrona di ceo, dichiarando che “ci vuole un manager con un’esperienza industriale per la guida dell’esecutivo del gruppo Fiat”. Fresco rimase al suo posto per un altro anno, prima di lasciare a Giuseppe Morchio. Dal 2003 inizia la progressiva presenza nei salotti buoni della finanza da parte di Galateri. Viene nominato presidente di Mediobanca e in piazzetta Cuccia affronta il difficile passaggio generazionale che fa seguito all’uscita di Vincenzo Maranghi (il successore di Enrico Cuccia) e l’ascesa dei due manager più affermati, Renato Pagliaro e Alberto Nagel che Cesare Geronzi ribattezzerà perfidamente “giovani vecchi”. 

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Nel 2007, alla naturale scadenza del mandato, lascia  Mediobanca perché indicato dalla stessa Piazzetta Cuccia come nuovo presidente di Telecom Italia. Sono gli anni in cui a guidare le sorti dell’ex-Sip arrivano Intesa Sanpaolo, Sintonia, Telefonica, Generali e, appunto, Mediobanca. Galateri lavora in tandem con l’amministratore delegato Franco Bernabè (che oggi è tornato ad avere a che fare con Tim dopo la nomina a strategic advisor di Dazn) fino alla scadenza del consiglio di amministrazione nel 2011. A quel punto, Bernabè diviene presidente esecutivo, Marco Patuano amministratore delegato e Galateri diventa presidente di Generali, carica che manterrà fino a oggi.

Durante la sua presenza al vertice del consiglio di amministrazione succede di tutto. Il ceo Giovanni Perissinotto entra in rotta di collisione con Leonardo Del Vecchio, socio forte del Leone, che ne chiede (ottenendone) la testa. È poi la volta di Mario Greco, manager apprezatissimo a Trieste ma poco disposto a piegarsi alle logiche di potere, che infatti lascia nel 2016 per andare a guidare Zurich.

Dopo Greco è la volta di Philippe Donnet, l’attuale amministratore delegato. Durante gli ultimi mesi l’insoddisfazione di Del Vecchio, della Fondazione Crt e, soprattutto, di Francesco Gaetano Caltagirone monta progressivamente. Fino alle clamorose dimissioni dello stesso Caltagirone, cui fa seguito una lettera di risposta del cda, firmata dallo stesso Galateri, che respinge al mittente qualsiasi accusa sulla governance.

Che farà l’ormai ex presidente di Generali? La moglie, Evelina Christillin è ai vertici della Fifa dopo essere stata a capo del comitato delle Olimpiadi invernali di Torino nel 2006. Sarà giunto il momento di abbandonare, una volta per tutte, il salotto buono?

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