Immobiliare, una bolla che fa tremare

La preoccupazione deriva dalla strisciante crisi immobiliare che ha visto coinvolte società cinesi, europee ed americane importanti

di Ezio Pozzati
Economia

Il futuro bancario e finanziario

Christine Lagarde, Presidente della BCE, nell’introduzione al Rapporto annuale sulle attività di vigilanza del 2023 afferma che le banche europee escono ben capitalizzate dalle recenti crisi. Poi per non farci mancare niente sappiamo anche che le banche europee hanno registrato nel 2023 profitti eccezionali con un incremento di circa 144 miliardi di euro rispetto al 2022. Se tutto questo porta la BCE ad essere “ottimista” nel proprio settore allora vorrei far osservare quanto segue: anno 2022 in $: PIL mondiale 105 trilioni, Mercato Obbligazionario 105 trilioni, DERIVATI 2,2 trilioni ($2.200.000.000.000.000).

Ora, a mio avviso, questo è un rischio che può sfuggire al controllo, lo ha già dimostrato ampiamente la crisi dei mutui subprime del 2008 che ha avuto impatto su scala mondiale. Ma quali sono le maggiori banche detentrici di questo “rischio sistemico”? Ci sono diverse banche europee con un alto volume di derivati nel loro portafoglio? Alcuni esempi includono:

1. Deutsche Bank (Germania) Al 31/12 del 2022, secondo il “Deutsche Bank annual report 2022”, pag. 196, l’esposizione creditizia da derivati di DB era scesa a 42.527 miliardi di euro, con un calo del 22,2% rispetto al 2013. 

2. BNP Paribas (Francia)

3. Barclays (Regno Unito)

4. Société Générale (Francia)

5. Credit Suisse (Svizzera)

6. HSBC (Regno Unito)

7. UBS (Svizzera)

8. Intesa Sanpaolo (Italia)

9. UniCredit (Italia)

10. ING Group (Paesi Bassi)si Bassi)

La maggior concentrazione di derivati resta ad appannaggio delle banche europee. Dai dati di R&S-Mediobanca, a fine 2017, alle prime 27 banche continentali facevano capo derivati per un valore nozionale di ben 283mila miliardi di euro, pari al 42% dei derivati Ue quantificati dall’Esma. Tanto per capirci: i prodotti a leva, in particolare, sono strumenti finanziari complessi che possono esporre l’investitore al rischio di perdere l’intero capitale investito e, in quanto tali, sono destinati a clienti con conoscenze ed esperienze finanziarie di livello medio-alto.

La stessa cosa vale per le banche o per le Compagnie di Assicurazione? Comunque la domanda rimane la stessa le nostre banche sono sufficientemente “coperte” in caso di un nuovo 2008? Nel 2008 i derivati erano quantificati in 673.000 miliardi (ossia: $ 0,673 trilioni) circa 3 volte di più ($ 2,2 trilioni) e sappiamo quanti danni ha fatto e che tutt'ora stiamo subendo.

La preoccupazione deriva dalla strisciante crisi immobiliare che ha visto coinvolte società cinesi, europee ed americane importanti. E noi italiani? L'ultima comunicazione è che ci siamo appena accodati con una importante società romana vicina al default oltre alla difficoltà di pagare le rate dei mutui e di sottoscriverne di nuovi. Ultimo, ma non ultimo il settore dei fondi immobiliari che si trascina mestamente verso un problema di cash dovuto in primis al Covid19 e poi ai numerosi riscatti in essere. Il settore immobiliare ha sempre fatto ricco sia il piccolo sia il grande investitore, ma la BCE continua imperterrita a sottovalutare questa mina vagante che se esplode trascina con sé banche, compagnie di assicurazione, istituzioni finanziarie, aziende e privati. Chiudo con una frase di Plutarco: “il saggio si gioca un uovo per guadagnare una gallina, invece lo sciocco si gioca la gallina per guadagnare un uovo”.

 

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