Generali, spunta il terzo incomodo. Assogestioni prepara la terza lista

Secondo quanto rivela il Sole 24 Ore, l'associazione italiana che rappresenta gli operatori del gestito ha avviato i preparativi per la terza lista ad aprile

Philippe Donnet, amministratore delegato di Generali 
Economia
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Gli investitori istituzionali, italiani ed esteri, rappresentano quasi il 35% del capitale delle Generali

Nella battaglia in atto per il futuro governo delle Assicurazioni Generali, Assogestioni avvia i preparativi per la terza lista e ha già individuato l'head hunter che la può supportare in questo percorso. Normalmente si affida a due nomi, Russell Reynolds Associates o Heidrick&Struggles International. Nel caso specifico, scrive Il Sole 24 Ore, si sarebbe optato per far scendere in campo il secondo essendo il primo già in campo per la lista del consiglio uscente della compagnia. Una decisione finale al momento non sarebbe ancora stata assunta ma nel frattempo i preparativi sono stati avviati.

Dopo un confronto in cui è stata ventilata l'ipotesi di non scendere in campo e di lasciare che i due contendenti -da un lato la lista promossa dal cda e sostenuta da Mediobanca e dall'altro quella dei pattisti (Francesco Gateano Caltagirone, Leonardo Del Vecchio e Fondazione Crt)- si sfidassero in assenza di terzi, alla fine la maggioranza avrebbe spinto per presentarsi all'assise. Si è ritenuto che la scelta di fare un passo indietro, compiuta in occasione dello scontro tra Elliott e Vivendi per il controllo del cda Tim, non potesse essere pedissequamente replicata in questo scenario.

Che risulta molto diverso. All'interno del comitato dei gestori, di cui fanno parte anche la stessa Piazzetta Cuccia e il Leone di Trieste, entrambi presumibilmente impossibilitati a intervenire sulla questione per evitare potenziali conflitti di interesse, sono in molti a voler comporre il proprio elenco di candidati. Può Assogestioni chiamarsi deliberatamente fuori dal cda delle Generali? La risposta, data dai più, è stata no. Non foss'altro perchè gli investitori istituzionali, italiani ed esteri, rappresentano quasi il 35% del capitale del Leone (anche se non tutti si presentano in assemblea).

E soprattutto negli ultimi anni hanno sempre raccolto un consenso piuttosto esteso e tendenzialmente sempre in crescita. Difficilmente potrà essere proposto il tandem della scorsa tornata di rinnovo del board. Cruciale per l'associazione, in ogni caso, è capire quanti voti deve raccogliere per avere la certezza di ritagliarsi almeno una poltrona nel cda. Esercizio molto complesso.

Di certo, fanno notare in molti, i numeri raccolti nelle ultime assisi, dovrebbero garantire almeno una poltrona. E non ci sarebbe ragione perchè il consenso per Assogestioni possa essere inferiore al 15% del capitale. Dirimente, infatti, per assicurarsi un posto è che tra le seconda e la terza lista non ci sia una differenza eccessiva di voti. A riguardo un dato cruciale sarà quello della partecipazione.

All'ultima assemblea si è presentato circa il 51,52% del capitale male attese sono che ad aprile si possa raggiungere almeno il 65% di quota. Di questa circa un 45% è da attribuire ai grandi azionisti (compresi i Benetton che all'assise del 2019 si erano schierati con Assogestioni), che evidentemente dirotteranno i propri voti sulla lista del cda o su quella del patto. Resta circa un 20% fatto di fondi e di retail. Un bacino importante a cui l'associazione può puntare.

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