Il blitz di Unicredit esalta anche in Europa le fondazioni bancarie italiane

Il sistema finanziario italiano riscopre la propria forza anche a livello internazionale. E le fondazioni di origine bancaria si esaltano e raccolgono quanto seminato negli ultimi venti anni

di Andrea Muratore
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Piazza Affari
Economia

Il blitz di Unicredit esalta anche in Europa le fondazioni bancarie italiane 

Dopo il blitz di Unicredit su Commerzbank che ha portato la banca di Piazza Gae Aulenti al 9% e al 21% potenziale del secondo gruppo tedesco, il sistema finanziario italiano ha scoperto una volta di più la sua forza. Ora palese anche a livello internazionale, dove il duo Unciredit-Intesa ha a lungo seminato e raccoglie ora i frutti sotto forma di dividendi e strategie ambiziose.

Le fondazioni bancarie, custodi del capitale

Un’evoluzione, questa, che esalta anche il peso delle fondazioni di origine bancaria custodi di parte del capitale di queste istituzioni. In Italia le fondazioni convivono a fianco dei grandi fondi internazionali nelle banche private e dello Stato in Cassa Depositi e Prestiti a presidiare le quote sociali dei protagonisti della finanza. E le ricadute su questi enti che vincolano ai territori del Paese l’interesse delle banche dell’avventurismo internazionale ne possono esaltare l’ambizione.

Le fondazioni ambiscono a un ruolo internazionale

Bruno Giordano, presidente di Cariverona che ha circa l’1% del capitale di Unicredit, ha mostrato entusiasmo per l’espansione del gruppo all’estero. Il 4% del capitale di Unicredit è in mano alle fondazioni, la metà del quale a Fondazione Crt, presieduta fino a pochi mesi fa dall’ex vicepresidente di Unicredit Fabrizio Palenzona. Anche in Gae Aulenti sta accadendo ciò che da tempo succede in Intesa: le fondazioni ambiscono a un ruolo internazionale delle banche per rafforzare al meglio il loro stesso prestigio e le loro stesse opportunità.

La crescita di una banca partecipata trasmette utili, conoscenze e visione per lo sviluppo del territorio

Le fondazioni esprimono il ruolo di “casseforti” legate a precisi territori all’interno dell’alta finanza. Gomito a gomito coi grandi fondi, hanno un obiettivo più legato a progetti di sistema che alla massimizzazione del valore nel breve periodo. La crescita di una banca partecipata può trasmettere, oltre a utili, conoscenze e visione per lo sviluppo del territorio di riferimento in forma sinergica. L’entusiasmo di Cariverona, ad esempio, si spiega con la forte vicinanza della provincia scaligera alla Germania: la crescita di Unicredit tra il Reno e l’Oder potrà produrre ricadute positive sul sistema veronese. E non solo per i dividendi che arriveranno.

Intesa San Paolo, la "bella banca globale" di Prodi

Del resto, l’internazionalizzazione spiega che il ruolo propulsivo svolto dalle fondazioni a inizio Anni Duemila è stato virtuoso. Non dimentichiamoci che nel 2008 GiovannI Bazoli, Giuseppe Guzzetti e Francesco Profumo contribuirono a concretizzare la fusione tra Banca Intesa e San Paolo per creare il primo polo italiano perché sia Fondazione Cariplo che Compagnia di San Paolo erano apertamente favorevoli a costruire una “bella banca globale”, come la definì l’allora premier Romano Prodi. Felice che l’Italia non fosse “una preda passiva” ma sapesse essere “forte nel mondo” anche con la pulsione delle fondazioni. L’asse Milano-Torino su Ca’ dei Sass’ ha dettato la linea. Ora Unicredit vede la fiducia delle fondazioni per la mossa sui Commerzbank confermare un percorso simile di sviluppo.

Intesa e Unicredit hanno, su questo fronte, dettato la linea. E ora anche le fondazioni avranno di che esultare in  questa fase di dinamismo, e utili, che le mette nelle condizioni di alzare, oltre i risultati economici, le ambizioni a livello di sistema. Per rendere ancora più “europei”, senza perdere l’italianità, i loro progetti di sviluppo economico, sociale, culturale nelle aree ove hanno sede.