Industria 5.0 pronta a giugno? "Siamo ancora lontani da completare quella 4.0"

Luci e ombre sul piano che mette in campo 6,3 miliardi di euro per sostenere la transizione digitale ed ecologica delle imprese italiane

di Rosa Nasti
Il ministro Adolfo Urso
Economia

Piano Transizione 5.0, parla De Felice (Università Parthenope Napoli): "Una rivoluzione, ma siamo ancora lontani"

"La Transizione 5.0 sarà il cambiamento epocale che tutti attendiamo, ma siamo ancora lontani dal raggiungerla". Fabio De Felice, professore presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Università degli Studi di Napoli Parthenope e fondatore di Protom, interpellato da affaritaliani.it, delinea la direzione verso cui sta andando la Transizione 5.0, il piano che mette in campo 6,3 miliardi di euro per sostenere la transizione digitale ed ecologica delle imprese italiane. “Entro giugno sarà tutto pienamente definito”, promette il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso durante un incontro con il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini. Eppure la direzione del piano non sembra andare nella strada promessa.

Professore in che modo la Transizione 5.0 impatterà le aziende e cosa cambierà rispetto al piano Industria 4.0?

Fermo restando che ancora dobbiamo implementare la 4.0, per la quale siamo a qualche miglio di distanza dalla realizzazione completa, la 5.0 dovrebbe rappresentare il cambiamento epocale che tutti quanti attendiamo, in cui il mondo fisico, biologico e tecnologico convergeranno sullo stesso livello. Umani e macchine condivideranno gli stessi ambienti (si pensi ai cobot), le stesse strategie e parleranno lo stesso linguaggio, migliorando così l'efficacia e l'efficienza dei sistemi produttivi.

Quindi, pur essendo fondamentale avere una traiettoria su cui canalizzare gli investimenti, siamo ancora lontani dal raggiungere questo obiettivo e siamo obbligati a procedere passo dopo passo. Se non completiamo prima un percorso di digitalizzazione e implementazione delle Industrie 4.0, sarà difficile introdurre il livello successivo. In ogni caso, la 5.0 sarà la vera rivoluzione che cambierà molte prospettive di produzione e anche di vita quotidiana.

È quindi un controsenso avviare la transizione 5.0 senza aver completato il piano 4.0?

No, non lo è. La transizione 5.0 serve ad alzare l'asticella, perché è necessario avere un obiettivo ambizioso da raggiungere, altrimenti non arriveremo mai a nulla. Stiamo guardando avanti, ma bisogna lavorare per step, così che i processi siano sempre guidati nella stessa direzione, con progressi successivi. È evidente però che molte Pmi sono in ritardo su alcuni aspetti della 4.0 e hanno bisogno di accelerare. La 5.0 è proprio ciò che spinge ad accelerare. Il controsenso sarebbe tornare alla 3.0.

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Dato il ritardo nello sblocco degli incentivi, non c'è il rischio che le Pmi non riescano a beneficiarne?

Le Pmi devono accelerare in questo percorso, e certamente i finanziamenti sono un booster importante. Con la 4.0, le aziende hanno capito i vantaggi che possono ottenere. L'apertura di porte grazie agli investimenti precedenti, come durante il pacchetto Industry 4.0 di Carlo Calenda, consente ora di affrontare la sfida con maggiore fiducia e di evitare questo rischio.

L'IA è protagonista di questa transizione 5.0. In che modo può conciliarsi con la promessa di una riduzione dei consumi energetici e quindi di una transizione green delle aziende italiane?

È impensabile, ai nostri tempi, non considerare le grandi opportunità offerte dai sistemi di intelligenza artificiale, non solo quelli generativi come ChatGPT, ma quelli di spettro avanzato. Riguardo alla transizione green, non vedo alcuna altra possibilità di farlo se non attraverso questa via. Ritengo che il digitale possa svilupparsi solo in un contesto di sostenibilità, che a sua volta può essere implementata solo sfruttando il digitale in questa direzione. Stiamo parlando di un'economia che potremmo definire "digicircolare".

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