Generali, Greenpeace fa breccia: stop alle polizze al carbone entro il 2030

La nuova strategia sul cambiamento climatico: giù le emissioni del portafoglio azioni-bond del 25% entro il 2025, 8,5-9,5 miliardi di investimenti "green" e...

di Andrea Deugeni
Economia
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Generali, basta carbone!”, aveva tuonato Greenpeace anche prima dell’ultima assemblea del Leone il 29 aprile, tornando a chiedere come ha fatto negli ultimi tre anni, con tanto di blitz (vedi le foto) all’appuntamento primaverile con gli azionisti, un maggiore impegno del Leone nella lotta al riscaldamento globale. Impegno fatto di azioni immediate perché miniere, centrali, oleodotti e gasdotti non potrebbero più operare senza copertura assicurativa.



E così dopo l’ultimo report “Cambiamento climatico assicurato. L’ostinato supporto di Generali al carbone europeo” a firma Re:Common-Greenpeace Italia e vista la crescente attenzione degli investitori per emittenti che rispettano i criteri Esg, Philippe Donnet ha aggiornato la strategia sul clima della compagnia, recependo le richieste di Greenpeace soprattutto per quanto riguarda le tempistiche per l’interruzione della forniture di coperture assicurative (underwriting) e investimenti in società del settore del carbone nell’area Ocse, portando a zero l’esposizione a questo combustibile fossile entro il 2030 (ed entro il 2038 - per le polizze - e il 2040 - per gli investimenti - nel resto del mondo). Azzeramento che Greenpeace, invece, chiedeva per il 2028 senza fare distinzioni di area geografica.


 

Nel mirino degli ambientalisti erano finiti le polizze Generali e gli investimenti in alcune tra le più inquinanti centrali e miniere di carbone d’Europa, in particolare la polacca Pge e la ceca Čez, aziende pubbliche, che hanno tra i più alti livelli di emissioni di gas serra nel Vecchio Continente e, ancora, la ceca Eph e la tedesca Rwe, “altre due società e energetiche - ha accusato Greenpeace Italia a fine marzo - molto impattanti sul clima del Pianeta e la salute delle persone, dal momento che fanno del carbone la propria bandiera”. Investimenti in tutto a gennaio 2021, secondo i calcoli di Re:Common-Greenpeace su dati Refinitiv, per 203 milioni di euro.

Dopo l’impegno di febbraio 2018 di Donnet a disinvestire gradualmente circa due miliardi di euro di asset carboniferi puntando a uscire definitivamente dal settore, Generali ora ha definito una roadmap precisa. A fronte del target dicarbon neutrality” del portafoglio di investimenti diretti entro il 2050 in linea con gli Accordi di Parigi, la compagnia prevede di ridurre le emissioni di CO2 del portafoglio di azioni e bond del 25% entro il 2025.

Inoltre, dopo aver collocato con successo la scorsa settimana il suo primo sustainability bond (un'obbligazione Tier 2 denominata in euro con scadenza giugno 2032 per un importo pari a 500 milioni), il Leone prevede nel periodo 2021-2025 investimenti “green” e sostenibili tra 8,5 e 9,5 miliardi di euro. Sono due infatti i binari su cui si muove il gruppo: da una parte l’underwriting di polizze e dall’altro gli investimenti.

Infine, nell’anno in cui l’Italia è presidente del G20 e vice-presidente della COP26, Generali ha fatto sapere di aver superato il target di investimenti verdi fissato nel piano di inizio 2018 a 4,5 miliardi entro il 2021 con un anno d'anticipo, realizzando a fine 2020 investimenti per 6 miliardi.

Intanto, dopo le indiscrezioni circolate all'annuncio dell'Opa totalitaria da parte di Generali che ha già in portafoglio il 24% del capitale, la veronese Cattolica Assicurazioni ha comunicato al mercato di aver scelto Citigroup e Kpmg come advisor finanziari del Cda per la valutazione dell'offerta (6,75 euro per azione) del Leone. Lo studio Chiomenti, invece, assisterà il board per gli aspetti legali dell'operazione.

@andreadeugeni