Il Cnel smonta il salario minimo: consiglieri contrari. Sparita la soglia 9 €
L’ente a guida Brunetta è già al lavoro sulla mediazione chiesta da Meloni. Verrà presentata entro il 10 ottobre
Salario minimo, il Cnel di Brunetta è sulla linea Meloni. Brutte notizie per Conte-Schlein
Il Cnel è a lavoro per presentare entro il 10 ottobre prossimo il documento pattutito con la premier Meloni riguardante il salario minimo. La base per la presidente del Consiglio per affronatre seriamente il tema con le opposizioni. Al momento però - si legge su Repubblica - siamo lontano dalla definizione di una bozza o un articolato. Il motivo non è solo tecnico, visto che Palazzo Chigi non ha ancora ratificato la nomina dei nuovi consiglieri e lo farà forse solo nel Cdm del 7-8 settembre. Il nodo è soprattutto politico. Il presidente del Cnel Renato Brunetta propende per una soluzione nelle corde della premier Meloni e quindi a non definire un valore soglia per legge, come fa la proposta Pd-M5S-Avs-Azione fissando i 9 euro all’ora. E predilige una sperimentazione limitata e settoriale.
Proprio ieri è stata convocata un’assemblea per l’8 settembre proprio sul salario minimo. Il presidente Brunetta ha in programma una serie di audizioni, a partire da lunedì, di esperti interni ed esterni. A cui vorrebbe aggiungere anche i partiti. Gli uffici del Cnel nel frattempo sono impegnati nel lavoro di istruttoria e raccolgono audizioni, documenti, studi sul tema. Di sicuro l’elaborazione del giuslavorista Tiraboschi, che è uno dei consiglieri, sarà particolarmente utile al presidente Brunetta.
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Il docente ritiene "pericoloso" un salario minimo fissato dalla legge perché potrebbe indurre le aziende ad uscire dai contratti collettivi e limitarsi a pagare i 9 euro senza applicare gli altri diritti, certificando così il definitivo declino dei sindacati. Per Tiraboschi - come pure per Brunetta e Meloni - il lavoro povero non nasce solo dalle paghe da fame, ma dai contratti a tempo, dal part-time involontario, dai finti tirocini e le finte partite Iva. Inoltre pensare di intervenire solo sulla metà della platea dei 4 milioni di lavoratori poveri, escludendo cioè quelli domestici, sarebbe un controsenso.