Giorgetti: "Nessuna manovra correttiva. Rispetteremo obiettivi della Nadef"
Nonostante le difficoltà legate al Superbonus (il conto per lo Stato sale oltre i 120 mld), il ministro Giorgetti esclude una manovra correttiva
Ministro dell'economia e delle finanze dell'Italia
Superbonus, a marzo onere Stato oltre 122 miliardi. Arriva il Def
122,245 miliardi: è questo l'onere totale a carico dello Stato per le detrazioni maturate per i lavori conclusi nel quadro del Superbonus secondo i dati diffusi dall'aggiornamento mensile dell'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea). Le tabelle diffuse mostrano un totale degli investimenti per il Superbonus ammessi a detrazione pari a 117,243 miliardi, mentre il totale degli investimenti per lavori conclusi ammessi a detrazione è a quota 111,64 miliardi (95,2%). Il totale degli edifici coinvolti è di 494.406, di cui 132.492 condomini e 244.682 edifici unifamiliari. Un quadro difficile che però secondo il ministro Giorgetti non porterà il governo a richiedere una manovra correttiva. Sarà "un Def "snello e assai asciutto", che ricalcherà le stime formulate nella Nadef dello scorso autunno, rimandando ai prossimi mesi ulteriori novità ed eventuali correzioni", ha detto il ministro dell'Economia.
Domani il Documento di economia e finanza è atteso nel Consiglio dei ministri convocato alle 11 ed è probabile che - tra le proteste delle opposizioni - contenga solo il quadro tendenziale, quello cioè a politiche invariate, senza le misure di politica economica che l'esecutivo vuole mettere a terra. Una scelta inedita per il principale strumento di programmazione di politica economica, tanto più per un governo nel pieno delle sue funzioni - accadde nella primavera 2022 con Draghi che era però dimissionario - ma spiegata come 'prudente', visto che c'è in campo la riforma della governance europea, con parametri di valutazioni diversi da quelli adottati finora e che devono essere messi a terra, e che bisognerà tenere conto non solo delle previsioni della Commissione europea ma anche della procedura per deficit eccessivo ritenuta "scontata" dal ministro Giancarlo Giorgetti. Insomma, in un quadro così incerto meglio limitarsi all'esistente, e solo rifinanziare per il prossimo anno le misure messe in campo con l'ultima legge di bilancio richiede 20 miliardi di euro. Risorse già difficili da reperire, tanto più che bisognerà affrontare appunto la procedura per deficit e la richiesta di correzione dei conti dello 0,5% annui, sia pure mitigata dall'impegno in riforme e investimenti Pnrr.
Dunque, è il ragionamento di cui sembrano ormai convinti la premier Giorgia Meloni e il ministro leghista, in attesa che Bruxelles declini le nuove regole dopo lo scoglio elettorale di giugno, meglio non metter nero su bianco impegni che poi potrebbe esser difficile rimodulare in seguito. "Occorre creare un clima di fiducia nei confronti del Paese, e di solidità rispetto ai dati fondamentali di finanza pubblica - avvisa intanto Giorgetti, parlando a un evento a Trieste - Per questo motivo da quando ho assunto questa responsabilità ripeto come una specie di mantra 'prudenza e responsabilità sui conti pubblici e la sostenibilità del debito. Lo faremo nelle prossime ore, muoverci in questa direzione. Senza la fiducia degli italiani e della comunità internazionale è difficile non solo immaginare nuovo debito ma anche gestire quello vecchio che abbiamo ereditato". Responsabilità che, per l'inquilino di via XX Settembre, passa per scelte non popolari come quella di chiudere i rubinetti al Superbonus, il cui conto intanto - ha certificato oggi Enea - ha superato a marzo i 122,24 miliardi di euro. "Tornando alla definizione di Draghi del debito buono forse abbiamo fatto un po' di debito non troppo buono - osserva Giorgetti - e adesso dobbiamo essere in grado di generare in modo selettivo investimenti che meritano l'aiuto pubblico".
Al momento, il complesso dei bonus edilizi ha portato il deficit al 7,2% contro il 5,3% previsto in autunno,come rilevato lo scorso mese dall'Istat. Quanto alla crescita dovrebbe aggirarsi nel documento del governo intorno all'1%, in ribasso rispetto alle previsioni dell'1,2% dello scorso autunno. La stima del deficit 2024 dovrebbe non discostarsi da quella fissata dalla Nadef a 4,3%, mentre il debito Pil dovrebbe rimanere intorno al 140%.Protestano però le opposizioni. "Sarebbe una scelta gravissima", secondo il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia. "Non è possibile e sarebbe una presa in giro del Paese e del Parlamento se ci trovassimo di fronte ad un governo che da una parte vive di concordati fiscali e condoni edilizi e dall'altra presenta un Def indefinito che lascerebbe nell'incertezza i cittadini, le imprese, gli investitori e l'Europa". Vogliamo sapere dal Ministro Giorgetti come intenda pagare e mettere a regime il taglio del cuneo fiscale, finanziato fino a oggi in disavanzo. Lo vogliamo sapere prima delle elezioni europee", insiste il vice capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera Marco Grimaldi, secondo cui "A queste condizioni è inutile presentare il documento. Sarebbe solo una presa in giro".
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Giorgetti: "Senza fiducia difficile gestire il debito"
"Senza la fiducia dei risparmiatori italiani e della comunità internazionale è difficile non solo immaginare nuovo debito buono, ma anche la gestione del vecchio debito che abbiamo ereditato. Da qui alcune decisioni impopolari". Lo ha affermato il il Ministro dell'economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, nel suo intervento a "Selecting Italy - Attrazione investimenti esteri e catene regionali del valore". Giorgetti ha fatto poi riferimento al termine di 'debito buono' spesso usato da Mario Draghi, sottolineando che invece "abbiamo fatto debito non troppo biono". Il riferimento era al superbonus, anche se il ministro non ha mai citato questa misura. Invece, ha aggunto, dobbiamo fare debito buono "sostenendo investimwenti che meritano in modo selettivo il nostro aiuto, l'aiuto della mano pubblica".