Garbi (Banca Sistema): "Pnrr sopravvalutato, ci sarà la recessione"

L'amministratore delegato di Banca Sistema ad Affari: "Nessun timore per le elezioni italiane"

di Marco Scotti

GIANLUCA GARBI AD BANCA SISTEMA
Economia
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Garbi (Banca Sistema): "L'impatto del Pnrr è sopravvalutato"

“Non voglio dire qualcosa di politically uncorrect, ma mi sembra che si stiano sovrastimando gli effetti del Pnrr. Noi viviamo un’economia di guerra e non mi aspetto repentine inversioni di tendenza”. Gianluca Garbi, vicepresidente di Borsa Italiana e amministratore delegato di Banca Sistema, commenta con Affaritaliani.it il momento che stiamo vivendo, partendo dallo spread che è tornato a salire così come il rendimento dei titoli di stato.

Garbi, per il momento non sembra esserci un allarme rosso post-elettorale, ma i rendimenti dei btp stanno salendo.
Come da attese da parte degli operatori di mercato lo spread non si è particolarmente mosso, i risultati elettorali non hanno creato uno smottamento e lo spread si è allargato leggermente ma non certo per un effetto delle urne. Il tema dei rendimenti è più europeo e questi stanno continuando a salire per far fronte alle problematiche dell’inflazione. Si stanno però sommando altre vicende, in primis le mosse del Regno Unito che, con le scelte di Liz Truss, ha fatto crollare la sterlina costringendo la BoE a intervenire d’urgenza. Al momento, dunque, prevediamo un’impennata dei tassi d’interesse per tutto il 2022 e per parte del 2023.

Che momento stiamo vivendo?
Siamo in un’economia di guerra mondiale, ed è un momento molto difficile da comprendere e da gestire. Le banche sono quelle che guadagneranno maggiormente non appena vedremo la ripresa. 

Il Pnrr agevolerà la ripartenza economica?
Non vorrei sembrare politically uncorrect, ma a mio avviso il Pnrr è un po’ sopravvalutato dal punto di vista finanziario. È estremamente positivo perché ha permesso di mettere ordine nelle priorità e di dettare un’agenda. Ma dal punto di vista finanziario non è che mancasse la liquidità. Se un progetto è valido viene finanziato a prescindere dal Pnrr, tant’è che molti Stati non hanno chiesto finanziamenti addizionali, ma solo quelli a fondo perduto. 

Ci sarà una recessione?
Il quarto trimestre del 2022 dovrebbe presentare una “non crescita”, ma il dato cumulato sarà comunque positivo. Mi aspetto invece una vera e propria recessione nel 2023, soprattutto in Paesi come la Germania.

Gli interventi della Bce come si orienteranno?
La Banca Centrale Europea è stata chiara: vuole combattere a ogni costo il problema inflattivo. Per questo alzerà più volte i tassi fin tanto che le proiezioni prospettiche dell’aumento dei prezzi non torneranno sotto controllo. A quel punto si fermerà, diversamente dalla Fed che però non deve fronteggiare l’incremento del costo dell’energia.

Quanto continuerà la luna di miele tra i mercati e il neo-eletto governo di centro-destra?
Il primo banco di prova sarà rappresentato dalla scelta dei ministeri economici. Poi ci sarà la Legge di Bilancio, e lì si vorrà andare a vedere quali misure verranno individuate e come saranno finanziate. Ci sono vari modi per trovare le risorse, ad esempio con il taglio del reddito di cittadinanza. Ma intanto bisognerà procedere a un intervento urgente per calmierare il costo dell’energia e gli interventi potranno essere di tue tipi.

Quali sono?
Il primo è quello adottato per esempio in Spagna, dove il beneficiario riceve direttamente uno storno e quindi il costo arriva già calmierato all’utilizzatore. Il secondo invece è quello di una redistribuzione: il costo delle bollette viene fatto salire perché poi, attraverso un sistema di contributi, si aiutano le persone. Le due cose, nonostante abbiano un impatto simile dal punto di vista finanziario, non sono comparabili. Nel primo caso si arginano i prezzi, nel secondo no, si lascia libero sfogo all’inflazione perché tanto ci sarà qualcuno che paga per molti (ma non per tutti). È anche un problema di percezione.

A proposito, queste bollette così elevate sono qui per restare? I mercati che cosa pensano della guerra?
Sono convinti che sia destinata a durare ancora a lungo. Ad oggi non si vedono spiragli, anzi, al contrario, la preoccupazione è che si possa andare avanti così ancora a lungo. Tutti fanno molto affidamento sulla Cina, che però si mantiene estremamente ambigua anche sulle piccole cose. 

La Cina però non sta crescendo molto, ha registrato un calo della produzione industriale ed è il Paese asiatico che registra la performance peggiore: viene da pensare che in questo momento sia più concentrata sulle sue dinamiche interne che a fare da ago della bilancia della guerra…
La Cina ha un problema di crescita, ma è anche vero che se in altre parti del mondo le recessioni vengono affrontati altrimenti la popolazione insorge, diciamo che a Pechino non c’è questa eventualità. Resta da capire se verranno fatte delle scelte: se andiamo avanti sulle rinnovabili e sulle auto elettriche, sappiamo già che pannelli solari, batterie e accumulatori arrivano da lì. Diciamo che in futuro la Cina potrebbe trovarsi ad avere un vantaggio competitivo senza fare sostanzialmente nulla.

Si aspetta un cap al prezzo del gas?
Così sembra, ma bisogna capire se sarà solo sul gas russo o su tutto il gas in generale. Le aziende però devono contestualmente fare fronte a due problemi: l’incremento del costo dell’energia e l’aumento dei tassi d’interesse e quindi del costo di nuova finanza.

Facciamo qualche esempio pratico…
Se la principale banca del Paese, Intesa Sanpaolo, emette un’obbligazione con una cedola al 4,5%, viene difficile pensare che un’azienda possa farlo a meno del 5,5% a voler essere ottimisti. E con i tassi che continueranno a salire entro l’estate prossima le aziende pagheranno un costo del denaro che supererà facilmente il 6%. E questo sarà un problema notevole per le aziende che sono già indebitate. 

Si attende grandi manovre nel settore bancario?
I tassi d’interesse e la volatilità contribuiscono ad aumentare la marginalità delle banche. Questo però non significa automaticamente che ci saranno nuove fusioni, anche perché il sistema è molto più solido rispetto al passato. Se anche dovesse esserci un incremento degli Npl, non necessariamente si tramuterebbe in un problema di capitale per gli istituti di credito. 

Il sistema delle garanzie ha retto ma non può essere eterno: che cosa si aspetta?
Le garanzie pubbliche esistevano prima del Covid, tramite Bei e Mediocredito Centrale, e continuano a esserci anche ora che l’emergenza pandemica è tramontata. È un sistema estremamente efficace se si guarda il tema dal punto di vista macroeconomico, nel senso che il tasso di default viene assorbito dal sistema. Certo, a livello micro non sempre funziona, come successo con i Confidi che sono andati in crisi proprio perché avevano una vocazione locale. 

Tornando all’Italia, che cosa vi aspettate sull’azionario?
La volatilità rimarrà elevata. Ma mi aspetto che alcuni settori possano crescere in maniera vistosa. È il caso di alcuni segmenti di nicchia del food: se davvero dovessimo rinunciare al grano o dovesse avere prezzi troppo elevati, investire su altri cereali come il riso potrebbe portare nuove opportunità.