Generali, Pellicioli contro Caltagirone: il suo piano è irrealizzabile
Pellicioli contro la strategia per il nuovo corso di Generali. Una proposta poco chiara che lascia incerti gli investitori sul futuro della compagnia
Generali, Pellicioli boccia il piano di Caltagirone: "Allarmante dovesse vincere sua lista"
Un attacco, frontale, da parte di un manager storicamente accorto e discreto: Lorenzo Pellicioli, amministratore delegato del gruppo DeAgostini fino a giugno di quest’anno, si lancia contro il piano di Francesco Gaetano Caltagirone – “Awakening the lion” – per il nuovo corso di Generali.
"Una vittoria della lista proposta da Caltagirone sarebbe allarmante" – ha detto a Bloomberg il manager dell’azienda novarese – perché il costruttore romano, tra gli imprenditori più liquidi in Italia, "ha proposto una strategia poco chiara che, dati i suoi termini vaghi, rischia di lasciare gli investitori incerti sul futuro della compagnia".
In particolare, sotto la lente d’ingrandimento di Pellicioli è finita la “cura dimagrante” proposta da Caltagirone che dovrebbe portare a 600 milioni di euro di risparmi all’anno. Una cifra notevole anche su un bilancio poderoso come quello di Generali. Numeri che avevano già allarmato i sindacati, pronti a tutto pur di evitare sforbiciate a Trieste sul personale.
Ovviamente, Pellicioli, da sempre in grande sintonia con Alberto Nagel e Mediobanca, ha mostrato apprezzamento per l’operato del ceo uscente Philippe Donnet, finito invece nel mirino di Caltagirone, Del Vecchio e della fondazione Crt. Secondo Pellicioli, il manager francese “ha realizzato ogni singolo piano che ha annunciato. Sotto il suo mandato Generali si è espansa in prodotti più redditizi, ha tagliato il debito, migliorato la solvibilità, distribuito dividendi e, ultimo ma non meno importante, ha consegnato una strategia di M&A molto solida e realistica”.
In un solo giorno, dunque, Francesco Gaetano Caltagirone deve subire due attacchi frontali. Il primo da parte del presidente uscente di Generali, Gabriele Galateri di Genola, il secondo da Pellicioli stesso. Il quale ha confermato che il Gruppo De Agostini manterrà i diritti di voto sull’intero 1,44% della società – un pacchetto che formalmente è in vendita ma che verrà mantenuto nominalmente fino ai giorni successivi all’assemblea.
Il livello dello scontro, a questo punto, a poco più di tre settimane dal redde rationem, è ormai elevatissimo. La Consob ha dichiarato ufficialmente che non c’è stato alcun concerto da parte dei “pattisti” (che hanno poi comunque sciolto il patto per evitare di incorrere nell’obbligo di opa). Al contempo, non risulta che siano mai stati depositati quesiti ufficiali sull’azioni prese in prestito da Mediobanca (oltre il 4% del capitale di Generali).
Dunque, tutto si giocherà sulla capacità di convincimento del “roadshow” condotto dal tandem Costamagna-Cirinà per la lista Caltagirone o dal desiderio degli azionisti di continuare con una linea prudente, come quella di Donnet, che ha però permesso di ottenere total shareholder return (cioè il ritorno per gli azionisti) superiori agli “odiati” francesi di Axa e tedeschi di Allianz.
Saranno quindi i proxy advisor, i fondi che suggeriscono le mosse, a prendere la decisione finale e a far pendere l’ago della bilancia da una parte o dall’altra. Ma in queste settimane, c’è da giurarsi, si assisterà a una guerra vera e propria. Preludio di quella che, nel 2023, infiammerà Milano e Piazzetta Cuccia in particolare per il rinnovo del cda di Mediobanca.