Inflazione, ecco come salvare i salari dei dipendenti con il credito d'imposta

Una soluzione anti inflazione, quella di portare in detrazione un credito d'imposta da 150 euro mensili, che non costerebbe quasi nulla alle finanze statali

di Ezio Pozzati
Il ministro dell'economia Giancarlo Giorgetti
Economia

Salari, ecco come battere l'inflazione

Anche il Governatore di Bankitalia Fabio Panetta nel convegno tenutosi all'Assiom Forex di Genova è intervenuto sul tema salari, un argomento quanto mai delicato. Sappiamo tutti che sindacati, partiti ecc. chiedono di poter avere una “parificazione” degli stipendi all'inflazione, questo tarlo che si mangia il potere d'acquisto di ciascuno di noi. Quando si chiede di adeguare un salario si conoscono veramente le conseguenze?

Mi spiego meglio. Se chiedo alle aziende di aumentare gli stipendi del 10% sistematicamente ho due problematiche: l'aumento dei costi, leggi anche oneri sociali (INPS, INAIL, TFR, ecc.), che naturalmente contribuiscono ad avere un accrescimento sui prezzi dei prodotti e se questi ultimi aumentano abbiamo una variazione di ampliamento dell'inflazione; in pratica il classico cane che si morde la coda.

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Allora, che fare? Ci sarebbe una soluzione possibile accontentando la capra dei lavoratori ed i cavoli delle imprese: come? Semplicemente con il credito d'imposta, quindi con l'intervento dello Stato. E tutto ciò alle finanze statali non costerebbe praticamente niente! Impossibile? Prendo il dato del 2020 che mi quantifica in 23 milioni 182 mila le persone che lavorano come dipendenti.

Ora supponiamo che un dipendente percepisca una retribuzione lorda di 2.000 al mese per 13 mensilità il totale lordo sarebbe di 26.000 annui, con una IRPEF al 23% (anno 2024) si pagano 5.980 euro, quindi al netto rimangono 20.020 euro che diviso 13 mensilità genera lo stipendio di € 1.540 al mese. Risparmiando i calcoli sul 2023 l'imposizione IRPE era di 6.200 meno l'IRPEF (2024) meno 5.980 uguale 220 euro annui diviso 13 mensilità 16,92 euro mensili. A dire la verità un po' distanti dall'inflazione. Ergo cosa fare? Per il lavoratori dipendenti portare, da subito, in detrazione un credito d'imposta da 150 euro mensili (13x150=1950 euro).

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Ora veniamo al dunque. Perché ho detto che allo Stato non costa nulla? I calcoli sono fatti sull'importo totale, solo per comodità, ed ecco il risultato: 23.182.000 dip. x €1950 = 45.204.900.000 euro spesa dello Stato. Messi in circolazione e utilizzando la formula della propensione al risparmio (100:7,6=13,1517) il risultato è 45.204.900.000 x 13.1517 = € 594.801.553.710, questo è il PIL generato e se si vuole essere un po' pignoli diciamo che basterebbe comprare prodotti con l'IVA al 22% per dare un'entrata alle casse dello Stato per un importo di 130.856.341.816 euro.

Non voglio dilungarmi su altre forme di acquisti dove oltre l'IVA sono interessate le accise, ma se il concetto è questo lo Stato, ripeto, non ci rimette nulla, anzi! Per concludere, ecco che con un semplicissimo credito d'imposta si può risolvere un problema di carattere economico finanziario accontentando tutti, lavoratori, sindacati, aziende e Stato. Vi pare poco?

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