H&M, utili trimestrali oltre le attese: così il fast fashion riprende vigore
La seconda catena fast fashion (dopo Zara) ha chiuso gli ultimi tre mesi dell'anno con un aumento del 64% degli utili pre-tasse a 640 mln di dollari
Per il secondo trimestre consecutivo il risultato è superiore ai livelli pre-Covid, con un incremento di oltre 500 milioni di corone svedesi
Utili oltre le attese per H&M nel quarto trimestre dell’anno. La seconda catena di abbigliamento “fast fashion” (dopo Zara) ha chiuso gli ultimi tre mesi del 2021 con un aumento del 64% degli utili pre-tasse a 640 milioni di dollari. Per il secondo trimestre consecutivo il risultato è dunque superiore ai livelli pre-Covid, con un incremento di oltre 500 milioni di corone svedesi (circa 50 milioni di euro) rispetto al consensus degli analisti.
Le vendite a dicembre e gennaio sono cresciute del 20% in valore rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e ora l’obiettivo fissato apertamente dal management dell’azienda è di raddoppiare i ricavi entro il 2029 rispetto alle 199 miliardi di corone del 2021, oltretutto dimezzando le emissioni di anidride carbonica.
H&M punta a un margine operativo del 10% entro il 2024.
Si tratta, con ogni probabilità, di un obiettivo conservativo, anche perché il quarto trimestre si è chiuso con un Mol dell’11%. "Ora che siamo tornati a una situazione più normalizzata, con una forte posizione finanziaria e una buona redditività possiamo tornare a focalizzarci sulla crescita" ha dichiarato l’amministratore delegato Helena Helmersson.
Un mese fa la holding Index, di proprietà della famiglia Ortega e che detiene i marchi Zara, Bershka, Stradivarius, Pull & Bear e massimo Dutti aveva registrato un andamento record nel terzo trimestre. Al 31 ottobre, infatti, si era chiuso con un utile netto di 1,23 miliardi, in aumento del 42% rispetto allo stesso periodo del 2020. Nei primi nove mesi del 2021 Zara e gli altri marchi avevano ottenuto una performance di 19,3 miliardi, 500 milioni sotto i livelli del 2019.
Dunque si può tracciare un primo, incompleto bilancio: il fast fashion è ripartito, ma in questo momento H&M – che in Italia ha un costo medio leggermente inferiore rispetto a Zara – sembra registrare performance migliori. Segno evidente che il lascito del Covid nel mondo della moda è un’ulteriore polarizzazione tra i segmenti dai prezzi più contenuti e il lusso. Proprio in questo secondo comparto si vede come i più forti hanno tirato fuori i muscoli, con Louis Vuitton e Hermès che hanno registrato un aumento delle vendite – secondo Comgest – di oltre il 35% rispetto ai livelli pre-crisi.
La riprova sta nel fatto che secondo uno studio presentato durante Pitti Uomo da Owc e Fondazione Edison, il comparto fashion&luxury registra un fatturato superiore dell’1% riseptto al 2019, mentre il mondo della moda nel suo complessivo è ancora sotto di 15 punti percentuali rispetto all’ultimo periodo pre-Covid.Dunque, se per arrivare ai livelli del 2019 servirà aspettare il 2023 (almeno per l’Italia), i marchi del fast fashion e del lusso hanno ripreso a correre. Nel mezzo, qualche sofferenza in più.