Il debito pubblico italiano verso i 3mila miliardi. Ma c'è una nota positiva

Il debito italiano viaggia verso i 3mila miliardi di euro. Ma i risparmiatori privati tramite le emissioni sovrane lo ritengono ancora appetibile. Ed anche per gli investitori esteri investire sull'Italia conviene

di Andrea Muratore
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Economia

Il debito pubblico italiano verso i 3mila miliardi. Ma c'è una nota positiva

Il debito italiano viaggia verso i 3mila miliardi di euro, e l’avvicinamento alla soglia psicologica, prima ancora che economica, in questione ha riaperto un’ampia e complessa riflessione da parte di media e politica sull’esistenza di un macigno finanziario sull’Italia, le generazioni future, le collettività. Discorso che si ripete da tempo, e che contiene elementi di vera preoccupazione per la tenuta delle finanze pubbliche italiane. Ma che appare capzioso tirare fuori quando, paradossalmente, nel suo piccolo il debito pubblico italiano sta avendo, al netto della crescita materiale, qualche elemento che consente di tirare un sospiro di sollievo.

Ma il debito italiano è appetibile per i risparmiatori privati e fondi d'investimento esteri

Uno su tutti: in due anni è più che raddoppiata la quota di debito pubblico detenuto dalle famiglie italiane, cresciuto da fine 2021 a fine 2023 dal 6,4% a oltre il 13,5% sulla scia delle emissioni sovrane come il Btp Italia e il Btp Valore, con un aumento assoluto di oltre 120 miliardi, da 199 a 322 miliardi di euro nel corso della fase del governo Draghi e del governo Meloni. Il debito è dunque appetibile per i risparmiatori privati che spingono per i rendimenti sicuri delle obbligazioni sovrane con lo Stato alle spalle.

Ma, curiosamente, è valorizzato anche dai fondi d’investimento stranieri: da aprile 2023 il sistema Bce/Bankitalia, che del debito detiene il 24%, “ha venduto 41 miliardi” di euro di debito, ha ricordato Giuseppe Liturri su StartMag. Liturri ha aggiunto che “Banche, assicurazioni e fondi ne hanno venduto 60 miliardi”, mentre “le famiglie ne hanno comprato 102 miliardi” e “gli stranieri ne hanno comprato 90 miliardi”. Insomma, i risparmiatori tornano a mettere fondi sul debito italiano, anche se sono lontani i tempi di fine Anni Ottanta in cui era oltre il 55% la quota di debito in mano ai risparmiatori, e all’estero l’Italia rimane un Paese conveniente per gli investitori: dove trovare un debito di un Paese del G7, ad alta stabilità macroeconomica e capace di garantire rendimenti sicuri?

Il debito e la scommessa costruttiva sull'Italia

Insomma, la sostenibilità non è solo una questione di cifre assolute, ma anche di linee di tendenza. E se da un lato è vero che l’indebitamento dell’Italia vede un sovrapporsi costante tra emissioni pubbliche e interessi, dall’altro bisogna sottolineare che questi ultimi vanno in tasca o ai cittadini italiani e i soggetti istituzionali nazionali (complessivamente: il 71%) o a coloro che hanno fatto una scommessa costruttiva sul Paese. E, inoltre, il debito pubblico, che si attesterà a fine anno attorno il 140% del Pil, racconta solo una parte della verità. Come dimostrato dal caso francese, è guardando alla somma del debito totale, compreso quello privato, che una nazione va giudicata per capire quanto la spesa pubblica e il risparmio privato convergano nel sostenere la produttività del Paese. Nota giustamente Liturri: “I problemi potrebbero sorgere quando la crescita del PIL e le conseguenti entrate tributarie non riescono a rendere sostenibile il pagamento degli interessi. Oppure quando il deficit pubblico alimenta spirali inflazionistiche nell’economia reale che soffre di strozzature nell’offerta. Ma non è questo il caso”.

Finanze pubbliche nazionali, per una volta una buona notizia

Come ha ricordato Il Sole 24 Ore, il connubio virtuoso di un debito italiano che, mentre prosegue il calo del controllo da parte dell’Euro-sistema per le emissioni acquistate durante l’epoca pandemica, risulta appetibile agli investitori esteri in un quadro di controllo in crescita relativa da parte del sistema nazionale va in controtendenza con quanto succede in Francia e addirittura in Germania: “Nel 2023 l’incremento del debito pubblico francese, pari a 148 miliardi, è stato più che finanziato da investitori non residenti (165 miliardi), così come è avvenuto per quello tedesco, +61 miliardi, con un aumento consistente dell’ammontare detenuto dall’estero (+145 miliardi), a fronte di una riduzione di quello detenuto dalla Bundesbank e dalle imprese finanziarie (-99 miliardi”. Questo trend in Italia è invertito, segno di un bilanciamento in graduale miglioramento. E, per una volta, possiamo dire che sia una buona notizia quella che si può portare sulle finanze pubbliche nazionali.