I lobbisti della Ferpi contro Meloni: "Non siamo faccendieri e affaristi"

L'associazione dei comunicatori: "Lavoriamo da anni per contribuire a modificare una narrazione distorta della professione del lobbista"

Conferenza stampa di fine anno del presidente del Consiglio Giorgia Meloni
Economia

I lobbisti della Ferpi contro Meloni: "Non siamo faccendieri e affaristi"


 

I comunicatori e lobbisti non ci stanno e sparano ad alzo zero contro il presidente del Consiglio (mai dire "la", mi raccomando) Giorgia Meloni che nella conferenza stampa di fine/inizio anno - quella della sosta bagno e del "regà me sto' a morì" - ha avuto tempo e modo di prendersela con i lobbisti, dipinti alla stregua di oscuri macchinatori che tramano nell'ombra. E la Ferpi, la Federazione dei relatori pubblici, ha reagito. "Dispiaciuti e preoccupati". Questa la prima reazione dell'associazione.

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"Lavoriamo da anni - aggiunge la FERPI - per contribuire a modificare una narrazione distorta della professione del lobbista, che viene associata spesso in modo errato all'attività di affaristi e corruttori. I lobbisti invece si muovono in trasparenza seguendo le regole, contribuiscono a portare all'attenzione delle istituzioni le istanze legittime dei tanti soggetti che rappresentano (aziende, organizzazioni del terzo settore, enti) e supportano con la loro conoscenza di dati e di scenario i decisori nella definizione delle politiche pubbliche". 

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"Sono parte integrante del processo democratico" chiosano i lobbisti. E la Meloni dovrebbe sapere bene quanto importante sia il ruolo della comunicazione. Ricordate? Il famoso video della pompa di benzina e dei 50 euro che finivano allo Stato. Ora al governo c'è lei, ma le accise mica le ha tolte. Eppure, aveva saputo fin da subito convincere, con la comunicazione, chi l'avrebbe dovuta votare. I lobbisti fanno paura? Ma perché, visto che da tempo si battono per istituire un albo professionale, come avviene nei Paesi civili, tipo gli Stati Uniti. Da qui anche l'impegno della Federazione dei relatori pubblici per la definizione di una legge che ne disciplini e riconosca l'attività come avviene in tanti altri Paesi.

La dichiarazione del premier, peraltro, "cade in un momento molto particolare, mentre è in corso un'indagine conoscitiva in materia di attività di rappresentanza di interessi da parte della commissione Affari costituzionali della Camera, a cui Ferpi contribuirà nell'elaborazione del documento conclusivo" aggiungono.  

Quello che si fatica a capire è perché la Meloni, ora che è al governo, prosegua con una narrazione borgatara in cui ci sono i "cospiratori", i nemici, i poteri forti. Ora il potere forte è Fratelli d'Italia e il governo che incarna. Ha un ampio mandato, che eserciti con serenità quanto il popolo italiano ha voluto riconoscergli. Per le boutade c'è tempo e modo, non certo durante una conferenza stampa rinviata già due volte per gli otoliti e poi bruscamente interrotta per una sosta verso la toilette con tanto di corsetta.

"Auspichiamo che l'onda emotiva generata da una associazione non corretta tra l'attività legittima dei rappresentanti di interessi con altre categorie, innescata prima dal caso Anas e poi dalle parole della Premier, non condizionino i lavori in corso. Esiste infatti il rischio concreto che si utilizzi un approccio restrittivo, con la sola definizione di divieti e controlli sull'attività di lobby, neutralizzando il valore che l'attività di rappresentanza degli interessi può portare al miglioramento del processo democratico e nella sfida di modernizzazione del nostro Paese", conclude la Ferpi. Ci manca solo la faida con i comunicatori. 

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