Intel non ha voluto investire 7 anni fa in OpenAi e ora arranca dietro ai leader del settore dei chip Nvidia e Amd

Scelte errate nei confronti dell'IA e ora l'azienda si è trovata a dover ridurre la sua capitalizzazione a meno di 100 miliardi di dollari

di Maddalena Camera
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Investire nell'IA? Intel si tira indietro e ora prova a superare i big del settore

Il gigante dei chip Intel non ha creduto per tempo all'innovazione nel settore tech prodotto dall'Intelligenza artificiale e ora rischia di fare la fine di altri supergiganti dell'hardware e del tech che non hanno saputo, come invece ha fatto e sta facendo, ad esempio, Microsoft, rinnovarsi per tempo. I precedenti sono illustri.

Da SunMicrosystem e Nokia che non aveva capito, nel 2010 quando era il primo produttore mondiale di telefoni cellulari, la grande innovazione portata dagli schermi touch di Apple. Intel appare comunque sulla buona strada dato che, circa sette anni fa, l'azienda ha avuto la possibilità di acquistare una partecipazione in OpenAI, al tempo era un'organizzazione no-profit che lavorava in un campo poco conosciuto chiamato intelligenza artificiale generativa. Nel corso del 2017 e del 2018 Intel avrebbe potuto acquisire una quota del 15%  di Open Ai per 1 miliardo di dollari in contanti. Intel però decise decise di non concludere l'affare, perchè l'ad Bob Swan non credeva che i modelli di intelligenza artificiale generativa sarebbero arrivati rapidamente  sul mercato e avrebbero ripagato l'investimento del produttore di chip. OpenAI era interessata a un investimento da parte di Intel perché avrebbe ridotto la sua dipendenza dai chip di Nvidia

La decisione di Intel di non investire in OpenAI, che ha poi lanciato l'innovativo ChatGPT nel 2022 e che oggi è valutata circa 80 miliardi di dollari fa parte di una serie di sfortunate strategie che hanno visto l'azienda, che è sempre stata all'avanguardia nel campo dei chip per computer,  fare scelte errate nei confronti della tecnologia emergente ossia l'Ai. Errori che sono emersi dai conti che dopo la presentazione di quelli del secondo trimestre ha provocato un calo del prezzo delle azioni di oltre un quarto del loro valore, la peggior performance borsistica dal 1974. E così per la prima volta in 30 anni, l'azienda  ha ridotto la sua capitalizzazione a meno di 100 miliardi di dollari. L'ex leader del mercato, il cui slogan di marketing "Intel Inside" era sinonimo  di qualità, sta ancora lottando per immettere sul mercato un chip AI di successo.

Intel è ora superata dalla rivale, da 2.600 miliardi di dollari, Nvidia , che ha saputo cogliere l'attimo nel settore dei chip spostandosi da quelli per la grafica dei videogiochi ai chip necessari per costruire, addestrare e far funzionare grandi sistemi di Ai generativa come il GPT4 di OpenAI e i modelli Llama di Meta Platforms . Intel è rimasta indietro in questo campo anche rispetto ad altri rivali storici come AMd. La società non si arrende, tanto che l'ad Pat Gelsinger, ha recentemente detto che i chip Gaudi Ai di terza generazione, il cui lancio è previsto per il terzo trimestre di quest'anno, avrebbe superato i concorrenti. Gelsinger ha specificato che Intel ha "più di 20" clienti per la seconda e la terza generazione di Gaudi e che il suo chip Falcon Shores AI di prossima generazione sarà lanciato alla fine del 2025. "Intel ha fallito nell'Ai perché non ha presentato ai clienti una strategia di prodotto coesa", ha detto Dylan Patel, fondatore del gruppo di ricerca sui semiconduttori SemiAnalysis.

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Per oltre due decenni, Intel ha creduto che la CPU, o unità di elaborazione centrale, come quelle che alimentano i computer desktop e portatili, potesse gestire in modo più efficace i compiti di elaborazione richiesti per costruire ed eseguire modelli di Ai considerando l'architettura dei chip per videogiochi dell'unità di elaborazione grafica (GPU), utilizzata dai rivali Nvidia e Amd, come relativamente "brutta". Peccato che già metà degli anni 2000, i ricercatori avevano scoperto che i chip per videogiochi erano molto più efficienti delle CPU nel gestire l'elaborazione intensiva dei dati necessaria per costruire e addestrare modelli di intelligenza artificiale di grandi dimensioni. Il motivo è che le GPU sono progettate per la grafica dei giochi, possono eseguire un numero enorme di calcoli in parallelo. Da allora, gli ingegneri di Nvidia hanno trascorso anni a modificare l'architettura delle GPU per adattarle agli usi dell'IA e hanno creato il software necessario per sfruttarne le capacità. Intel comunque ci ha provato a produrre un chip Ai valido, tra cui l'acquisizione di due startup e ricerca interna. Al momento comunque nessuno è riuscito a contrastare i produttori di chip per Ai Nvidia o AMD in questo mercato in rapida espansione.