Guerra Ucraina, vola il prezzo del mais: toccato il massimo storico dal 2012

Il prezzo del mais alla borsa merci di Chicago vola del 2,2% sulla scia dei timori di nuove sanzioni: il future scambia a 8,0075 dollari al bushel

(Fonte immagine: Pexels) 
Economia
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Guerra Russia Ucraina, Coldiretti: "Allarme per l'Italia, costretta a importare mais per la metà del fabbisogno" 

Il prezzo del mais mette le ali alla borsa merci di Chicago, in rialzo del 2,2%, sulla scia dei timori di scarsità derivanti dalla guerra in Ucraina e dalle sanzioni alla Russia, forti paesi esportatori. Il future sul mais scambia così 8,0075 dollari al bushel staio superando la soglia degli 8 dollari che non toccava dal 2012 quando aveva raggiunto il massimo storico di 8,49 dollari. Come sottolinea l'agenzia stampa Bloomberg malgrado cresca la domanda per il prodotto Usa, ache da parte della Cina, il rialzo dei prezzi dei fertilizzanti sta spingendo gli agricoltori americani a sostituire il mais con la soia che ne richiede una minore quantità.  

Intanto l'aumento dei prezzi del mais spinge l'Italia in uno stato di allarme: il Paese è costretto ad importarne circa la metà del fabbisogno (47%) per quantitativo di oltre 6 milioni di tonnellate necessarie per l'alimentazione degli animali negli allevamenti, dove i ricavi per latte e carne non riescono più a coprire i costi. La fotografia viene scattata direttamente dalla Coldiretti.

Gli allevatori italiani, sottolinea Coldiretti, devono infatti affrontare già incrementi di costi pari al 57% secondo il Crea che evidenzia il rischio concreto di chiusura per una buona parte degli allevamenti italiani che si trovano costretti a lavorare con prezzi alla stalla al di sotto dei costi di produzione. Il deficit nazionale peraltro non sarà colmato con le semine di primavera in Italia con un aumento stimato delle produzioni che riguarda la soia (+16%), il girasole (+5%) e solo marginalmente il mais (+1%) sulla base dell'analisi di Coldiretti sull'ultimo "Short term outlook" della Commissione Ue che evidenzia peraltro che pero' complessivamente l'Europa nel suo complesso produce ben il 93% del mais di cui ha bisogno. I principali fornitori di mais dell'Italia, oltre all'Ucraina (770 mila tonnellate), sono la Slovenia 13% (780 mila tonnellate) e l'Ungheria 30% (1,85 milioni di tonnellate) contro la qualesi è da poco pronunciata la Commissione europea per evitare misure protezionistiche a danno del mercato interno europeo

"Con una lettera firmata dai commissari Ue all'Agricoltura e al Mercato Interno viene l'Ungheria è stata infatti inviata, riferisce la Coldiretti, a ritirare un decreto dichiarato di "dubbia conformita'" e in violazione l'accordo sull'agricoltura del Wto con il quale venivano introdotti limiti alle esportazioni a danno di Paesi dell'Unione deficitari come l'Italia. "L'Italia è costretta ad importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori che hanno dovuto ridurre di quasi 1/3 la produzione nazionale di mais negli ultimi 10 anni", afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare l'importanza di intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con misure immediate per salvare aziende e stalle e strutturali per programmare il futuro.

Intanto vira al rialzo il prezzo del greggio sul mercato americano: il Brent si porta sopra i 113 dollari al barile a 113,16 usd (+1,32%) mentre il Wti è a quota 107,35 dollari (+0,91%). Le tensioni sui prezzi oggi sono state generate dalle notizia arrivate dalla Libia. La compagnia petrolifera statale libica National Oil (NOC) ha avvertito di una "dolorosa ondata di chiusure" del campo di Al-Sharara, a causa di un blocco delle esportazioni dal porto petrolifero di Zueitina causato da una serie di proteste.

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