Incursioni israeliane in Libano, la reale impotenza della missione Onu per impedire l'escalation

La missione chiamata Unifil, ha emesso un comunicato il 1° ottobre che sembra venire da un un corpo diplomatico più che da un nutrito contingente militare

di Giacomo Costa

Guerra in Libano

Economia

Analisi del comunicato dell'Unifil

Che cosa fa la nutrita missione di pace dell’Onu stanziata almeno dal 2006 nel Sud del Libano, di solito al comando di un generale italiano? Le notizie al riguardo sono scarse e vaghe. La Missione, chiamata Unifil, ha, tuttavia, il 1° Ottobre emesso un comunicato abbastanza informativo di cui proporrò qui una traduzione commentata. Il testo del Comunicato in corsivo. I miei commenti in carattere normale. Ieri l’esercito israeliano ci ha notificato la sua intenzione di intraprendere limitate incursioni nel territorio libanese. Viene annunciata l’operazione Northern Arrows, che come sappiamo è iniziata proprio il 1° Ottobre. Sono intenzioni che non possono riscuotere l’approvazione dell’UNIFIL. Probabilmente l’esercito israeliano sapeva di essere in una posizione di forza assicuratagli dagli Stati Uniti. L’appoggio degli USA vanifica la presenza dell’UNIFIL che è una missione dell’ONU.

Nonostante questo pericoloso sviluppo, noi incaricati della missione di pace rimaniamo al nostro posto. Adattiamo regolarmente la nostra dislocazione e le nostre attività ed abbiamo piani dettagliati che attueremmo se fosse assolutamente necessario. La nostra incolumità e sicurezza è fondamentale. E tutte le parti in causa dovrebbero ricordare il loro obbligo a rispettarle. In effetti la notifica di Northern Arrows da parte degli israeliani si sarebbe potuta interpretare come un implicito ma chiaro invito ad UNIFIL a farsi da parte. Si può supporre che quando lo reputassero “assolutamente necessario” reagirebbero.  

Qualunque incursione in Libano è una violazione della sovranità libanese e della sua integrità territoriale. Ed è una violazione della risoluzione 1701. Raccomandiamo a tutte le parti di rinunciare a rientrare con questi atti in una gara al rialzo che porterebbe solo a nuova violenza e spargimento di sangue. Si noti che non dicono che impediranno che l’incursione avvenga. La Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite risale al 2006 e fu approvata all’unanimità dai 15 paesi che componevano il Consiglio, di cui 5 come è noto sono membri permanenti. Con tale atto il Consiglio pose termine alla guerra e all’invasione israeliana del Libano. L’UNIFIL rafforzato ebbe vari compiti di “peace-keeping” tra cui principalmente quello di interposizione nella fascia di terra libanese tra il fiume Litani e il confine con Israele.

Il prezzo dell’andamento attuale delle ostilità è troppo alto. Questa è una nuova esortazione alla rinuncia alle operazioni militari. I civili devono essere protetti, le infrastrutture civili non devono diventare obiettivi militari e la legge internazionale deve essere rispettata. Qui l’UNIFIL pare rassegnata all’attuazione dell’incursione israeliana in Libano. Fa agli israeliani la solita raccomandazione di risparmiare i civili, scuole ospedali ecc… che purtroppo finora gli israeliani hanno sempre ignorato. Invitiamo fortemente le parti a re-impegnarsi nella loro accettazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza ed in particolare la 1701 che è l’unica soluzione praticabile per riportare stabilità nella regione. Ma pare che UNIFIL, come l’organismo che le ha affidato la missione di mantenere la pace, si senta impotente: non ingiunge. Invita; raccomanda; esorta.

IN CONCLUSIONE: Il Comunicato sembra venire da un corpo diplomatico più che da un nutrito contingente militare (circa 11 mila uomini, di cui circa mille italiani) e pare una confessione di totale impotenza. Forse dice che si sono preparati a difendersi se attaccati dagli israeliani. Ma di impedire agli israeliani di entrare in Libano, non pare che pensino che spetti a loro. E allora a chi? D’altra parte, se ritengono di poter imbracciare le armi al massimo per difendere se stessi, possono anche tornare a casa, come forse gli israeliani –loro sì!- gli hanno suggerito di fare. E come anche il nostro Ministro Crosetto ha cominciato a sospettare.

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