Inflazione e prezzi alle stelle, ma lo Stato vuole il pagamento digitale POS

Da oggi doppia multa per chi non accetta il pagamento con il POS obbligatorio. In Italia siamo già al record di utilizzo. Rischiano le microimprese

di Antonio Amorosi
Economia
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Obbligo dei pagamenti col POS. Doppia sanzione per chi rifiuta. E la crisi si mangia le imprese. Provvedimento iniquo per le imprese più piccole

Da oggi, giovedì 30 giugno, scattano le multe per i negozi che non accettano il POS, l’obbligo dei pagamenti tramite carte di credito e bancomat. Si parla di controlli a tappeto sul territorio e di multe doppie, da 30 euro ad operazione e una maggiorazione del 4% sul costo dell’operazione non accettata. A dover sottostare all’obbligo dell’utilizzo del POS sono commercianti, artigiani, attività di ristorazione e professionisti che esercitano in proprio e hanno un rapporto diretto con il cliente. L’obbligo vale infatti anche per avvocati, notai, commercialisti, medici, per gli agriturismi, i Bed and Breakfast e gli hotel.

Con i prezzi alle stelle a causa delle speculazioni e dell’inflazione sono altri soldi che chi produce in Italia dovrà versare alle banche, per di chi ha un’attività ed è in difficolta o che già versa perché in Italia il POS è molto diffuso. L’obbligo sull’utilizzo è in vigore dal 2014 anche se solo da oggi scattano le multe per chi non accetta i pagamenti elettronici. Molte microimprese sono a rischio e con la loro chiusura finirebbero sul lastrico altre migliaia di famiglie.

Enrico Postacchini, presidente di Confcommercio Ascom Bologna ad Affaritaliani.it: “Su 10 milioni di POS installati in tutta Europa, ne abbiamo istallati in Italia 3,5 milioni… quasi 4. Non mi sembra che il nostro sia un Paese ‘indietro’, in questo senso. Forse a qualcuno mancano dei dati. Non conosco esercenti che non lo abbiano. Ormai anche quelli di ambulantato li hanno. La vedo come un’operazione tra il demagogico e il superficiale. Non ha il POS chi è già fuori mercato di per sé”.

POS: Sono le piccolissime attività che non l’hanno e che si muovono sul filo del rasoio

Postacchini: “Se è la caccia al ‘nero’, vedo davvero delle ‘cosine’. Di principio poi c’è una contraddizione. Non dimentichiamo che l'istallazione del POS obbliga all'acquisto e al canone di un macchinario di un privato. Fa sì che tu ti debba rivolgere a una società che li produce o li noleggia. E vengo sanzionato perché non uso il loro prodotto? Sono obbligato a installare l’attrezzatura di qualcuno e se non la uso vengo sanzionato?”

I costi anche di questo servizio già ricadono sul consumatore con un aumento dei prezzi finali. Bisognerebbe abbassare le commissioni che si pagano alle banche ma non accade o addirittura azzerarle per le attività minime. “L'introduzione di sanzioni per chi non accetta pagamenti di qualsiasi importo con carta e bancomat”, spiega Confesercenti, “è un provvedimento inopportuno e iniquo per le imprese più piccole, per le quali il costo della moneta elettronica, soprattutto sulle transazioni di importo ridotto, è già molto elevato, circa 772 milioni di euro l'anno, fra commissioni e acquisto-comodato del dispositivo”. Secondo l’associazione di categoria in termini assoluti, il costo per l'esercente singolo arriva fino a 1081 euro, a seconda del tipo di dispositivo utilizzato e del relativo contratto, oltre che del volume delle transazioni.

Anche Confcommercio Nazionale rincara la dose: “Non si può pensare di incentivare i pagamenti elettronici attraverso il meccanismo delle sanzioni, quello che serve per raggiungere questo obiettivo è una riduzione delle commissioni e dei costi a carico di consumatori ed imprese, anche potenziando lo strumento del credito d’imposta sulle commissioni pagate dall’esercente, e introdurre la gratuità per i cosiddetti micropagamenti”.

Ma non finisce qui. Il primo di luglio arriva una seconda novità: l’obbligo di fatturazione elettronica per i contribuenti che rientrano nel regime di vantaggio, i contribuenti in regime forfettario e i soggetti passivi (associazioni sportive dilettantistiche ed enti del terzo settore) che hanno scelto il regime speciale ai fini Iva e che nel periodo d’imposta dell’anno hanno registrato proventi fino 65.000 euro.

Altra burocrazia, altre regole, altri balzelli per un Paese sempre più in difficoltà.