Germania in recessione? Non è una crisi temporanea. L'onda d'urto si farà sentire in tutta l'Europa
Berlino è un fondamentale partner commerciale per l'Italia con esportazioni verso la Germania che hanno superato gli 80 miliardi di euro
Olaf Scholz
Da motore dell'Ue a freno: la Germania rallenta e l'Italia trema
Da “locomotiva d’Europa” a “vagone di coda”, la Germania sta attraversando una fase critica che potrebbe influenzare l'intera area euro. Quella che un tempo era considerata la potenza trainante della crescita europea, si ritrova oggi appesantita dalle sue stesse scelte strategiche. Prima la dipendenza energetica dalla Russia, che garantiva costi contenuti, poi il brusco rallentamento della domanda cinese, hanno destabilizzato un modello di sviluppo basato sulle esportazioni. A complicare ulteriormente il quadro, ci sono gli effetti negativi dei tassi d’interesse elevati, che stanno colpendo duramente il settore manifatturiero e il comparto automobilistico, entrambi pilastri del “Made in Germany”. Un esempio emblematico? Volkswagen, che ha ventilato l'ipotesi di chiudere una delle sue fabbriche storiche, una mossa che solo pochi anni fa sarebbe stata impensabile.
Il rischio per la Germania è che questo calo non sia solo una frenata temporanea, ma che si trasformi in una crisi strutturale, mettendo in discussione la competitività delle sue imprese. E quando la Germania rallenta, l’onda d’urto si fa sentire anche al di qua delle Alpi. L’Italia, con un'economia profondamente interconnessa a quella tedesca, è particolarmente vulnerabile. Berlino è il nostro principale partner commerciale, con esportazioni italiane verso la Germania che hanno superato gli 80 miliardi di euro nel 2023. Secondo i dati Istat, nel 2023 la decelerazione globale ha già sottratto 3,7 punti percentuali alla crescita dell’export italiano in termini di volume. La sola recessione tedesca ha pesato per un punto percentuale sull’export, riducendo anche di 0,3 punti le importazioni e di 0,2 punti il Pil nazionale.
In questo contesto, la Bce potrebbe trovarsi costretta a rivedere la sua politica monetaria. Persino figure come Joachim Nagel, notoriamente favorevoli a una linea più rigida, hanno iniziato a valutare interventi più accomodanti per evitare che la crisi si estenda all’intera area euro. Come dire: se il motore della Germania si inceppa, l’Europa rallenta inevitabilmente, soprattutto se anche la seconda economia del continente, la Francia, inizia a destare preoccupazioni.
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Il governo tedesco stima una contrazione del Pil dello 0,2% quest’anno: cosa sta succedendo?
La Germania, che già nel 2023 ha registrato un calo del PIL dello 0,3%, è ora attesa a chiudere il 2024 con una nuova contrazione dello 0,2%. Se confermata, sarebbe solo la seconda volta dalla riunificazione del 1990 che il paese attraversa due anni consecutivi di recessione. Le stime iniziali del ministro dell’Economia, Robert Habeck, prevedevano un’espansione dello 0,3%, ma le difficoltà strutturali sono ormai evidenti.
Habeck stesso ha sottolineato come la Germania stia pagando il prezzo di problemi cronici: carenza di manodopera qualificata, un’eccessiva burocrazia e una sicurezza energetica ancora incerta, soprattutto dopo l’interruzione delle forniture russe. A ciò si somma un clima di fiducia dei consumatori in negativo dal dicembre 2022 e un settore manifatturiero che continua a languire in territorio di contrazione (PMI sotto i 50 punti) da oltre un anno.
Se guardiamo al contesto più ampio, gli ordini industriali mostrano segni di debolezza già dal luglio 2021, indicando come la crisi non sia stata solo un problema di breve termine, ma un fenomeno più profondo e radicato. L’incertezza geopolitica e le pressioni interne stanno soffocando l’attività economica, e senza una risposta decisa, la locomotiva d’Europa rischia di restare bloccata su un binario morto.
I motivi della caduta della Germania e le previsioni
Si intravede una luce in fondo al tunnel per il 2025, con attese di una moderata ripresa. A trainare il rimbalzo potrebbe essere un aumento della domanda interna, favorito da un calo dell’inflazione e da tassi di interesse in discesa, che darebbero respiro a famiglie e imprese. Inoltre, Berlino potrebbe implementare nuovi stimoli fiscali, allentando così il freno sugli investimenti e incentivando la crescita.
Un altro fattore chiave saranno le elezioni, previste per il 2025. Il clima di malcontento è già emerso chiaramente durante le elezioni europee e nei lander orientali, evidenziando una crescente sfiducia nei confronti del governo attuale. Questo potrebbe spingere la classe politica a rispondere con nuove misure di sostegno, rendendo la ripresa economica non solo una necessità, ma anche un punto centrale della strategia elettorale.
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