Intesa Sanpaolo saluta Mosca: chiude i battenti la sede della banca

L’ordine di servizio firmato dal consigliere delegato Carlo Messina è efficace dall'1 agosto: lo stop dopo 49 anni

di Redazione Economia
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Intesa Sanpaolo esce dalla Russia: chiude l'ufficio di rappresentanza di Mosca

Una decisione storica, quella presa da Carlo Messina, consigliere delegato e ceo di Intesa Sanpaolo: con l’ordine di servizio 40/2023 del 31 luglio, decorrenza 1 agosto, secondo quanto risulta al Messaggero, si dispone “la chiusura dell’ufficio di rappresentanza di Mosca” facente capo a Imi Cib international network.

Ca’ de sass conferma la decisione di rinunciare alla sede di rappresentanza che è stata negli anni un avamposto che ha permesso la penetrazione di Intesa Sanpaolo nell’est Europa. Nell’ordine di servizio si legge: “La piena attuazione delle disposizioni organizzative sopra riportate avverrà attraverso la graduale realizzazione dei necessari interventi operativi e procedurali”. Significa che l’uscita effettiva potrà avvenire nel giro di alcuni mesi. Una decisione, questa, che differisce da quella di altri istituti di credito, come Unicredit.

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Il numero uno della sede di rappresentanza e plenipotenziario di Ca’ de sass nella federazione russa, nonché presidente di Banca Intesa Russia è Antonio Fallico: il manager, 78 anni, nato a Bronte (Catania) è anche console onorario della federazione russa a Verona (città di adozione) ed è stato insignito del distintivo del Ministero degli Esteri russo. Fallico è il banchiere italiano più accreditato a Mosca: arrivato negli anni ’70 ai tempi di Leonid Breznev, ha attraversato tutti i regimi sino all’attuale di Vladimir Putin. Nel 2004 fu Fallico a far avere da Putin a Giovanni Bazoli, l’ “Amicizia dei Popoli”, che è l’onoreficienza più importante del Paese.

Il valore storico della chiusura della rappresentanza, dove lavorano pochi dipendenti, nasce perché da 49 anni c’era una presenza a Mosca riconducibile agli antenati di Intesa Sanpaolo: all’epoca la sede aveva il logo Banca Cattolica del Veneto, che il 1° gennaio 1989 confluì nel nuovo Banco Ambrosiano rivitalizzato da Bazoli dopo il crac di Roberto Calvi. Fallico era un dirigente della Cattolica, di cui il sodalizio con il professore bresciano.

Adesso, chiusa la rappresentanza, in piedi resta Banca Intesa Russia che dall’inizio della guerra ha bloccato l’attività. Dall’inizio del conflitto, l’esposizione totale verso la Russia è scesa allo 0,2% degli impieghi totali del gruppo. In particolare l’esposizione cross-border verso Mosca è passata dai 3,3 miliardi al 30 giugno 2022 a 700 milioni al 30 giugno 2023. In un anno rischi tagliati del 77% e nessun nuovo finanziamento erogato. A livello locale gli impieghi di Banca Intesa Russia alla clientela (al netto degli accantonamenti) sono passati da 400 milioni a 100 milioni di giugno 2023 (-66%). La discesa dei volumi potrebbe portare alla chiusura della banca.

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