Il crollo di Primark e del settore fast fashion preannuncia un autunno di recessione

La società proprietaria di Primark a picco in Borsa. Prima di lei, male anche Asos e Temu. La frenata del settore fast fashion preannuncia un allarme recessione

di Andrea Muratore
Economia

Il crollo di Primark e del settore fast fashion preannuncia un autunno di recessione

Il vento recessivo che soffia sull’economia internazionale si manifesterà tramite lo stallo dei consumi? Dopo che a luglio il Prime Day aveva portato Amazon a dare discrete sensazioni positive, la consapevolezza che nelle economie occidentali la spesa dei privati inizi a essere stazionaria emerge da dati che riguardano il settore fast fashion e lo shopping online.

Il forte calo in Borsa della società proprietaria di Primark

Nella giornata di giovedì 5 settembre ha tenuto banco sui mercati il netto calo borsistico della società tedesca AB Foods, proprietaria della celebre catena di fast fashion Primark, che ha registrato la  peggior caduta giornaliera dall’inizio della pandemia di Covid-19. AB Foods ha perso in una sola sessione 2 miliardi di dollari di valore, pari all'8,5% della capitalizzazione, per una crisi delle sue vendite. Come riporta Gabriel Debach, Market Analyst di eToro, “oltre alle preoccupazioni sui margini derivanti dalle vendite di zucchero per il gruppo societario, la catena Primark ha invece registrato un calo dello 0,9% nelle vendite like-for-like nell'ultimo trimestre, complice anche il meteo sfavorevole nel Regno Unito e in Irlanda. Primark rappresenta circa due terzi dei profitti di AB Foods, e la notizia ha generato pressione anche su titoli come Inditex (proprietaria di Zara) e H&M”.

Prima di Primark, Asos: la stagnazione delle vendite retail

Il calo segue quello di un altro retailer, Asos, e mostra una stagnazione nelle vendite retail che riguarda gruppi che spesso hanno il loro mercato di riferimento in un pubblico generalista e certamente non altospendente. Si tratta di contrazioni non significative e che non impattano sulla sostenibilità economica di queste aziende, ma sicuramente danno da pensare sul trend generale che si sta venendo a creare. In Europa, del resto, le vendite al dettaglio in estate sono rimaste anemiche: -0,4% su base mensile a giugno, +0,1% a luglio. Per Debach "questa esitazione nel consumo è il riflesso di una fiducia ancora fragile, un aspetto che continua a frenare la crescita del settore e a pesare su molti titoli legati al retail e al lusso". Lo stesso vale per gli Stati Uniti, dove nonostante il risultato positivo per Amazon del Prime Day, Business Insider riporta che il trend generale è in calo e dopo una crescita nulla (+0,1%) a maggio rispetto allo stesso mese dell’anno prima il volume degli acquisti al dettaglio nel Paese è sceso mediamente dell'1,3% nel trimestre successivo.

Il sentiment dei consumatori si è inasprito

Come ha ricordato Yahoo Finance, infatti, “Gli acquirenti non aprono il portafoglio con la stessa facilità con cui devono affrontare gli effetti cumulativi dell'inflazione e di un mercato del lavoro più freddo . Un costo della vita più elevato e un'attività di assunzione lenta sono stati citati come motivi principali per cui il sentiment dei consumatori si è inasprito , secondo un recente sondaggio McKinsey”. Un sentiment di questo tipo, del resto, era già stato manifestato dalla situazione di netto ridimensionamento borsistico di PDD, la compagnia che controlla il marketplace Temu, quando a fine agosto la società aveva presentato i suoi risultati finanziari.  https://www.wsj.com/business/retail/gloom-falls-over-one-of-chinas-most-successful-e-commerce-giants-994bdfae

Temu, ricavi inferiori al previsto

PDD ha registrato un incremento dei ricavi trimestrali a 13,36 miliardi di dollari, con un aumento dell'86% rispetto al secondo trimestre del 2023, anche grazie al contributo di Temu. Inoltre, l'azienda ha superato le stime degli analisti per l'utile per azione, raggiungendo i 3,20 dollari rispetto ai 2,87 previsti. Tuttavia, il dato che ha pesato maggiormente è stata la differenza tra le previsioni iniziali sui ricavi, che erano di 13,95 miliardi di dollari. Questo scarto di 600 milioni ha sollevato preoccupazioni tra gli investitori, suggerendo un possibile rallentamento della crescita e l'inizio di una fase di stabilizzazione, rappresentando mancati consumi e portando l’azienda a bruciare in una seduta 45 miliardi di dollari. A testimonianza che anche conti in perfetta salute possono essere letti, in tempi di pessimismo, come un bicchiere mezzo vuoto. E l’economia, si sa, va di emotività più che di razionalità. I dati sui consumi, insomma, invitano a prepararsi a possibili sorprese recessive in un autunno che potrebbe portare gelate anticipate sulle grandi economie.

Tags: