Generali, gli scenari a confronto per la governance futura

Cosa accadrà lo vedremo il 24 aprile, la partita è complessa

di redazione economia

Philippe Donnet
Economia

Generali, la resa dei conti per il fututo del Leone

Cresce l’attesa per l’assemblea di Generali del 24 aprile, il cui voto determinerà la futura governance del Leone. Due le posizioni a confronto, o meglio le prospettive future: la stabilità rivendicata dall’azionista di maggioranza Mediobanca, interpretata dai risultati raggiunti dal ceo Philippe Donnet; l’ipotesi di un gruppo di controllo diverso, in mano all’asse costituito da Caltagirone e Del Vecchio, con la conseguente rinuncia, in buona sostanza, all’attuale assetto da “public company”.

Ricapitoliamo. Ecco le liste. Quella di Mediobanca è composta da Andrea Sironi (candidato presidente), Clemente Rebecchini, Philippe Donnet (candidato amministratore delegato), Luisa Torchia, Lorenzo Pellicioli, Clara Hedwig Frances Furse, Antonella Mei-Pochtler, Patricia Estany Puig, Umberto Malesci, Alessia Falsarone, Elena Vasco e Giorgio Valerio.

Quella di Caltagirone, di minoranza ma “lunga”, punta a formare, in ogni caso, un gruppo “di disturbo”. Da ricordare infine che è stata presentata la lista dei gestori italiani, messa a punto da Eurizon, Fideuram, Poste, Anima, Mediolanum, in totale lo 0,7% del capitale Generali. Capolista è Roberto Perotti, seguito da Francesca Dominici, Annelise Sacks e Leopoldo Attolico.

La lista Caltagirone può contare soprattutto sul voto dello stesso imprenditore romano, che in portafoglio ha l’8% di azioni Generali, sul 10% circa di Delfin (la finanziaria della famiglia Del Vecchio), a cui potrebbe aggiungersi il significativo sostegno del 4,5% in mano a Edizione Holding della famiglia Benetton.

Sull’altro fronte c’è il 13,1% controllato direttamente da Mediobanca, sulla cui lista dovrebbero convergere la maggior parte dei voti degli investitori istituzionali che vogliono mantenere Donnet e Sironi alla guida della compagnia per un altro triennio. Possibile ago della bilancia sarà Unicredit, che ad oggi detiene il 5,543% del capitale, tra partecipazione diretta e indiretta. 

Cosa accadrà lo vedremo il 24 aprile, la partita è complessa. Ciò che invece è già noto sono i risultati che Donnet ha portato nei nove anni al vertice del Leone: la capitalizzazione in Borsa è passata da 15 a 51 miliardi di euro, con un ritorno per gli azionisti del 320%; l’utile netto è salito del 5,4%, a quota 3,77 miliardi.

Con Donnet nel prossimo futuro è prevista anche la crescita internazionale, in chiave europea, attraverso l’accordo di “alleanza” sottoscritto con i francesi di Natixis, per realizzare un gruppo assicurativo da 1.900 miliardi di asset, in prospettiva tra i primi del Vecchio continente. Una possibilità di sviluppo che va a valorizzare il risparmio italiano, ma segue anche la logica politica di una più forte collaborazione fra Paesi europei. Donnet sul punto ha chiarito che “il risparmio nazionale resta protetto” e che “il gruppo rimarrà indipendente perché Generali manterrà sempre il pieno controllo sui soldi che i nostri clienti ci affidano”. 

In una recente intervista al Corriere della Sera, Donnet ha sottolineato che “il procedimento autorizzativo offre l’opportunità di illustrare tutti gli aspetti di un accordo che abbiamo proposto perché riteniamo sia molto buono per Generali e per tutto il sistema Paese. Sarà l’occasione per fare chiarezza sui dubbi e sulle perplessità. Se, diversamente, durante il processo emergeranno ancora riserve reali o incomprensioni da parte del governo, il consiglio non le ignorerà”.

L’obiettivo, dunque, è consolidare prima quei numeri di bilancio che hanno fatto del 2024 un anno record, con un risultato operativo e un utile netto rispettivamente a 7,3 miliardi (+8,2%) e a 3,77 miliardi (+5,4%); e poi guardare a ulteriori processi di sviluppo in grado di fare crescere ancora di più la Compagnia.

LEGGI TUTTE LE ULTIME NOTIZIE DI ECONOMIA

Tags: