Giappone, crollo storico dello yen. La terza economia sul viale del tramonto

La moneta di Tokyo ai minimi sul dollaro Usa dal 1998 a causa di una politica monetaria ultra-allentata. E le previsioni sul Pil del 2022 sono fosche

di Lorenzo Lamperti
Tokyo
Economia
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In Giappone yen ai minimi sul dollaro dal 1998: ecco perché

C'era una volta un Giappone seconda economia mondiale. C'era una volta un Giappone sfidante diretto degli Stati Uniti d'America, quantomeno sul fronte economico e tecnologico. Basta andarsi a rivedere i film degli anni Ottanta ambientati nel futuro, in cui spesso e volentieri i "padroni" erano proprio i giapponesi e gli americani erano ridotti a galoppini (si guardi per esempio al secondo capitolo della trilogia di Ritorno al Futuro, ambientata nel 2015 con Marty McFly licenziato da un boss giapponese).

Quel Giappone non sembra esserci più. Nella giornata di giovedì 1° settembre, addirittura, lo yen ha toccato il livello minimo degli ultimi 24 anni rispetto al dollaro statunitense. Lo yen giapponese è sceso a 140 yen per dollaro, raggiungendo un livello mai visto prima nell'agosto 1998. Il sell-off dello yen è continuato, con gli investitori che si aspettano un aumento del divario dei tassi di interesse tra Giappone e Stati Uniti, dato che la Banca del Giappone rimane impegnata nella sua politica monetaria ultra-allentata, mentre la Federal Reserve segnala ulteriori rialzi dei tassi.

Dall'inizio dell'anno la valuta giapponese è scesa di 25 punti rispetto al dollaro. Il superamento di 140, come spiega Nikkei, segna un'altra pietra miliare nel sell-off dello yen in termini di feeling degli investitori. Rispetto a un dollaro che beneficia della stretta sui tassi avviata dalla Fed, lo yen paga un quadro di incertezza economica e la decisione della banca centrale nipponica di proseguire nella sua politica monetaria ultra-accomodante e diametralmente opposta rispetto a quella della controparte a stelle e strisce.

Il sell-off dello yen va avanti ormai da tempo e ha accelerato a metà marzo. Con l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia che ha alimentato un aumento dei prezzi dell'energia, la Fed e altre banche centrali hanno segnalato una risposta più aggressiva all'inflazione. La BOJ, invece, ha mantenuto la sua posizione secondo cui gli aumenti dei prezzi che schiacciano le case e le imprese giapponesi si riveleranno temporanei.

Dalla moneta al debito, dal deficit all'inflazione: le ombre dell'economia giapponese 

Il crescente deficit commerciale del Giappone, prodotto della forte dipendenza dalle importazioni di energia e altre risorse, ha contribuito ad alimentare il declino dello yen. Gli importatori devono vendere più yen in cambio di dollari per pagare queste forniture. E le fluttuazioni continue sulla moneta "non sono gradite" all'economia giapponese, come ammesso dal portavoce del governo Hirokazu Matsuno. Ma secondo gli analisti le fluttuazioni non si fermeranno, anche perché è probabile che la BOJ mantenga la politica monetaria ultra espansiva almeno fino alla fine del mandato del governatore Haruhiko Kuroda in aprile.

Le difficoltà vissute dall'economia giapponese non sono comunque certo una novità. L'Abenomics ha lasciato un'eredità contrastante. Lanciata nel 2013, la politica economica di Abe si è sviluppata lungo le “tre frecce”: politica monetaria aggressiva, politica fiscale flessibile e riforme strutturali. Con la nomina nel marzo 2013 di Haruhiko Koruda come governatore della Bank of Japan, Tokyo ha deprezzato lo yen per aumentare l’inflazione, che non ha mai raggiunto l’obiettivo del 2% ma che di fatto ha determinato un aumento del 12% delle esportazioni.

Le centinaia di miliardi di dollari spese per modernizzare le infrastrutture e preparare il paese alle Olimpiadi, tuttavia, hanno aggravato il rapporto debito pubblico/Pil giapponese, tra i peggiori del mondo dei paesi sviluppati. Il nuovo premier Fumio Kishida ha più volte ripetuto che la sua priorità sarebbe stata la creazione di un "nuovo capitalismo giapponese" dove lo stato e le aziende lavorano insieme per ridurre le disuguaglianze prodotte da due decenni di liberalizzazioni e dalla stessa Abenomics.

Ma l'impresa appare complicata, anche a causa di Covid, guerra in Ucraina, inflazione e necessità di aumento della spesa militare. Nel frattempo, peralatro, il turismo in entrata in Giappone, che contribuisce a migliorare la bilancia commerciale del Paese, rimane depresso a causa delle persistenti restrizioni ai viaggi legate al Covid-19. Anche se qualche segnale positivo potrebbe arrivare dai dati sul pil del secondo trimestre, con un'economia che potrebbe essere cresciuta del 2,9%, lo 0,7% in più rispetto alle previsioni. Ma terzo e quatro trimestre dovrebbero portare brutte notizie e circa il 42 per cento delle grandi imprese del Giappone prevede un rallentamento dell'economia nazionale nell'arco dei prossimi 12 mesi per effetto dell'inflazione.