Generali, anche Fondazione Crt pronta a salire.Ma a Torino scoppia il malumore
Verso un nuovo statuto?
Il Cda dell'ente torinese si è riservato il diritto di salire ancora nel capitale del Leone
In Generali, in vista dell’appuntamento di aprile del rinnovo degli organi sociali, non ci saranno solo gli acquisti continui (che secondo alcune indiscrezioni arriveranno fino a portare il patto di consultazione intorno al 18%) dei due grandi azionisti Francesco Caltagirone e Leonardo Del Vecchio. Anche la Fondazione Crt, socia del Leone con l’1,232%, studia l’arrotondamento della propria quota nel capitale del gruppo triestino.
Secondo quanto rivelano infatti ad Affaritaliani.it alcune fonti interne all’ente torinese, nel consiglio di amministrazione di metà settembre in cui la fondazione ha deciso di aderire con il proprio pacchetto di 19.482.665 azioni al patto di consultazione siglato l’11 settembre dal patron del Messaggero e dal presidente di Essilux per incidere sulla governance della compagnia assicurativa, il presidente Giovanni Quaglia e l’intero board si sono riservati il diritto di salire ancora nel capitale dell'assicurazione guidata da Philippe Donnet. Arrotondamento che, secondo le fonti, potrebbe arrivare fino al 2%.
"Tenuto conto della solida situazione patrimoniale di Generali, dei flussi reddituali assicurati e delle prospettive di crescita della società di assicurazioni, si ritiene opportuno valutare la possibilità di espandere l’investimento fino ad un massimo del 2% del capitale sociale, da realizzare in modo graduale ed avuto riguardo alle condizioni complessive dei mercati e del titolo in particolare", si legge infatti a pagina 4 del verbale della riunione del 14 settembre di cui Affaritaliani.it ha preso visione.
Le azioni verrebbero poi ovviamente apportate immediatamente al Patto che al momento, secondo gli ultimi acquisti (risalenti alla scorsa settimana) di Caltagirone (al 7,3%) e del patron di Delfin (al 5,86%), è salito complessivamente a quota 14,38%.
La gestione della partita Generali, come anche altre due grandi partite della finanza che la fondazione torinese ha giocato negli ultimi mesi da protagonista in quanto azionista (la vendita di Aspi da Atlantia a una cordata guidata da Cdp e l'operazione di acquisizione di Mps da parte di UniCredit) hanno creato dei malumori negli organi interni dell'ente dove fra un anno si aprirà la stagione delle nomine.
I mal di pancia si localizzano in particolare nel consiglio di indirizzo che, come recita il primo comma dell'art. 14 dello statuto della Crt, è l'organo "investito della determinazione dei programmi, delle priorità e degli obiettivi della fondazione, nonché della verifica dei risultati", organismo formato da 18 componenti indicati dagli enti territoriali piemontesi e dal mondo delle istituzioni torinesi e che nomina presidente e Cda.
Tanto che le fonti rivelano che sono già al lavoro gruppi informali di consiglieri che stanno setacciando lo statuto della Crt mettendolo a confronto conle carte delle altre grandi fondazioni italiane per limitare i poteri del consiglio di amministrazione. Circolano già bozze modificate.
Il motivo dei malumori e delle iniziative di modifica delle regole di funzionamento dell'ente? Sulle grandi partite di Piazza Affari che riguardano il grosso del portafoglio investimenti della Crt, Quaglia avrebbe tenuto le carte coperte fino all'ultimo e solo nelle quattro mura del board. "No comment" dalla fondazione, dove sul tema dello statuto "si precisa che il consiglio di indirizzo non ha competenze in materia di gestione finanziaria, non approva né rifiuta".
@andreadeugeni